19/11/2012, 00.00
EGITTO
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La prima intervista di Tawadros II, nuovo patriarca copto ortodosso

di E. Shalabi, B. El-Dabh
Il successore di Shenouda III si è insediato ieri nella cattedrale di S. Marco al Cairo. Egli rivendica spazio per i cristiani e sottolinea la necessità del dialogo fra cristiani e musulmani egiziani. La sharia fa paura, ma è voluta solo da una minoranza che occorre isolare. I giovani, vera risorsa della Chiesa copta ortodossa.

Il Cairo (AsiaNews) - Libertà di costruzione delle chiese, dialogo fra musulmani e cristiani, incremento della sharia nella costituzione, fuga dei copti all'estero ed educazione dei giovani, sono alcune delle tematiche toccate da Tawadros II nella sua prima intervista rilasciata il 14 novembre scorso al quotidiano egiziano Daily News Egypt. Il successore di Shenouda III sottolinea la sua preoccupazione per una deriva islamista dello Stato, vista come un pericolo non solo per i cristiani, ma per tutti i cittadini egiziani, che dovranno sottostare al volere di una minoranza della società. Ciò si evince dalla composizione dell'Assemblea costituente, di recente boicottata dalla Chiesa copta ortodossa e da altri partiti democratici a causa del monopolio di Fratelli musulmani e salafiti. Il nuovo patriarca insiste sul ruolo dei giovani autori della Rivoluzione dei gelsomini, che hanno demolito il muro di isolamento e di paura in cui erano rinchiusi i copti da decenni. Il loro desiderio di verità e di giustizia va però colmato testimoniando loro che la vera risposta risiede in Dio. 

Eletto lo scorso 5 novembre, Tawadros II si è stato ufficialmente insediato ieri mattina come patriarca nella cattedrale di S. Marco al Cairo. La cerimonia in tre lingue (arabo, inglese e francese) si è svolta davanti a centinaia di fedeli e decine fra autorità civili e religiose. Assente il presidente Morsi, che ha inviato il suo Primo ministro Hisham Qandil, giunto nella cattedrale con due ore di ritardo. Ecco il testo integrale dell'intervista. Traduzione a cura di AsiaNews.  

Per i cristiani egiziani, uno dei punti cruciali , è la legge per la costruzione dei luoghi di culto, che mette restrizioni nell'edificare chiese e nell'effettuare la manutenzione a quelle già esistenti. Come pensa di intervenire su questo tema?

Tale questione riguarda lo Stato e non la Chiesa. Queste restrizioni hanno causato molte crisi in tutti questi anni. Il problema della costruzione dei luoghi di culto è così frequente perchè rientra nel diritto alla libertà religiosa e di culto, che è anche uno dei primi diritti affrontati dalla Dichiarazione Onu dei diritti dell'uomo. Non garantire ai copti il diritto alla libertà di cultoè una questione estremamente pericolosa.  Il problema si trascina da anni e non trova mai  una risposta decisa e autorevole da parte dello Stato. Di recente si è parlato di votare una nuova legge in materia, ma a tutt'oggi non abbiamo visto nulla di concreto.

Come pensa di affrontare i controversi temi di matrimonio e divorzio nella comunità copta?

Anzitutto, il matrimonio dovrebbe essere basato su concetti moderni e razionali.  Secondo, ci sono due importanti termini del linguaggio giuridico: Talaq e Tatliq.  Fra i cristiani, Talaq, è la parola che indica il divorzio. Esso può avvenire in caso di adulterio, de facto o per intenzione. Quando avviene questo peccato, la Chiesa non permette al colpevole di risposarsi. L'altra parte invece è libera di ricostruirsi una famiglia. La Chiesa non consente a chi commette adulterio di risposarsi perché non è stato fedele nel primo matrimonio. Egli godeva di una giusta vita matrimoniale, ma ha provato ad essere disonesto: come ci si potrà fidare di lui in un altro matrimonio? Mi perdoni l'immagine, ma è come se una persona che lavora in banca ruba i soldi, chi potrebbe mantenerlo a lavorare nella banca?

Il Tatliq, è invece una materia completamente differente e riguarda i casi in cui il matrimonio è celebrato senza una piena coscienza. Le ragioni possono essere malattie fisiche o psicologiche. In questo caso entrambe le parti discutono la questione con la Chiesa, attraverso il Consiglio dei chierici, che giunge a valutare  la nullità del matrimonio, come se questo non avesse avuto luogo.  Immagini di costruire un edificio di tre piani e poi scoprire che le fondazioni non sono sicure. Cosa possiamo fare? Possiamo permettere alla gente di abitarvi?

