27/11/2009, 00.00
SRI LANKA
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Libertà di movimento per i profughi tamil: verità o promessa elettorale?

di Melani Manel Perera
Le organizzazioni umanitarie sollevano dubbi sulla concessione fatta dal governo ai 130mila rifugiati ancora nei campi profughi. Secondo Oxfam sarà una libertà condizionata e a tempo. Per il rev. anglicano M. Sathivel è frutto di un gioco politico. Intanto si infiamma la campagna per le presidenziali di gennaio e l’opposizione candida l’ex generale Fonseka contro Rajapaksa.
Colombo (AsiaNews) - “C’è un grande punto interrogativo su cosa intenda il governo per ‘libertà di movimento per i profughi’. Il timore è che si tratti di una gioco politico in vista delle prossime elezioni presidenziali”. Il rev. M. Sathivel, sacerdote anglicano di origine tamil, esprime così ad AsiaNews il timore che in questi giorni anima organizzazioni umanitarie e associazioni della società civile dello Sri Lanka.
 
Il governo di Mahinda Rajapaksa ha promesso che, con il 1° dicembre, i cosiddetti Internally displaced Pepople (Idp) che ancora vivono nei campi profughi potranno entrare ed uscire dai centri senza impedimenti. A tutt'oggi 160mila persone vivono rinchiuse in prigioni a cielo aperto, circondate da filo spinato e controllate a vista dall’esercito.
 
Rene De Vries, direttore di Oxfam in Sri Lanka, considera l’annuncio del governo “un buon passo in avanti”, ma aggiunge: “Per quanto sappiamo non si tratterà di una libertà totale di movimento, ma di un sistema di autorizzazioni che permetteranno alla persone di allontanarsi solo per periodi limitati di tempo”.
 
P. Sarath Iddamalgoda, sacerdote cattolico e attivista per i diritti umani, interpreta la concessione agli Idp come il frutto della pressione internazionale sul governo e di un puro calcolo politico. “Abbiamo già avuto una brutta esperienza sulla ‘libertà ed il reinsediamento dei profughi’ – dice il sacerdote -  per cui abbiamo ben poca fiducia in questo annuncio”.
 
Il timore che dietro la promessa di libertà per gli Idp ci siano motivi di agenda politica è rinforzato dalla candidatura per le prossime presidenziali del ex generale Sarath Fonseka. Il capo dell’esercito vittorioso sulle Tigri tamil si è dimesso dal suo incarico il 13 novembre ed i partiti Janatha Vimukthi Peramunae United National Party lo hanno indicato questa settimana come il loro candidato contro Rajapaksa.
 
Il presidente in carica terminerebbe il suo mandato nel 2011, ma ha anticipato al gennaio prossimo la tornata elettorale affermando di voler dare a tutti i cittadini dello Sri Lanka riunificato la possibilità di scegliere il loro presidente. Per la maggior parte dei commentatori la scelta di Rajapaksa è in realtà un tentativo di capitalizzare al meglio la storica vittoria sulle Tigri tamil che ha entusiasmato la maggioranza singalese. L’opposizione ha risposto a tono candidando l’eroe di guerra Fonseka.
 
Questo scenario non lascia tranquilli gli operatori umanitari e la società civile dell’isola che temono di veder ridotta la vicenda delle migliaia di profughi della guerra in una merce di scambio e in un tema da strumentalizzare durante la campagna elettorale.
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