09/09/2008, 00.00
COREA DEL NORD
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La Corea del Nord celebra 60 anni di vita, fra fame e insicurezze

di Joseph Kim
Si attende che riappaia il “caro leader” dopo 40 giorni di assenza. Rimane dura la situazione alimentare e dei diritti umani. Oltre alle minacce nucleari, vi sono preoccupazioni per un possibile collasso del Paese.

Pyongyang (AsiaNews/Agenzie) – La Corea del Nord celebra coi fasti militari i suoi 60 anni di vita. Ma secondo analisti e osservatori c’è ben poco da celebrare, oltre la stessa sopravvivenza di uno dei più chiusi regimi comunisti.

Il nucleo delle celebrazioni è una parata militare nella centrale piazza dedicata a Kim il Sung, fondatore della dittatura. Una dittatura ereditaria, dato che alla sua morte lo scettro è passato in mano al figlio Kim Jong-il.

Il “caro leader” non fa apparizioni in pubblico da circa 40 giorni. Osservatori pensano che le sue assenze dipendano da tensioni all’interno della leadership o dalle paure nevrotiche del leader, che si nasconde in bunker nel timore di possibili attacchi aerei statunitensi. È anche vero che Kim Jong-il è malato di diabete e di scompensi cardiaci.

L’anniversario cade in un momento delicato nei rapporti con la comunità internazionale. Dopo anni di colloqui per fermare le attività nucleari di Pyongyang, la settimana scorsa Seoul ha dichiarato che i suoi vicini del Nord hanno ripreso le costruzioni nucleari, irritati perché gli Stati Uniti non hanno tolto la Nordcorea dalla lista delle nazioni che sostengono il terrorismo. Ma il problema più cocente è la miseria e la fame degli abitanti.

Alla fondazione dello stato, nel 1948, Kim il Sung aveva promesso che il popolo si sarebbe nutrito di “riso e zuppa di manzo” . Ma a tutt’oggi la nazione è segnata da una sconfinata povertà e sopravvive solo grazie agli aiuti in cibo che le vengono dagli Stati Uniti e dalla vicina Corea. La nazionalizzazione dell’economia, le forti spese militari (fino al 30% del budget dello stato), i disastri naturali (alluvioni e siccità) e l’inettitudine nel creare efficaci politiche agricole ha portato alla fame tutto il Paese, facendo morire centinaia di migliaia (se non milioni) di abitanti. A spingere la Nordcorea nell’abisso della fame ha contribuito pure la caduta dell’Urss, suo principale sostenitore, e la decisione della Cina di non fare più prestiti, ma di esigere pagamenti in contanti per tutte le transazioni.

Le minacce nucleari che Pyongyang sfodera a fasi alterne sono una specie di ricatto alla comunità internazionale per difendere la sua sopravvivenza dal punto di vista politico e materiale, ricevendo poi sempre maggiori aiuti alimentari. Allo stesso tempo tutti temono il collasso dello Stato, l’instabilità politica conseguente e la possibile diffusione della povertà nei Paesi vicini.

Ad aumentare l’inquietudine della comunità internazionale vi sono altri due elementi: la pessima situazione nel campo dei diritti umani, della libertà di opinione e di religione; il dubbio su chi potrà succedere a Kim Jong-il.

 

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