Molti copti, soprattutto donne, si lamentano che il loro diritto di eredità è soggetto alla Sharia islamica. Qual è la sua opinione in merito?

Per legge [islamica], il maschio ha diritto al doppio dell'eredità rispetto alla donna. Molte famiglie cristiane applicano queste regole secondo la Sharia, per mezzo dei tribunali. Tuttavia, sulle questioni di eredità, essi riescono anche a trovare una soluzione amichevole fra di loro. Ma alla fine la legge da applicare è sempre quella islamica sull'eredità.

La sua elezione è avvenuta in un periodo in cui vi sono più copti all'estero che ai tempi dell'elezione di Shenouda. Intende visitare questi copti espatriati? Ancora più copti sono fuggiti dopo la rivoluzione [dei gelsomini].

E non sa perchè?

Si riferisce alla loro paura  per i Fratelli musulmani?

(Ridendo) Non l'ho detto io; l'ha detto lei.

Qual è la sua opinione?

Quando una società spaventa ed espelle i suoi giovani, la sua umanità, la cosa più preziosa per la terra d'Egitto, allora è una società che sta fallendo.

La Chiesa chiederà ai cristiani emigrati di recente di ritornare?

 Mi permetta di dirle anzitutto una cosa. Perché chiamiamo queste persone "copti espatriati" invece che "cristiani" o "egiziani"? Alla radice, essi sono egiziani che hanno deciso di emigrare. Essi possono essere musulmani o copti, ma sono anzitutto cittadini egiziani. Egiziani presenti in diversi Paesi del mondo sono considerati una continuazione dell'Egitto. In altre parole, attraverso questi egiziani, l'Egitto è rappresentato in Europa, negli Stati Uniti.... E[fra di loro] vi sono anche copti. Noi consideriamo una chiesa come un'ambasciata popolare dell'Egitto. Un'ambasciata che serve l'Egitto, e regola la vita di molti egiziani espatriati. In futuro visiterò le nostre chiese all'estero, è uno dei miei doveri.

Lei è stato allievo del vescovo Pachomius, e uno delle persone più vicine al patriarca Shenouda III. Seguirà la loro strada oppure prenderà altre direzioni?

La via segnata dal Pope Shenouda III e dal vescovo Pachomius era quella moderata, e anche io tenterò nel mio mandato di seguire la loro direzione. L'estremismo è inaccettabile, sia esso di destra o di sinistra. Come egiziani noi abbiamo il Nilo che attraversa la nostra terra al centro, ce lo insegna la geografia. Il Nilo che scorre nel mezzo ci insegna  ad essere moderati.

Come saranno le relazioni fra Chiesa egiziana e le presidenza in mano ai Fratelli musulmani?

I nostri cuori sono aperti a tutti. Il mio cuore è aperto verso ciascuna persona, e questo vale anche per i miei padri e miei fratelli fra i vescovi e i sacerdoti. Noi non chiudiamo le porte o il cuore davanti a nessuno.

Che cosa si aspetta nei rapporti fra la vostra istituzione e i Fratelli musulmani?

Un rapporto pieno rispetto, amore, compassione, pace. Alcuni giorni fa ho ricevuto una visita da parte dei rappresentanti del Partito Libertà e Giustizia, che sono venuti a trovarmi nel monastero di Wadi al- Natrum. Mi hanno chiesto cosa desideravo dal loro Partito, se c'era qualcosa che loro potevano fare per me. Ho risposto che le mie richieste erano solo due: libertà e giustizia.

Ha preso qualche decisione riguardo a eventuali rettifiche sulla modalità di elezione del patriarca?

Si, ed è la prima decisione che ho fatto. È vero che non ho ancora iniziato il mio lavoro regolare,  e non ho ancora viaggiato fino al Cairo, ma questa era la prima decisione che avevo in programma. Abbiamo costituito un comitato composto da membri del comitato elettorale organizzatore. Il numero è di 18 persone, la metà dei quali sono vescovi e sacerdoti, l'altra metà è costituito da esperti legali e consulenti. Ho chiesto alla commissione di preparare il progetto di una nuova legge per l'elezione del patriarca. Prima di essere presentata alle autorità responsabili, la bozza sarà discussa da un gruppo di esperti interno alla Chiesa copta.

Tale cambiamento aumenta il numero di candidati?

