17/03/2007, 00.00
HONG KONG
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La marcia per la democrazia, un piccolo segno di dissenso

di Dominic Yung
La manifestazione, prevista per domani, chiede a Pechino il suffragio universale. Il card. Zen benedice la campagna, ma non parteciperà all’evento: sta già guardando alle prossime elezioni, quando forse si potrà esprimere tutta la popolazione.
Hong Kong (AsiaNews) – La marcia per la democrazia che avrà luogo domani per le strade del Territorio è stata organizzata dall’Alleanza democratica ed ha quindi un valore puramente politico. Il card. Zen, pur offrendo la sua benedizione ed il suo sostegno alla campagna, non parteciperà.
 
La marcia fa parte del programma che chiede il suffragio universale entro il 2012. In origine, questo era stato fissato per il 2008, sia per la nomina del capo dell’Esecutivo che per i membri del Consiglio legislativo: Pechino ne era al corrente sin dal 1997. Eppure, il regime comunista ha cambiato i piani ed ha rimandato il suffragio universale a data da destinarsi.
 
Fino ad oggi, Hong Kong basa la sua politica su una consultazione elettorale che permette solo ad 800 delegati di votare a nome di una popolazione composta da 6,5 milioni di persone. La maggior parte di questi delegati sono stati nominati con i buoni auspici di Pechino. In effetti, l’intero sistema è stato creato e benedetto dal governo cinese.
 
In totale, 40 delegati sono incaricati di votare in nome delle sei grandi religioni di Hong Kong. Per la comunità cattolica, sono previsti sette elettori. Al momento, Hong Kong si prepara a “votare” il prossimo capo dell’Esecutivo [il voto è previsto per il 25 marzo ndr], e quindi tutti i settori della società sembrano occupati a scegliere i loro rappresentanti. I cristiani hanno mobilitato i loro 350mila fedeli per eleggere i delegati, mentre i buddisti preferiscono assegnare il compito.
 
I cattolici seguono un principio di “adesione passiva”: Semplicemente, si adattano a conoscere il risultato di un’estrazione che finisce con sette vincitori. Ovviamente il card. Zen, insieme ai circa 230mila cattolici locali, mantiene lo stesso atteggiamento passivo nei confronti di ogni altro tipo di elezione che non sia il suffragio universale.
 
Alle prossime elezioni per il capo dell’Esecutivo, il sistema, in pratica, eleggerà il “candidato giusto”, dato che è stato costruito per un solo contendente. Donald Tsang, l’attuale Capo e fervente cattolico, è questo contendente.
 
In ogni caso, i democratici cercano di presentargli uno sfidante. Alan Leung, anche lui cattolico, è riuscito ad ottenere 130 voti sugli 800 elettori, anche se lui stesso sa molto bene che non avrà abbastanza voti per vincere quando le vere elezioni avranno luogo. Giustamente, Leung ha cercato di costringere Tsang ad assumere un atteggiamento più responsabile nei confronti della popolazione, piuttosto che di Pechino. Ed i due hanno messo in scena uno spettacolino politico di dibattiti e lobby, come se le prossime elezioni potessero decidere veramente il leader del Territorio.
 
Ogni cittadino di Hong Kong sa molto bene che sarà Tsang ad ottenere di nuovo quella poltrona, proprio perché l’ha avuta da Pechino. Lo spettacolo, in ogni caso, non si potrebbe fermare e così è stata organizzata questa manifestazione a favore del suffragio universale. Non sono attesi molti politici: gli organizzatori stessi hanno dichiarato alla polizia che parteciperanno al raduno solo duemila persone.
 
Questa marcia sembra incongrua con le prossime elezioni. In ogni caso, questo rimane l’unico modo con cui i democratici possono esprimere il loro desiderio di suffragio universale, che deve prendere il posto dell’attuale elezione “a piccoli cerchi”. Forse è proprio questa la ragione per la quale il card. Zen non si è espresso sul prossimo voto. Sembra infatti che stia già guardando ad una vera consultazione elettorale, l’unico modo per esprimere la vera partecipazione di tutta la popolazione.
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