19/04/2024, 13.55
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Le uccisioni mirate in Pakistan dell'agenzia di spionaggio indiana

Secondo un'inchiesta, dal 2020 è aumentato il numero di operazioni compiute all'estero da parte della Research & Analysis Wing, che fa capo direttamente all'ufficio del premier Narendra Modi. Islamabad è riluttante a parlare della questione perché le persone prese di mira sono terroristi o militanti membri di organizzazioni che il Pakistan da sempre nega di ospitare.

Delhi (AsiaNews) - A inizio mese l’India è stata accusata di aver compiuto decine di uccisioni mirate in Pakistan come parte di una strategia per eliminare le minacce terroristiche anche in suolo straniero. La notizia è passata relativamente in sordina, se paragonata alle accuse lanciate dal Canada ai servizi segreti indiani di aver eliminato un attivista sikh a favore dell’indipendenza del Khalistan, Hardeep Singh Nijjar, con cittadinanza canadese. In quell’occasione Delhi aveva negato qualunque coinvolgimento, ma non ha fatto segreto, invece, di prendere di mira coloro che tentano di svolgere attività terroristiche in India e poi si rifugiano all’estero, in particolare in Pakistan.

In realtà, Islamabad, già a inizio anno aveva dichiarato di avere prove credibili che collegavano spie indiane all’uccisione di due cittadini in Pakistan. “Abbiamo prove documentali, finanziarie e forensi del coinvolgimento dei due agenti indiani che hanno ideato questi omicidi”, aveva detto il segretario degli Esteri Muhammad Syrus Qazi. Lo scambio di reciproche accuse non è nuovo tra i due rivali, che si contendono la regione del Kashmir: Delhi ha più volte affermato che Islamabad addestra e ospita militanti islamici che compiono attacchi nella sezione della regione himalayana amministrata dall’India.

Ma a inizio aprile il Guardian ha pubblicato un’inchiesta che getta nuova luce sulla strategia perseguita dall’India. In base a una serie di interviste con funzionari dell'intelligence di entrambi i Paesi, l’India ha iniziato a compiere omicidi all'estero come parte di un nuovo approccio alla sicurezza nazionale a partire dal 2019. Dal 2020, però, la frequenza delle uccisioni è aumentata e almeno 20 omicidi sono stati compiuti in Pakistan dalla Research & Analysis Wing (Raw), direttamente controllata dall'ufficio del primo ministro indiano, Narendra Modi, che, con l’inizio di oggi delle elezioni, probabilmente verrà eletto per un terzo mandato. 

Secondo le indagini condotte dagli investigatori pakistani, le uccisioni sono state orchestrate da cellule dell'intelligence indiana di base negli Emirati Arabi Uniti. L’aumento degli omicidi nel 2023 è stato attribuito alla maggiore attività di queste cellule, accusate di aver pagato milioni di rupie a piccoli criminali locali o poveri pakistani per avere informazioni sui presunti terroristi o costringerli a compiere gli omicidi. Gli agenti indiani avrebbero reclutato anche jihadisti, facendo loro credere che gli obiettivi erano “infedeli”. 

Per la prima volta le operazioni sono state commentate anche da funzionari dell’intelligence indiana, che hanno spiegato che l’attenzione dell’agenzia di spionaggio verso i dissidenti all’estero è iniziata nel 2019, quando Modi era in lizza per il secondo mandato. Al tempo, il gruppo terroristico del Jaish-e-Mohammed aveva compiuto un attentato contro un convoglio militare indiano, a Pulwama, nel Kashmir, uccidendo 40 paramilitari. “Dopo Pulwama, l'approccio è cambiato per prendere di mira gli elementi al di fuori del Paese prima che fossero in grado di lanciare un attacco o creare disordini”, ha detto un agente indiano, specificando che per condurre tali operazioni “è necessaria l’approvazione del più alto livello di governo”.

Secondo gli analisti, le autorità pakistane non hanno fatto pubblicità alla serie di omicidi perché la maggior parte degli obiettivi erano noti terroristi o militanti appartenenti a gruppi che Islamabad nega di ospitare.

Di recente è stato trovato morto a Lahore Amir Tamba, un uomo assolto dall'accusa di aver ucciso una spia indiana, hanno comunicato i funzionari di polizia pakistani incaricati delle indagini. Tamba era sospettato di aver ucciso Sarabjit Singh, un cittadino indiano condannato per spionaggio nel 1991 e che nel 2013, mentre si trovava in carcere, è stato aggredito dai compagni di cella. Anche in questo caso, i media pakistani sono stati riluttanti a commentare la notizia, a differenza di quelli indiani, anche se le autorità di Delhi non hanno aggiunto alcun commento a riguardo.

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