La Turchia di Erdogan minaccia “risposte” all’affermazione del Papa sul “genocidio” armeno
Roma (AsiaNews) – Sono “non valide”, “vuote”, “inappropriate”, “unilaterali”, “inaccettabili” e “falsificano la storia” le parole del Papa a proposito del “genocidio” degli armeni compiuto cento anni fa dall’Impero ottomano. E’ durissima la reazione turca a quanto detto ieri da Francesco che ha celebrato la messa per il “Metz Yeghern”, il “Grande Male” armeno e durante la quale ha affermato che “la nostra umanità ha vissuto nel secolo scorso tre grandi tragedie inaudite: la prima, quella che generalmente viene considerata come «il primo genocidio del XX secolo», ha colpito il popolo armeno”.
La reazione di Ankara sembra motivata da un nuovo atteggiamento vaticano rispetto al “genocidio” armeno – che la Turchia continua a negare - ma in realtà il termine fu usato nella Dichiarazione comune fatta a in Armenia, a Etchmiadzin da Giovanni Paolo II e Karekin II, Catholicos di tutti gli Armeni, il 27 settembre 2001, espressamente citata ieri. Allora la reazione turca fu molto blanda.
Se la frase “vaticana” è la stessa e la reazione turca molto diversa, la ragione sembra allora da cercare in una diversa politica di Ankara, passata dal laicismo dei partiti che facevano riferimento alla tradizione di Kemal Ataturk a quella dell’islamismo “moderato” di Erdogan e al suo tentativo di riproporre un nuovo ottomanesimo. E il presidente sarebbe preoccupato per l’avvicinarsi delle elezioni politiche del 7 giugno, che gli farebbero assumere posizioni intransigenti sulle questioni nazionali più delicate, per contenere la temuta fuga di voti dal suo partito Akp verso i nazionalisti del Mhp.
Ieri infatti il Ministero degli esteri turco ha convocato il nunzio apostolico, monsignor Antonio Lucibello, al quale il vice sottosegretario Levent Murat Burhan ha detto che le affermazioni del Papa hanno causato "profondo dolore e delusione" in Turchia. Le parole di Francesco sono state definite "unilaterali" e "lungi da essere accurate", “hanno creato una perdita di fiducia nei rapporti bilaterali” e “la Turchia certamente risponderà”. Ankara ha anche richiamato “per consultazioni” l’ambasciatore presso la Santa Sede Mehmet Pacaci. Il Ministero degli esteri, nel rendere nota tale decisione ha dichiarato che quanto affermato da Francesco “è controverso in ogni aspetto, si basa su pregiudizi, distorce la storia e riduce ai membri di una sola religione i dolori sofferti in Anatolia nella situazione della Prima guerra mondiale".
Non è tutto. Il ministro della Turchia per l’Unione europea, Volkan Boksir, via Twitter ha scritto: "Respingo l'atteggiamento del Papa, che dovrebbe cercare di lasciare un'eredità di pace e di amicizia per le generazioni future, ma invece cerca di ricavare inimicizia dalla storia”. “Non vi è – ha aggiunto - alcun periodo di tempo nella storia della Turchia per il quale ci sarebbe da vergognarsi. Falliranno gli sforzi per costruire una realtà basata su documenti falsificati”. E ancora, il ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu in un altro tweet ha definito “inaccettabili” le parole del Papa, “lontane dalle verità storiche e legali”.
Lo stesso primo ministro Ahmet Davutoglu, infine, parlando ieri alla televisione ha accusato il Papa di fare affermazioni "inappropriate" e "unilaterali", aggiungendo: "Ci saremmo aspettati dai leader religiosi una richiesta di pace. L'apertura degli archivi per coloro i cui cuori sono chiusi non serve a nulla". Quest’ultima affermazione si riferisce alla richiesta fatta alla Turchia, e mai accolta, di aprire gli archivi relativi a quel periodo storico.
In proposito, l’agenzia ufficiale Anadolu, ripete la descrizione “storica” turca, per la quale “l’Impero Ottomano, in seguito alle rivolte, spostò gli armeni nell’Anatolia orientale e ci furono vittime armene nel corso del processo di delocalizzazione”.
Circa un milione e mezzo. (FP)