14/08/2019, 09.05
HONG KONG - CINA
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L’aeroporto di Hong Kong torna alla calma. Pechino grida al ‘terrorismo’

di Paul Wang

Un’ingiunzione dell’Alta Corte permette ai dimostranti di stare solo in due piccole aree nella zona degli arrivi. Ieri negli scontri e nella mischia con la polizia si è rischiato sangue e violenza, quando un poliziotto ha estratto perfino una rivoltella. L’Ufficio di collegamento con Hong Kong e Macao ha definito “terroristi” i dimostranti che ieri hanno bloccato le partenze. Chi distrugge il principio “Un Paese, due sistemi” è Carrie Lam.

Hong Kong (AsiaNews) – L’aeroporto di Hong Kong sta tornando alla calma dopo una notta in cui dimostranti anti-estradizione e polizia si sono scontrati nell’area delle partenze e in altri punti. Le autorità dell’aeroporto sono riuscite a ottenere un’ingiunzione dall’Alta Corte che permette ai dimostranti di stare soltanto in due zone delimitate degli arrivi. Gli scontri di ieri sono iniziati quando alcuni giovani hanno cercato di bloccare i check-in di alcuni passeggeri e hanno argomentato con alcuni di loro, ritenendoli delle “spie” o dei poliziotti travestiti da manifestanti (come è avvenuto in passato). Uno dei passeggeri era un giornalista del Global Times, un giornale semiufficiale di Pechino, che in questi giorni continua una campagna denigratoria e offensiva verso le manifestazioni di Hong Kong.

La polizia è intervenuta e negli scontri e nella mischia si è rischiato sangue e violenza, quando un poliziotto ha estratto perfino una rivoltella.

L’occupazione dell’area degli arrivi all’aeroporto di Hong Kong è cominciata cinque giorni fa in modo tranquillo. Le notizie delle violenze della polizia e la chiusura al dialogo del capo dell’esecutivo hanno accresciuto la frustrazione fra i manifestanti che in massa hanno cercato di occupare anche la zona delle partenze, portando alla chiusura dell’aeroporto per gli ultimi due giorni.

Il tentativo dei manifestanti è di far sentire nel mondo la loro lotta “per la democrazia”, come essi spiegano sui social. Al contrario, per Pechino, esso è un segno evidente che i giovani di Hong Kong sono manipolati da “forze esterne”.

Gli incidenti di ieri sera hanno portato ad un innalzamento delle accuse della Cina verso i manifestanti. L’Ufficio di collegamento con Hong Kong e Macao ha definito “terroristi” i dimostranti che ieri hanno bloccato le partenze.

Vi è chi teme che l’innalzamento delle accuse porterà a un intervento armato cinese nel territorio. Anche la conferenza stampa tenuta ieri da Carrie Lam, il capo dell’esecutivo ha sottolineato che le manifestazioni mettono in crisi il principio “un Paese, due sistemi”, su cui si fonda lo stile liberale – diverso dalla Cina continentale – di Hong Kong. Questa sottolineatura potrebbe essere una preparazione alla richiesta di intervento dell’esercito. Diversi commenti sui social accusano invece proprio Carrie Lam di aver “distrutto il principio ‘Un Paese, due sistemi” per essere in modo assoluto al servizio della Cina e non della popolazione di Hong Kong. “Il fatto che non cerchi alcuna riconciliazione – ha detto un giovane ad AsiaNews – mostra che è solo un burattino nelle mani di Pechino e che fa solo quello che le ordinano”.

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