07/10/2005, 00.00
Hong Kong - Cina
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Lee Cheuk-yan, democratico di Hong Kong: "Il partito ha tradito gli operai"

Hong Kong (AsiaNews) – Il Partito Comunista cinese ha tradito la classe operaia e ne ha sacrificato i diritti e la libertà per lo sviluppo economico. Lee Cheuk-yan, sindacalista e deputato di Hong Kong, analizza così per AsiaNews la situazione attuale della Cina, le sempre più frequenti manifestazioni e rivolte sociali, la situazione di operai e contadini e l'imminente Plenum del Partito. Lee ha fatto parte del movimento pro-democratico, distrutto con il massacro di piazza Tiananmen il 4 giugno 1989. Per il suo coinvolgimento, Lee era stato arrestato e successivamente deportato ad Hong Kong. Per questo, pur essendo un parlamentare del territorio, per 16 anni gli è stata proibita ogni visita in Cina. Il 25 settembre scorso, grazie a un accordo del governo di Hong Kong con Pechino, ha potuto visitare il Guangdong assieme ad altri leader democratici.

Riportiamo di seguito l'intervista.

Quale è stata la sua prima impressione, tornando in Cina?

Il viaggio dei deputati democratici di Hong Kong in Cina ha prodotto in me, come prima cosa, un senso di tristezza: ho visto un Paese che non è libero, né democratico. E questo è triste se penso che i miei 16 anni di esilio dal Paese mi sono stati imposti a causa dell'aiuto che abbiamo dato, nell'89, al movimento pro-democrazia ed anti-corruzione di piazza Tiananmen. Gli obiettivi che cercavamo, per i quali sono morte molte persone, non sono stati raggiunti. E' un vero dispiacere.

Cosa pensa del colloquio con i leader comunisti?

A Hong Kong vi sono diverse opinioni su questo viaggio e sul valore di un dialogo diretto con i leader comunisti cinesi. Alla fine abbiamo pensato che era una opportunità da sfruttare, per parlare in maniera diretta di argomenti come democrazia, libertà e diritti. La delusione è che abbiamo ricevuto come unica risposta la linea ufficiale del Partito, che condanna il movimento del 1989 e i suoi obiettivi, e ritiene tuttora "più che corretta" la sua repressione nel sangue.

Avete parlato di sindacati liberi e diritti dei lavoratori?

Abbiamo parlato di sindacati liberi, ma i rappresentanti del Partito hanno detto di "voler blocccare una Solidarnosc in Cina". La loro vera paura è che, con i sindacati liberi, la gente possa chiedere vere riforme politiche. Credo che le proteste legate al lavoro che stanno avvenendo in Cina in questi giorni - a cui il governo risponde con violenze ed arresti – possono essere fermate solo con la libertà reale dei lavoratori.

Qual'è la causa di questo malcontento?

Il Partito ha tradito la classe operaia ed ha sacrificato i diritti e gli interessi dei lavoratori per la creazione di un'elite capitalista. Al momento il Partito è interessato soltanto ai grandi affari col mondo capitalista. Per tenere in vita la crescita e lo sviluppo economico del paese, sfruttano la classe operaia. Molti cittadini sono costretti ad abbandonare le campagne per lavorare nelle grandi fabbriche delle città, ma questo stato di cose crea solo ira che si sfoga con le proteste sociali.

Cosa si aspetta dal prossimo Plenum del Partito?

Il Plenum, previsto per l'8 ottobre, non porterà grandi novità. Al momento il Politburo è interessato solo alle riforme economiche ed alla continua crescita interna. Non si bada alle riforme politiche necessarie per accompagnare questo sviluppo o alla disuguaglianza sociale che sta dividendo il Paese. Non tengono conto neanche della libertà di parola della gente, schiacciata da violenze ed arresti. E' probabile che parleranno delle manifestazioni e dello "sviluppo armonico"-  lo slogan del governo - ma saranno discorsi vuoti e di facciata. Io credo che se si vuole uno sviluppo armonico si deve dare più libertà e più diritti ai cittadini.

Vi è la possibilità di un confronto con il governo centrale?

La possibilità di un viaggio dei democratici a Pechino, per un confronto diretto con la leadership comunista, è reale anche se nessuno ha idea del quando. Vi sono delle questioni urgenti che Hong Kong deve trattare con Pechino: le riforme democratiche, il suffragio universale. Sfortunatamente il governo di Hong Kong ha intenzione di cambiare la Basic Law [piccola Costituzione del Territorio ndr] ma non vuole rispondere su quando o come avverranno questi cambiamenti, che devono essere approvati da Pechino. La società di Hong Kong vuole riforme democratiche ora, ma nessuno vuole stabilire un preciso piano temporale di incontri.

Qual'è il suo ricordo di piazza Tiananmen?

Il mio ricordo personale della lotta pro-democrazia in Cina è la notte in cui le luci si sono spente in piazza Tiananmen e gli studenti sono stati chiusi in un angolo. Spero un giorno di essere testimone quando in Cina si accenderanno di nuovo le luci della democrazia e della libertà.

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