21/02/2018, 12.01
CINA-VATICANO
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Lanzhou, vescovo ufficiale commemora il predecessore sotterraneo. Con qualche difficoltà (Video)

di Baifa Yuqiao

Alla messa per il defunto mons. Yang Libo, non hanno partecipato 10 sacerdoti. Con migliaia di fedeli essi accusano il vescovo presente, ordinato nella comunità sotterranea, di aver cercato il riconoscimento governativo senza farne partecipe la sua comunità. Le autorità hanno fatto violenza alla lapide della tomba di mons. Yang, su cui erano incisi i periodi che egli ha passato in prigione a causa della fede (quasi 30 anni). La difficile riconciliazione.

Lanzhou (AsiaNews) – Mons. Giuseppe Han Zhihai di Lanzhou insieme a 20 sacerdoti e qualche centinaio di fedeli hanno commemorato il predecessore, mons. Filippo Yang Libo, che era un vescovo sotterraneo, non riconosciuto dal governo. Mons. Han, invece, da vescovo sotterraneo, è stato installato ufficialmente lo scorso novembre.

La cerimonia ha avuto luogo lo scorso 17 febbraio, nel secondo giorno del Capodanno cinese. L’evento ha però messo in luce la divisione che esiste nella comunità a causa del riconoscimento governativo di mons. Han.

La diocesi di Lanzhou ha circa 30mila fedeli. Alla cerimonia alcune centinaia hanno preso parte alla messa nella chiesa di Songshu Zhuang (Wuwei, Gansu), dove il vescovo defunto è sepolto. Ma almeno 10 sacerdoti non hanno voluto parteciparvi. Essi, insieme ad alcune migliaia di fedeli non approvano il modo in cui mons. Han ha ottenuto il riconoscimento del governo. Essi inoltre sono irritati per il fatto che il vescovo, subito dopo il riconoscimento, ha portato un gruppo di suore e sacerdoti in pellegrinaggio a Jinggangshan (Jiangxi), considerata la culla della rivoluzione comunista, punto iniziale della Lunga Marcia di Mao Zedong.

Mons. Han è accusato di essersi sottomesso al controllo dell’Associazione patriottica da diversi anni, senza farne partecipi i suoi fedeli e sacerdoti, e continuando nello stesso tempo a giocare il ruolo di “vescovo sotterraneo” fino al suo riconoscimento lo scorso novembre.

I 10 sacerdoti contrari alla sua adesione all’Associazione patriottica hanno promesso che non parteciperanno al prossimo ritiro spirituale e alla messa crismale del Giovedì santo.

Maria, una laica cattolica che ha partecipato alla messa in ricordo del vescovo defunto, racconta che con la cerimonia, “mons. Han voleva ricucire il rapporto con i suoi fedeli, secondo i quali egli ha abbandonato la linea di fedeltà ai princìpi della Chiesa tenuta da mons. Yang, e ha cercato di eliminare il grande lavoro del suo predecessore”.

“Per questa cerimonia, egli deve aver chiesto il permesso previo dal governo. Altrimenti, come avrebbe potuto lui, un vescovo ufficiale, commemorare un vescovo sotterraneo? Tanto più che mons. Yang era conosciuto come un puro difensore della fede. Il governo ha mostrato tutta la sua inimicizia verso il vescovo defunto cancellando dalla lapide tombale quanto era  scritto sulle sofferenze da lui  sofferte durante la Rivoluzione culturale e che era stato in prigione per la sua fede”.

I fedeli si aspettavano che, prima della commemorazione, mons. Han avrebbe restaurato la vecchia lapide, ma ciò non è avvenuto.

Nelle settimane seguenti alla sua istallazione, mons. Han è stato criticato con forza da un gran numero di fedeli e sui social media, e per difendersi, lui ha anche scritto due lettere aperte.

“L’istallazione – continua Maria – è stato il punto d’innesco della scontentezza verso la sua personalità, che esisteva da tempo. Alcuni pensano che egli stia usando questa occasione della commemorazione per mostrare che egli è il legittimo successore di mons. Yang”.

“Ma non è facile cancellare questa impressione negativa su di lui. La gente di oltre 40 anni è stata plasmata dall’insegnamento e dall’esempio di mons. Yang. E anche se fosse giusto entrare nell’Associazione patriottica, questo significa che bisogna gettare via i 30 anni di prigione di mons. Yang?”.

Nella sua omelia, mons. Han si è difeso, sottolineando che non è necessario che tutti gli affari della Chiesa siano a conoscenza di tutti i fedeli.

“Questo significa – commenta Maria – che le questioni importanti della diocesi continueranno ad essere condotte senza trasparenza: come è avvenuto per il pellegrinaggio ‘rivoluzionario’ a Jinggangshan, di cui non si è saputo nulla fino al momento in cui è avvenuto”.

“Egli ha anche sottolineato lo sviluppo della diocesi di Lanzhou e ha invocato l’intercessione di mons. Yang, ma non ha detto nemmeno una parola sull’opera del vescovo defunto. Tutto questo successo nell’evangelizzazione è opera di mons. Han o delle buone basi messe dall’arcivescovo defunto?”.

Il vescovo da poco riconosciuto ha anche messo in luce la necessità di cooperare con il Partito comunista per lo sviluppo della diocesi di Lanzhou.

Un altro fedele commenta: "E' molto difficile la riconciliazione fra ufficiali e sotterranei, anche dal punto di vista della storia, dato che il Partito fa di tutto per eliminare e soffocarne una parte".

Songshu Zhuang è stato fin dal 1878 il centro della missione dei religiosi del Cuore immacolato di Maria e della Società del Verbo divino. È stato anche la prima base della diocesi di Lanzhou.

Mons. Filippo Yang Libo (o Libai) era nato in una famiglia cattolica e ordinato sacerdote nel 1949, quando il Partito comunista cinese ha preso il potere. Il suo primo arresto a causa della fede è avvenuto nel 1952. È stato poi rilasciato nel 1979, quando con Deng Xiaoping al potere, le attività religiose hanno avuto un po’ di respiro. Nel 1981 egli è stato ordinato in segreto vescovo di Lanzhou, senza l’approvazione del governo.

Nel 1983 è stato arrestato e messo in prigione per altri quattro anni. Nel 1989, in una pesante persecuzione contro le comunità sotterranee, mons. Yang è stato arrestato insieme a quasi tutti i vescovi sotterranei. Nel 1990 è stato condannato a tre anni di lavori forzati. Nel 1992 è stato rilasciato per buona condotta e ha dedicato tutte le sue energie per ricostruire la diocesi e per educare sacerdoti e suore.

È morto a Wuwei il 15 febbraio 1998. Mons. Han è stato ordinato il 5 gennaio 2003 come suo successore e senza riconoscimento governativo, fino al novembre scorso.

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