10/08/2017, 11.30
COREA - USA
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L’alta tensione tra Usa e Corea del Nord dà una spinta al progetto del Thaad

Stop di Seoul all’indagine  sulle conseguenze ambientali del sistema avanzato di difesa missilistico americano. I vertici dell’esercito sudcoreano avevano già tenuto nascosta al presidente Moon Jae-in la consegna da parte degli Stati Uniti di quattro nuovi componenti dello scudo Thaad. Gli uffici presidenziali di Seoul non credono che le reciproche minacce tra Kim e Trump si tradurranno in un conflitto reale, ma servono a scopi affaristici. 

Seoul (AsiaNews/Agenzie) – Il governo sudcoreano ha fermato l’indagine formale sulle conseguenze ambientali del sistema avanzato di difesa missilistico americano (Thaad), in fase di realizzazione sul territorio della Corea del Sud. L’inchiesta era stata avviata in seguito alla ferma protesta di cittadini residenti e attivisti. Oltre 900 residenti dell’area di Seongju si sono rasati la testa a zero, prerogativa dei monaci o dei condannati a morte, per protestare contro la decisione di costruire nella contea il Thaad. Anche la Chiesa coreana si era fermamente opposta al progetto che avrebbe fatto piombare la Corea del Sud al centro di una nuova guerra fredda. In particolare i ministeri della Difesa e dell'Ambiente avevano previsto lo studio condiviso delle radiazioni del sistema Thaad a Seongju, a circa 300 chilometri a sud-est di Seoul, dove due lanciatori di missili e un potente radar sono stati piazzati nella nuova base US Forces Korea (USFK) al posto di un campo da golf privato.

Da dicembre era in corso una valutazione di impatto ambientale. I residenti a Seongju avevano chiesto al governo di riconsiderare la distribuzione del Thaad nella zona, sostenendo che la precedente amministrazione di Park Geun-hye, in seguito arrestata per gravi episodi di corruzione, aveva esercitato pressioni per l'implementazione del progetto senza procedure adeguate e trasparenti. Va ricordato a questo proposito che nel mese di maggio i vertici dell’esercito sudcoreano avevano tenuto nascosta al presidente Moon Jae-in la consegna da parte degli Stati Uniti di quattro nuovi componenti dello scudo missilistico Thaad per contrastare la minaccia missilistica nordcoreana (ogni unità del Thaad ha il costo di 800 milioni di dollari).

Il ministero degli esteri della Corea del Sud ha sollecitato la Corea del Nord a cessare le minacce e ha ripetuto l'invito a Pyongyang a rispondere all'offerta di dialogo volta a alleviare le tensioni nella regione. Il clima surriscaldato ha indotto il presidente della Corea del Sud, Moon Jae-in ad accettare le richieste dei vertici militari di rafforzare i sistemi di difesa del Paese e i ministeri della Difesa e dell’Ambiente ad interrompere l’indagine sull’inquinamento ambientale del Thaad. Cho June-hyuck, portavoce del ministero degli Esteri, ha affermato che "Il Nord dovrebbe fare la scelta giusta e intraprendere la strada per la denuclearizzazione". "Gli chiediamo nuovamente di rispondere rapidamente alla nostra iniziativa per migliorare le relazioni inter-coreane per stabilire la pace permanente sulla penisola coreana", ha concluso. La Corea del Sud ha offerto colloqui al Nord per alleviare le tensioni lungo i loro confini  puntando sulla definitiva riunificazione delle famiglie separate dalla divisione della penisola dopo la guerra coreana del 1950-53. Ma il Nord per ora ha respinto l'offerta, affermando che "manca di sincerità". 

Il regime di Kim Jong-un ha però reagito alla risoluzione 2371, che prevede un divieto totale delle esportazioni di carbone, considerata una delle principali fonti di denaro per finanziare il suo programma di armamento. Ha minacciato di colpire a metà agosto l’isola di Guam nel Pacifico che ospita le basi americane.

