08/06/2015, 00.00
ARABIA SAUDITA
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La Corte suprema conferma la condanna a 10 anni e 1000 frustate per un blogger saudita

A nulla sono valse le richieste di clemenza e gli appelli di attivisti e organizzazioni internazionali pro-diritti umani. Raif Badawi dovrà scontare per intero la sentenza emessa in appello, che aveva aumentato la pena comminata in primo grado. Secondo la moglie la nuova serie di frustate potrebbe iniziare il 12 giugno.

Riyadh (AsiaNews/Agenzie) - Nonostante gli appelli di attivisti pro-diritti umani e organizzazioni umanitarie, la Corte suprema dell’Arabia saudita ha confermato la sentenza di condanna a mille frustate e a 10 anni di prigione per il blogger Raif Badawi. Interpellata dalla Bbc dal suo rifugio canadese, la moglie Ensaf Haidar ha riferito che la nuova serie di fustigazioni potrebbe iniziare già il prossimo 12 giugno. A gennaio le autorità avevano ordinato la revisione del caso per le proteste della comunità internazionale, dopo che era stata comminata la prima serie di frustate (50, poi sospesa). 

Badawi era stato arrestato nel 2012 e condannato in primo grado a sette anni di galera e a 600 frustate. Tuttavia, i giudici della Corte di appello hanno ritenuto troppo lieve la sentenza e hanno comminato 1000 frustate e 10 anni di carcere, oltre a una multa di 193mila euro.

Un verdetto che è stato approvato ieri dai massimi giudici del Regno, che lo hanno punito per aver creato un blog “liberale” - poi chiuso - e aver “insultato l’islam usando i media elettronici”. 

Per quattro anni Badawi ha gestito il Liberal Saudi Network, un sito che incoraggiava il dibattito su internet delle questioni più importanti di attualità, di politica e anche di religione. 

La moglie afferma di aver sperato a lungo in una possibile liberazione dell’uomo. In un recente colloquio telefonico, egli avrebbe spento ogni speranza dicendole di non aspettarsi un suo ritorno a casa “in un futuro prossimo”. Per questo Ensaf Haidar si rivolge ancora una volta alle organizzazioni e agli attivisti internazionali, perché riprendano la campagna di mobilitazione per il rilascio del marito. 

In passato ha avuto ampia diffusione in rete un video ripreso da un cellulare che mostrava le fustigazioni comminate a carico del blogger; immagini che avevano sollevato la protesta internazionale e la richiesta di clemenza. In risposta, le autorità di Riyadh avevano espresso “sorpresa e sconcerto” per le critiche e respinto ogni forma di interferenza negli affari interni del Paese. 

L’Arabia Saudita applica una versione rigorosa della legge islamica (sharia) e non tollera alcuna forma di dissenso politico. Nel regno vi è una larga diffusione di internet ed è uno dei Paesi della regione mediorientale in cui vi è il maggior uso dei social network fra cui Facebook e twitter. Tuttavia, le autorità reprimono con forza anche il minimo tentativo di critica o di richiesta di cambiamento. 

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