L'emendamento include un aumento del numero di candidati, una ridefinizione del concetto di diocesi, che sono le aree geografiche assegnate a ciascun vescovo. Tale modifica tiene anche conto delle nostre comunità all'estero. Quando la legge è stata varata nel 1957, i vescovi erano 13. Oggi i prelati sono quasi 100. Su 13 prelati la precedente legge imponeva nove persone da inserire nel comitato elettorale, ora occorre tener conto di tale aumento ed agire di conseguenza. Queste è la sostanza di questa nuova bozza.

Molti islamisti chiedono una piena applicazione della sharia, quale sarà la reazione della Chiesa se questo avviene?

La sharia è una questione religiosa, non è vero? Si applica all'uomo nel suo rapporto con Dio. Non riguarda quindi l'ordine sociale di un Paese e non può essere applicata in modo arbitrario ad ogni persona. Nel caso di applicazione completa della Sharia, abbiamo molte risposte e molte idee. Mi aspetto che la società rispetti chiunque apparitene ad essa, egiziani, musulmani e cristiani. Se il mio fratello musulmano vuole ferire i miei sentimenti, cosa rimane del nostro essere fratelli, appartenenti alle stessa patria? Questa è una responsabilità che grava sulla maggioranza musulmana dell'Egitto.

Qual è la sua opinione in merito alla bozza costituzionale?  Pensa che essa verrà pubblicata nella forma attuale?

La costituzione è sotto la protezione di tutti i cittadini. I fattori comuni che ci conducono sul suolo egiziano è che siamo tutti cittadini: io sono un cittadino, tu sei un cittadino, entrambi abbiamo cittadinanza egiziana. Tu sei musulmano  e io ti  rispetto completamente; io sono cristiano e tu mi rispetti completamente. Voi avete il vostro culto, tradizioni personali o familiari, e tutto è totalmente rispettato. Non si deve prendere come un caso generale la situazione di una piccola parte della società. Nella bozza costituzionale sono in discussione numerosi punti. Alcuni sono più vicino all'estrema destra, altri alla sinistra, ma la voce moderata si sta gradualmente estinguendo. 

Quale potrebbe la soluzione a un clima politico così polarizzato?

La soluzione sta nell'essere chiari con noi stessi. La verità è che la formazione attuale dell'Assemblea costituente non è la soluzione. La presente formazione non rappresenta tutte le componenti della società egiziana.

Cosa pensa dei posti assegnati ai copti nel gabinetto di governo, alla luce delle promesse fatte dal presidente Mohamed Morsi?

Lei tocca problemi difficili. Non mi importa di quanti ministri sono cristiani o musulmani. Quello che mi interessa è [avere] un gabinetto dove vi siano persone competenti. Io guardo alle capacità del responsabile, che sia egli presidente, ministro, o manager,  non alla sua appartenenza religiosa.

Che ruolo hanno i giovani copti nella Chiesa? Cosa pensa dei giovani del Movimento per Maspero e della Coalizione dei copti egiziani?

I giovani sono come il fermaglio d'oro in una catena [proverbio egiziano]. Il papa Shenouda III aveva uno slogan interessante. Diceva che "giovani senza chiesa, giovani senza futuro". Nei decenni prima della rivoluzione, vi è stata una forte pressione sui copti che ci ha portato ad essere emarginati e lontani da tutto. Dopo la rivoluzione, la barriera della paura si è rotta, e le porte della libertà si sono  aperte davanti ai giovani. In passato, ogni volta che c'era un problema i giovani manifestavano dentro la cattedrale. Ora ci sono buoni movimenti. Alcuni studenti si sono abituati a protestare davanti al parlamento, al governo e nelle strade circostanti. Essi sono come i loro coetanei nel resto del mondo, dialogano fra loro, diffondono e comunicano il loro pensiero. Essi non accettano le cose come stanno. Una logica così non è più accettata. Una volta le persone venivano educate dalla famiglia, dalla scuola, dalla Chiesa e dalla moschea. Oggi, l'educazione avviene con tre elementi: Tv; computer con internet e tutti i siti dei social media; il telefono cellulare. Di fatto i nostri ragazzi vengono edicati da tre schermi. I giovani si trovano ad affrontare enormi difficoltà. Essi hanno bisognop di essere riempiti dal punto di vista spirituale, impegnandosi in una relazione spirituale e personale con Dio. La Chiesa vuole sostenere i giovani proprio da questo punto di vista.

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