05/12/2014, 00.00
VIETNAM - CINA
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Leggi bavaglio e arresti: Vietnam e Cina fra i “peggiori” nemici di internet

Secondo il rapporto 2014 di Freedom House i due governi comunisti hanno approvato norme e politiche volte a limitare il diritto di espressione e pensiero. La Cina resta un Paese “non libero” e peggiora di un punto. Situazione analoga in Vietnam, che registra un inasprimento della censura. Cambogia e Myanmar definite “parzialmente libere”.

Ho Chi Minh City (AsiaNews/Rfa) - Vietnam e Cina sono tra i Paesi al mondo che reprimo in modo più violento la libertà su internet, con i due governi comunisti che, negli ultimi tempi, hanno approvato nuove norme e politiche volte a limitare il diritto di espressione e di pensiero. È quanto emerge dal rapporto 2014 sulla Libertà della Rete, pubblicato ieri dall'Ong statuntense Freedom House, che prende in esame 65 nazioni con un punteggio da 0 (il meglio) a 100 (massime limitazioni). Hanoi e Pechino sono i due posti in cui si registrano il maggior numero di arresti fra gli internauti e in cui i social media sono oggetto di maggiore attenzione (e repressione), con l'obiettivo di annichilire il dissenso in rete.  

La Cina, che ha lo status di Paese "non libero", scende di un punto e passa dagli 86 del 2013 all'87 del 2014, classificandosi al terzo posto fra i Paesi in cui avvengono le maggiori limitazioni di internet dopo Iran e Siria. Nel rapporto emergono centinaia di casi in cui la polizia cinese ha arrestato cittadini che frequentano il sito di microblogging Weibo; e ancora, la denuncia di Reporter senza frontiere che parla di 74 internauti rinchiusi in cella dall'agosto 2014, il numero più elevato al mondo. 

Fra questi vi è anche il Nobel per la pace Liu Xiaobo, condannato a 11 anni di galera per "incitamento alla sovversione nei confronti dei poteri dello Stato", per aver pubblicato articoli online critici del partito e aver promosso il manifesto Carta 08. 

Il Vietnam, anch'esso definito "non libero", scende a 76 rispetto al punteggio di 75 dell'anno precedente, classificandosi al settimo posto fra i Paesi in cui avvengono le maggiori violazioni di internet, dopo l'Uzbekistan. L'adesione di Hanoi nel dicembre 2013 al Consiglio Onu per i diritti umani, per Freedom House, non ha portato "alcun giovamento" in materia di libertà in rete.

Negli ultimi tre anni le autorità avrebbero invece raddoppiato il numero delle persone arrestate e ha un numero di blogger dietro le sbarre inferiore solo alla Cina. Tra questi l'avvocato cattolico Le Quoc Quan (nella foto) condannato a 30 mesi di prigione con false accuse di evasione fiscale, tattica usata dalle autorità per reprimere il dissenso.  

Freedom House ha infine analizzato la libertà della rete in Myanmar e Cambogia, due nazioni del Sud-est asiatico definite "parzialmente libere" nel rapporto di quest'anno. Per il Myanmar, che nel 2011 ha lanciato un programma di riforme dopo decenni di dittatura militare, vi sono segni "moderati" di miglioramento nel 2014, con un punteggio che passa da 62 a 60. Tuttavia, persistono "pratiche del vecchio regime", fra cui sanzioni economiche, amministrative e penali per influenzare il contenuto della rete. La Cambogia mantiene il punteggio di 47 registrato nel 2013, con una crescita nell'uso della rete, anche se vi è stato un inasprimento delle norme che regolano l'uso di internet. 

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