13/05/2015, 00.00
INDIA
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Le Chiese dell’Asia si uniscono alla veglia per i cristiani perseguitati

di Card. Oswald Gracias
Le comunità cattoliche del continente rispondono alla Veglia di preghiera voluta dalla Conferenza episcopale italiana (Cei). Il porporato ricorda che in Asia c’è bisogno di “un triplo dialogo: con i poveri, con le culture e con le religioni”.

Mumbai (AsiaNews) – Anche le Chiese dell’Asia aderiranno alla Veglia di preghiera per i cristiani perseguitati, indetta dalla Conferenza episcopale italiana (Cei) per il prossimo 23 maggio, vigilia di Pentecoste. In qualità di presidente della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche (Fabc), il card. Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai (India), parla ad AsiaNews del senso della veglia e del ruolo che la Chiesa cattolica ha nel continente. (Traduzione a cura di AsiaNews)

L’Asia è una vasta regione con molte culture e tradizioni religiose, fatta di vari e complessi contesti sociali, politici ed economici. Comprende alcuni Paesi con differenti ideologie e altri con differenti sistemi politici.

Le questioni sociali sono una preoccupazione primaria della Chiesa che non è troppo contraria a guardare le decisioni di politica pubblica in termini di come esse influenzano i poveri, poiché la privazione e l’impotenza dei poveri feriscono l’intera comunità. Questo contraddice le ideologie – spesso identificate con regimi economici, sociali e politici – che si traducono in un certo grado di tensione in alcuni dei luoghi dove opera la Chiesa.

La Chiesa è sempre attenta alle condizioni in cui vivono le persone nella società. Se da una parte c’è tensione in alcuni luoghi dove operiamo, dall’altra i Paesi dovrebbero comprendere che la Chiesa lavora sempre per il bene della popolazione – dedicandosi con altruismo alla costruzione della comunità, della società e della nazione.

Dato che abbiamo punti di vista differenti, a volte possiamo sembrare in contrapposizione: ma la Chiesa cattolica testimonia i valori del Regno di Dio attraverso la sua presenza, la solidarietà con i poveri, i sofferenti, gli emarginati, i bisognosi e i senza voce nella società.

Tutti noi apparteniamo a un’unica famiglia umana e Dio è il padre di ciascuno. Nel Regno cristiano, Gesù è venuto per darci certi valori, ovvero che ogni società vuole le stesse cose. Esse differiscono nei mezzi e nei modi e per questo c’è bisogno di dialogo. Il triplo dialogo: con i poveri, con le culture e con le religioni.

Dio desidera che tutti siano felici e che la Chiesa lavori per il bene delle persone, per questo io la vedo come una sfida e non come un problema.

In Asia c’è un grande divario tra ricchi e poveri e quando questa diventa un sistema dove tale spazio non può essere ridotto, la Chiesa deve intervenire e lavorare per le economie rurali che non sono guidate dal profitto.

Le Chiese asiatiche continuano, persino circondate da persecuzioni, a dare questa testimonianza.

(Ha collaborato Nirmala Carvalho)

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