25/05/2011, 00.00
CINA
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La Cisco accusata di aiutare Pechino a perseguitare i fedeli Falun Gong

La ditta fornirebbe pieno aiuto tecnico a Pechino per monitorare e identificare chi cerca siti proibiti. La Cisco nega l’accusa, ma non spiega meglio la sua collaborazione. Intanto la Cina potenzia la censura su internet.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – La multinazionale Cisco Systems ha respinto l’accusa del movimento del Falun Gong di avere aiutato Pechino a reprimere i seguaci. Intanto aumenta la censura cinese su internet.

Il 23 maggio la Human Rights Law Foundation, per il movimento Falun Gong, ha denunciato negli Stati Uniti la Cisco per avere “collaborato in  modo stretto” con le autorità cinesi “con le proprie strutture internet e dando assistenza tecnica” per realizzare il sistema di “censura e sorveglianza online” chiamato “Golden Shieds” (o anche “Great Firewall”). Grazie a questa collaborazione, le autorità sarebbero  in grado di “individuare e identificare chi cerca di accedere a siti bloccati”. Hanno potuto così individuare membri del Falun Gong, che – prosegue la denuncia – sono stati arrestati, torturati e anche uccisi. La Cisco era consapevole di questo uso del suo sistema, al punto che questa collaborazione con le autorità cinesi “è stata indicata nella sua presentazione commerciale”. La Società avrebbe addirittura creato una sussidiaria, la China Network Technology Corporation, per meglio collaborare con Pechino. La denuncia indica per nome alcuni responsabili dell’operazione, compreso il direttore esecutivo John Chambers.

Il Falun Gong è un movimento spirituale proibito in Cina, i suoi seguaci sono perseguitati e arrestati.

La Cisco, dal suo quartier generale a San Diego (California), ha respinto “con vigore” l’accusa, rispondendo di non avere mai “favorito la censura o la repressione” ma di avere soltanto “facilitato il libero scambio di informazioni”. Analisti notano che la ditta ha, comunque, evitato di spiegare quale tipo di “collaborazione” o quali informazioni abbia fornito a Pechino, o consentito che le autorità ottenessero.

Negli anni scorsi la Cina ha imposto ai grandi motori di ricerca di accettare la censura e collaborare, per poter operare nel Paese. La Cisco è stata criticata per avere accettato queste condizioni, per poter rimanere nel vasto e ricco mercato cinese.

Intanto nei giorni scorsi centinaia di migliaia di internauti cinesi non hanno più potuto collegarsi a siti esteri, a causa di una censura più selettiva e dell’oscuramento di alcuni network virtuali privati molto usati per tali collegamenti.

La Cina ha oltre 450 milioni di utilizzatori di internet, la maggior comunità mondiale di internauti. Pechino investe in modo pesante nella censura e per il controllo della rete web, per timore del libero scambio di notizie tramite internet, e il sistema di controllo “Great Firewall” blocca migliaia di siti, tra cui quelli collegati al Falun Gong o al Dalai Lama. Sono pure impedite ricerche su materie sensibili, come il dissidente premio Nobel Liu Xiaobo, il Tibet e, di recente, le Rivoluzioni dei gelsomini.

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