14/11/2019, 11.39
LIBANO
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Manifestanti onorano il ‘Martire della Rivoluzione’ e la piazza si divide

di Pierre Balanian

Condanna per l’assassinio di Alaa Abu Fakhr, avvenuto martedì è stata espressa dal patriarca maronita, il cardinale Beshara Al Rai. I cittadini libanesi inizialmente uniti cominciano a dividersi e questa divisione si sente maggiormente fra i cristiani, favorevoli o contrari ad Aoun.

Shuweifat (AsiaNews) –  Condanna per l’assassinio di Alaa Abu Fakhr, avvenuto martedì è stata espressa dal patriarca maronita, il cardinale Beshara Al Rai che nella preghiera del Rosario ha anche espresso “le più grandi condoglianze ai familiari del martire Alaa Abu Fakhr. Sono – ha detto - con loro con i suoi cari e con tutti i libanesi. Lo consideriamo martire del movimento popolare e giovanile e preghiamo affinché il suo sangue sia un’offerta per la vita del Libano”. “ Ci dispiace assistere ad aggressioni contro i manifestanti, rifiutiamo ogni tipo di violenza da qualsiasi parte provenga e ricordiamo nelle nostre preghiere tutti i feriti auspicando la loro rapida guarigione”.

Il paese è in lutto non dichiarato. Grandi poster sui muri di Shweifat, paese natale  di Alaa Abu Fakhr il 38 enne manifestante druso ucciso martedì sera a Khalde da un membro dell’intelligence militare, mentre le donne si recano a piedi e con la testa coperta dal velo bianco, secondo le usanze druse, a casa del defunto. E’ un via vai di gente venuta per esprimere condoglianze al clan Abu Fakhr, affiliato da sempre al Partito socialista di Jumblat. Alaa, divenuto per i manifestanti “Martire della Rivoluzione” era membro del consiglio comunale di Shuweifat ed era sceso insieme alla moglie, al figlio e al cognato  Bassam Alameddine per bloccare insieme ad altri le strade a Khalde. L’uccisione davanti agli occhi del figlio e della moglie disperata che gridava cercando nello stesso tempo di nascondere l’orrore alla vista del figlio hanno scosso l’opinione pubblica. E sono tanti a Shuweifat a dubitare che  sarà fatta giustizia dopo l’arresto del responsabile della sparatoria. I giovani drusi vogliono rispettare l’invito alla calma lanciato dal leader druso, ma sotto voce promettono vendetta. Il funerale è previsto per oggi alle 13.00.

In Piazza dei Martiri e anche in altre piazze, la gente ha acceso ceri e si è raccolta in preghiera. A Tripoli un artista, Ghayas Al Rawi, ha dipinto un enorme murale che rappresenta il “Martire” e ha annunciato di voler rappresentargli accanto la moglie e il figlio.

Tra le persone, intanto, aumenta la diffidenza sulla sincerità di alcuni manifestanti nel volere l’allontanamento di tutti i politici usando lo  slogan divenuto ormai motto della Rivolta: “Tutti cioè tutti”.

Subito dopo la morte drammatica di Alaa, il leader del partito socialista Walid Jumblat è potuto andare all’ospedale dove l’uomo era stato trasportato, superando i blocchi fatti dai manifestanti. Dopo la visita, Jumblat ha fatto un discorso ai manifestanti chiedendo loro di mantenere la calma. Un episodio simile era accaduto quando il leader del partito della Falange cristiana Sami Gemayel era sceso in mezzo ai manifestanti accolto favorevolmente, mentre poco prima stavano gridando “tutti cioè tutti”. Questo mentre sin dall’inizio le critiche dei manifestanti erano diretti soprattutto contro il genero del presidente della Repubblica Gibran Basil, il cui partito rappresenta 70 per cento dei cristiani.

Sempre più spesso i partiti politici si sentono nell’obbligo di esprimere smentite. I cittadini libanesi inizialmente uniti cominciano a dividersi e questa divisione si sente maggiormente fra i cristiani, favorevoli o contrari ad Aoun. Ieri a Jal El Dib, (zona cristiana a nord di Beirut)  Edouard El Dik un cristiano, ex militare, affiliato del Movimento di Gibran Bassil ha sparato con un Kalashnikof. Subito fermato dai manifestanti, è stato arrestato dalle Forze di sicurezza. Il Movimento patriottico libero ha negato qualsiasi legame con questa azione.

Un altro diniego è arrivato dalle Forze Libanesi, accusate di essere dietro al blocco del tunnel di Nahr el Kalb nel quale alcuni manifestanti avevano iniziato ad erigere un muro di cemento, poi eliminato.

Intanto i servizi segreti libanesi hanno arrestato ieri un noto attivista della Rivolta, che manifestava davanti al palazzo presidenziale di Baabda, accusato di aver insultato il Presidente della Repubblica, reato punibile con una pena che si aggira su sei mesi di carcere.

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