10/01/2007, 00.00
CINA
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La polizia cinese difende il massacro dei “terroristi” del Xinjiang

Senza fornire alcuna prova, le autorità cinesi hanno definito “un covo di terroristi” il campo attaccato l’8 gennaio scorso. L’uccisione di 18 persone sarebbe avvenuta per Pechino nel rispetto delle leggi interne ed internazionali.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – La polizia cinese ha difeso ieri l’attacco a quello che le autorità hanno definito un centro di addestramento del Movimento indipendentista islamico del Turkestan orientale (Etim). Per le autorità, l’azione della polizia si è svolta nel pieno rispetto delle leggi interne ed internazionali.
 
Liu Jianchao, portavoce del ministero cinese degli Esteri, ha sottolineato nel corso di una conferenza stampa che “il campo aveva legami con il terrorismo internazionale”, ma non ha fornito alcuna prova a sostegno di questa affermazione.
 
L’attacco, avvenuto l’8 gennaio scorso nella provincia settentrionale del Xinjiang , si è concluso con la morte di 18 presunti terroristi e l’arresto di altri 17. Negli scontri è morto anche un ufficiale di polizia, mentre un secondo è stato ferito.
 
Il centro di addestramento si trova nell’altopiano del Pamir, una delle zone ad altitudine più elevata dell’intera regione, che confina con Pakistan, Afghanistan e Kirghizistan.
 
Wu Heping, portavoce del ministero della Pubblica sicurezza, ha aggiunto che “le Nazioni Unite considerano l’Etim un gruppo terrorista sin dall’11 settembre del 2002. Questi attivisti sono nella lista dei ricercati cinesi più pericolosi sin dal 15 dicembre 2003”.
 
Per Wu “i criteri con cui identifichiamo i terroristi sono definiti dalle nostre leggi interne, dalle esigenze della sicurezza interna e dalla Convenzione dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai contro il terrorismo, il separatismo e l’estremismo”.
 
Su queste basi, “la polizia continuerà a seguire da vicino questa situazione usando la forza, rinforzando la cooperazione internazionale ed agendo con fermezza contro qualunque attività terroristica. Lo deve fare per mantenere la stabilità delle aree di confine e per proteggere la vita delle popolazioni che vivono lì”.
 
Diversi gruppi che operano per la difesa dei diritti umani in Cina accusano però Pechino di usare la guerra al terrore come scusa per la repressione violenta dei movimenti separatisti. Wu non ha fornito alcuna precisazione sul campo di addestramento distrutto ed ha concluso dicendo che “la polizia sta ancora indagando sulla questione”.
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