26/01/2019, 08.00
INDIA
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Madhya Pradesh, sacerdote arrestato ‘non c’entra nulla’ con il suicidio di una 17enne

di Nirmala Carvalho

Il nome di p. Prakash Damor non compare nel biglietto che la vittima ha scritto prima di impiccarsi. La polizia però lo ha arrestato proprio per quel messaggio. La studentessa era molestata da tre giovani, che avevano anche minacciato di rapirla.

Mumbai (AsiaNews) – Il nome di p. Prakash Damor, arrestato dalla polizia del Madhya Pradesh per presunta istigazione al suicidio di una 17enne, non è mai stato citato nel biglietto lasciato dalla ragazza prima di togliersi la vita. È quanto sostiene p. Rockey Shah, portavoce della diocesi di Jhabua, dove è avvenuto l’arresto. Il prete si trova tuttora in custodia della polizia di Ranapur. “Stiamo facendo del nostro meglio – aggiunge il portavoce – per ottenere il rilascio su cauzione. Speriamo e preghiamo che la giustizia prevalga”.

In una nota ufficiale diffusa ieri, p. Shah ricostruisce i fatti: p. Prakash, assistente parroco della chiesa cattolica di St. Michael di Ranapur, è stato arrestato dalla polizia locale il 15 gennaio, in seguito al suicidio della ragazza trovata impiccata il 4 gennaio. La giovane studiava nella scuola cattolica missionaria di Jhabua, dove frequentava l’11ma classe, e risiedeva nell’ostello femminile Sneh Sadan.

Dopo il suicidio, la polizia ha sequestrato dal luogo dell’incidente una nota. In questo biglietto, sottolinea il portavoce, “il nome di p. Prakash Damor non è menzionato”. Pochi giorni dopo, continua, “la famiglia della deceduta ha portato alla polizia una lettera dicendo che era stata scritta dalla deceduta ad una sua amica. In questa lettera era citato il nome di p. Prakash”. È sulla base di questa lettera, “che però non contiene né data né firma, che la polizia lo ha arrestato”.

A complicare la vicenda già di per sé intricata, anche quanto riferisce ad AsiaNews Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic). Il leader cristiano racconta che prima di impiccarsi “la vittima aveva rivelato alla sorella maggiore di essere molestata da tre ragazzi, che avevano minacciato di rapirla. I nomi di questi tre ragazzi erano citati nel biglietto, ma la polizia non lo ha mai mostrato. Ha solo detto di aver recuperato il biglietto dal luogo del suicidio”. Il Gcic, conclude il presidente, “porge le proprie condoglianze per la tragica morte della giovane ragazza. Alla vittima deve essere assicurata giustizia, ma deve essere fermato il vero colpevole”.

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