22/02/2019, 10.37
INDIA
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L’arcidiocesi di Mumbai risponde alle accuse della Bbc sul card. Gracias

L’articolo è stato pubblicato ieri sull’agenzia inglese. L’arcivescovo di Mumbai emerge come negligente di fronte alla denuncia di abusi nei confronti di un bambino da parte di un prete. La nota ufficiale pubblica invece i nomi di tutti i protagonisti della vicenda. La Chiesa locale ha offerto aiuto più volte alla famiglia della vittima, ma le è stato sempre risposto che non ne aveva bisogno.

Mumbai (AsiaNews) – L’arcidiocesi di Mumbai diffonde una dichiarazione ufficiale dopo un articolo apparso ieri sulla Bbc. In quell’articolo il card. Oswald Gracias ammetterebbe di non aver saputo gestire con efficacia e solerzia un caso di abuso sessuale su un bambino da parte di un sacerdote dell’arcidiocesi. Sempre nell’articolo, il porporato emergerebbe come più interessato a partire per Roma, piuttosto che offrire aiuto e sostegno alla vittima e avvisare le autorità. La nota dell’arcidiocesi ricostruisce passo dopo passo gli eventi risalenti al 2015. Tra l’altro rende pubblici i nomi dei vari protagonisti, compreso quello del sacerdote accusato, mentre l’articolo della Bbc non menzionava nessuno di essi. Da qui si comprende come l’arcidiocesi non abbia alcun interesse a insabbiare la vicenda. Nel ripercorrere i fatti, evidenzia che “sono stati compiuti molti tentativi di raggiungere la famiglia della vittima, ma questa ha rifiutato ogni aiuto”. Di seguito il testo integrale (traduzione a cura di AsiaNews).

Questa è la risposta ufficiale dell’arcidiocesi di Mumbai al report della Bbc sul caso di p. Johnson

Nel caso di p. Johnson, quando nel pomeriggio del 30 novembre 2015 un amico della famiglia della vittima ha telefonato al segretario del cardinale chiedendo un appuntamento con quest’ultimo, l’incontro è stato immediatamente fissato. Il cardinale ha incontrato la vittima, i suoi genitori e l’amico di famiglia che accusavano p. Johnson di aver abusato sessualmente il bambino. Il cardinale ha provato a consolare i genitori. Egli era in procinto di partire per Roma la notte stessa.

Quando i querelanti hanno lasciato [l’episcopio], subito il cardinale ha telefonato a p. Johnson e lo ha informato delle accuse rivolte contro di lui. Sebbene il sacerdote negasse ogni addebito, il cardinale ha deciso subito di rimuoverlo dall’incarico e gli ha riferito che la mattina successiva non gli era consentito celebrare la messa. P. Johnson voleva incontrare di persona il cardinale, ma quest’ultimo gli ha risposto che entro due ore sarebbe partito per Roma e al suo posto avrebbe incontrato mons. John Rodrigues.

Subito dopo aver parlato con p. Johnson, il cardinale ha telefonato a mons. Rodrigues chiedendogli di mettersi in contatto con la famiglia e iniziare un’indagine. Poi è partito per Roma. Il mattino successivo, appena giunto a Roma alle prime ore del giorno, il cardinale ha telefonato a mons. John per chiedergli notizie sul caso e se avesse informato la polizia. In quel momento mons. John ha riferito al cardinale che la notte precedente aveva già preso informazioni direttamente dalla famiglia. Nel suo ritorno da Roma, il cardinale aveva fissato un appuntamento con un consulente per sostenere la vittima, ma mons. John gli ha riferito che la famiglia gli aveva detto che le autorità governative stavano già contattando un terapeuta.

L’arcidiocesi ha sempre offerto assistenza medica ai parrocchiani bisognosi – infatti proprio a questo scopo è stato creato un Fondo (Corpus Fund). Per quanto riguarda la vittima, p. Lancy Pinto, l’allora decano del decanato di Kurla, ha parlato al telefono con il padre della vittima e gli ha detto in modo chiaro che se la famiglia avesse avuto bisogno di aiuto, poteva rivolgersi subito all’arcivescovado. Egli ha anche fatto visita nella casa della vittima insieme ad un animatore della parrocchia e ha incontrato il padre della vittima (la madre e il figlio erano in visita da alcuni parenti). Anche in quell’occasione p. Lancy ha chiesto al padre della vittima in che modo avrebbero potuto aiutare lui o il bambino, ma gli è stato detto che non ce n’era bisogno. A quel tempo p. Lancy ha anche detto al padre che se il ragazzo avesse avuto bisogno di aiuto medico o psicologico, avrebbe potuto contattarlo (p. Lancy) in qualsiasi momento. Il padre della vittima ha ringraziato p. Lancy e gli ha risposto che al momento non avevano bisogno di nessun aiuto.

Sono stati fatti molti altri tentativi per raggiungere la vittima, ma la famiglia ha rifiutato ogni sostegno. In seguito in diverse occasioni il cardinale ha tentato di entrare in contatto con la famiglia e la vittima, ma essi hanno rifiutato d’incontrare il cardinale. Il cardinale comprende la loro pena ed è disponibile a dare piena assistenza.

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