12/04/2006, 00.00
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La Pasqua di un missionario PIME in Thailandia, con 200 bambini abbandonati

di Adriano Pelosin

Aprile è il tradizionale mese delle feste: chi può va a trovare i genitori o gli altri parenti, spesso troppo poveri per poterli tenere.

Bangkok (AsiaNews) – I giorni prima di Pasqua di un missionario del PIME, parroco in Thailandia, fra i bambini delle case-famiglia. La racconta lui stesso, padre Adriano Pelosin, che scrive una lettera, mentre "ci sono circa 200 bambini dai 3 ai 10 anni che animano gli ambienti della nostra parrocchia (Nostra Signora della Misericordia). Vengono tutti dalle nostre case-famiglia e dalle baraccopoli. Stanno partecipando al campo estivo di formazione, attività culturali e ricreative. Quest'anno la catechesi è sulla storia del Buon Samaritano, e del Figliol prodigo. In più, i bambini, si esercitano nell'arte della pittura cinese e del Batik indonesiano, nelle arti marziali coreane, danza e musica tradizionali Thai, nuoto, ricamo tribale Iao, bigliettini augurali, ecc. E' anche cominciato il campo estivo per i ragazzi della quinta, sesta elementare, prima e seconda media. Alla fine di aprile ci sarà, invece, il campo per i giovani del centro per ammalati di Aids diretto dai padri Camilliani a Rayong.

Il mese di aprile è il più caldo, in Thailandia: e' il mese delle vacanze e delle feste del primo dell'anno, è il tempo delle riunioni famigliari.

Tante mamme che hanno abbandonato i loro figli, si sono, nel frattempo, risposate. In questi giorni vengono a riprendersi i figli, per poi riportarceli dopo le feste. Altre mamme si dimenticano o sono in situazioni tali da non poter accogliere i loro figli; i padri, invece, sono purtroppo quasi completamente assenti.

I ragazzi più grandi (12-15 anni) della casa S. Giovanni sono andati col loro animatore. Noi, a visitare i loro  parenti sparsi in diverse parti della Thailandia. "Avevo paura di andare alla casa dei nonni e degli zii -  racconta Khao – non ero sicuro che mi riconoscessero. Ma quando gli zii e le zie mi hanno visto, mi hanno riconosciuto, abbracciato, dato soldi, da mangiare e, infine, mi hanno chiesto di stare con loro alcuni giorni". Khao era stato in un centro per ammalati di AIDS, dove i suoi genitori sono morti cinque anni fa. L'anno scorso la suora incaricata del centro l'ha affidato a noi, perché Khao aveva grossi problemi. Con noi si trova molto bene.

Cek non voleva andare a casa, si vergognava della situazione di povertà in cui vive la mamma con il nuovo marito. Ma la mamma ha accolto Noi e tutti i ragazzi con le lacrime agli occhi e con grande riconoscenza.

La mamma di Ball, invece, ha raccontato la sua vita di disagi nella piccola stanza in affitto in cui vive con il nuovo marito e i due figli piccoli. Lo stesso è stato per Rak il quale ha scoperto che il papà vive in una casa abbandonata senza porte e finestre.

Per Kee e Chek è stato difficile incontrare il padre, che non ha nemmeno una baracca dove abitare: la sera attacca la zanzariera a due alberi e dorme all'aperto. Kee, che ha tredici anni ed è stato tante volte picchiato da suo padre ubriaco, ha insistito nel volerlo andare a trovare con tutti suoi amici. Così, una sera verso le nove, ha comperato la zuppa cinese che piace molto al papà. "L'abbiamo svegliato - mi hanno raccontato i ragazzi - siamo entrati tutti nella zanzariera e abbiamo fatto festa con lui. Quella sera non era ubriaco".

Le adolescenti (12-16 anni) della casa S. Agnese sono state distribuite nelle quattro case per bambini piccoli a fare da assistenti ed esercitarsi nel servizio.

In questi giorni la fondazione "Home for Hope" iniziata dal signor Alfredo Villa sta finendo di pagare il prezzo della quinta casa in cui si trasferiranno le adolescenti di casa S. Agnese. Presto avremo anche la sesta casa per la generosità di un sacerdote preoccupato per i bambini abbandonati, don Antonio Curti, parroco di S. Lorenzo in Collina, Bologna.

Per Pasqua avremo anche la gioia di accogliere tanti volontari. Due ragazze americane insegneranno inglese; due studenti dell'università di Padova della facoltà di psicologia staranno qui parecchi mesi per aiutare i bambini più traumatizzati dall'abbandono e per cercare di creare assieme, nelle case famiglia, un'atmosfera dove i bambini si sentano sempre più sereni e possano crescere e svilupparsi in tutti gli aspetti della loro personalità".

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