Un portavoce non identificato per l'esercito popolare coreano del Nord (Kpa) ha affermato che Pyongyang sta esaminando attentamente il piano operativo per lanciare quattro missili balistici Hwasong-12 in acque vicine a Guam, che ospitano alcune basi strategiche statunitensi e sussidi nucleari. Il segretario alla Difesa americano Jim Mattis ha invitato il Nord a fermare qualsiasi azione che "porterà alla fine del suo regime e alla distruzione del suo popolo". 

In tutto ciò colpisce la calma manifestata dall’ufficio presidenziale di Seoul. Un funzionario del Cheong Wa Dae ha rilevato che la minaccia nordcoreana è polivalente, ma non porterebbe ad un conflitto reale. "Non sono d'accordo con l'affermazione che la penisola coreana affronta una crisi imminente", ha detto il funzionario ai giornalisti, parlando in condizione di anonimato. "È vero che la situazione sulla penisola coreana sta diventando molto grave a causa delle ripetute provocazioni della Corea del Nord”, ha aggiunto, “però molti credono che siano provocazioni piuttosto strategiche. Non credo che la situazione abbia raggiunto uno stato di crisi e pensiamo piuttosto che possiamo trasformarlo in un'occasione per superare la grave condizione di sicurezza", ha concluso il funzionario con parole rimbalzate sulle agenzie internazionali che non hanno subito alcun tipo di smentita da parte dell’amministrazione di Moon. Secondo la stessa fonte tra gli scopi delle minacce di Kim Jong-un ci sarebbe proprio l’indebolimento dell'alleanza Corea del Sud-Usa per forzare gli Stati Uniti ad attenuare in qualche modo la sua politica nella penisola coreana.

La Cina ha chiesto ripetutamente agli Stati Uniti e alla Corea del Nord a negoziare direttamente. "I precedenti presidenti americani hanno condiviso le frustrazioni di Donald Trump con la Corea del Nord, ma nessuno di loro ha promesso l’Armageddon nel caso in cui Pyongyang avesse continuato con le sue minacce che sta portando avanti da decenni", ha dichiarato Robert Daly, direttore dell'Istituto Kissinger al South China Morning Post. "La Cina tenta di presentarsi come un adulto ragionevole in una stanza di bambini irrequieti. Pechino continuerà quindi a rispondere alla retorica riscaldata da Washington e da Pyongyang invocando la calma", ha aggiunto.

Anche il segretario di Stato americano Rex Tillerson ha gettato acqua sul fuoco: "Niente di quello che ho visto e niente di quello che so indicano che la situazione sia drammaticamente cambiata nelle ultime 24 ore", ha detto. "Gli americani possono dormire sonni tranquilli", ha aggiunto.

Per il Washington Post, non è ancora chiaro se la Corea del Nord abbia provato con successo la sua nuova testata nucleare. In passato aveva detto di averlo fatto, ma il regime nordcoreano fa spesso annunci roboanti come mezzo di propaganda. Non è nemmeno chiaro quante testate nucleari abbia ora a disposizione Kim Jong-un: il rapporto citato dal Washington Post parla di circa 60 (incluse le testate nucleari tradizionali), ma altri esperti sostengono che il numero potrebbe essere più basso, intorno alle 20 o 30 (gli Stati Uniti ne hanno 6.800, per fare un paragone).

A margine della grave crisi diplomatica ieri il regime di Pyongyang ha rilasciato il pastore protestante cristiano coreano-canadese imprigionato dalla Corea del Nord. "Il nostro governo accoglie con favore il rilascio del pastore Lim Hyeon-soo, detenuto in Corea del Nord", ha dichiarato Cho June-hyuck, portavoce del Ministero degli Affari Esteri della Corea del Sud. Entrato nella Corea del Nord nel gennaio 2015, Lim era stato condannato per sovversione e condannato a lavoro duro per la vita. Attualmente tre missionari cristiani e tre americani sono ancora detenuti nel Nord.

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