17/08/2006, 00.00
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La Chiesa cattolica pakistana condanna l'uccisione di Hina Saleem

di Qaiser Felix

Tradizioni tribali e omertà del governo rischiano di non far maturare il rispetto per i diritti umani. In un anno nel paese sono registrati oltre mille delitti di onore, ma forse sono 10 volte di più.

Lahore (AsiaNews) – Mons. Lawrence John Saldanha, arcivescovo di Lahore, ha condannato l'uccisione di Hina Saleem, avvenuta in Italia per le mani di suo padre, con la complicità di tutta la famiglia. "Non si può giustificare un assassinio simile – ha detto ad AsiaNews - con la scusa dell'onore della famiglia". In Pakistan il delitto d'onore è molto diffuso: vi sono almeno 1015 uccisioni all'anno per questo motivo.

L'11 agosto scorso Mohammed Saleem ha sgozzato la figlia Hina, 20 anni, perché questa non accettava il matrimonio combinato e perché voleva integrarsi nella società italiana. Lavorava in un bar dove si vendevano alcolici e soprattutto conviveva con un giovane trentenne italiano: due fatti che per la mentalità della famiglia gridavano allo scandalo. "In Pakistan – spiega mons. Saldanha, che è anche presidente della Conferenza episcopale  nazionale - è un'antica e ingiusta pratica feudale quella che non permette alla donna di avere il diritto di scelta. Seguendo questo modello antiquato, si hanno spesso delitti di onore. Qualcuno di questi avviene anche fra i cristiani, sebbene sia molto raro".

"A una certa età – continua l'arcivescovo - la libertà di sposarsi con un individuo scelto liberamente è un diritto fondamentale e non possiamo negarlo". Con un pensiero alle possibilità di integrazione dei pakistani all'estero, mons. Saldanha dice: "Questo tipo di incidenti getta una cattiva luce sul Pakistan. La gente che va all'estero dovrebbero accettare di vivere in una cultura internazionale, con valori internazionalmente accettati, basati sui diritti umani universali. E se non riescono ad integrarsi in queste norme, conviene che ritornino indietro in Pakistan".

Peter Jacob, segretario della Commissione nazionale di Giustizia e pace, fa notare che in Pakistan i delitti d'onore sono molto comuni e il governo non fa abbastanza per scoraggiarli. "Se questo assassinio fosse successo qui – dice ad AsiaNews – il nonno o la madre della ragazza uccisa sarebbero andati alla polizia a denunciare l'omicidio, diventando nello stesso tempo accusatori e custodi degli accusati. L'assassino sarebbe stato arrestato e mandato in prigione, ma dopo qualche tempo essi lo avrebbero perdonato.  In questo modo, dopo qualche mese, l'assassino sarebbe di nuovo libero".

Jacob, insieme a molte organizzazioni e ong, porta avanti da tempo una campagna per l'eliminazione delle leggi discriminatorie verso le minoranze e verso le donne. "Il governo però ascolta poco. Nel 2004, ad esempio, grazie a degli emendamenti, il delitto di onore è stato reso uguale all'omicidio. Ma purtroppo gli emendamenti non sono applicati".

Secondo Madadgaar, un'organizzazione di avvocati in difesa dei diritti umani, in tutto il Pakistan, nel 2005 vi sono stati almeno 1015 uccisioni motivate come delitti d'onore; l'anno precedente erano 1349. Zia Ahmed Awan, responsabile dell'organizzazione, afferma però che i dati non sono completi: solo il 10% dei delitti d onore vengono registrati in pubblico.

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