La “tranquilla” ordinazione episcopale di Anyang: un modello per la missione in Cina
Roma (AsiaNews) - “La cerimonia si è svolta in modo tranquillo”: è il commento a caldo di uno dei sacerdoti che ha partecipato oggi al rito dell’ordinazione episcopale di mons, Giuseppe Zhang Yinlin quale vescovo di Anyang (Henan).
La “tranquillità” si riferisce soprattutto al fatto che tutti e tre i vescovi ordinanti sono in comunione con la Santa Sede: mons. Shen Bin di Haimen (Jiangsu); mons. Yang Yongqiang di Zhoucun (Shandong); mons. Wang Renlei di Xuzhou (Jiangsu). Non si è avuta in questa ordinazione quanto è successo in altre precedenti – nel 2011 e nel 2012 – in cui l’Associazione patriottica ha voluto infilare fra gli ordinanti qualche vescovo scomunicato, creando confusione fra i fedeli e vergogna fra i vescovi.
Va subito detto che questo risultato è frutto di buoni rapporti della diocesi con il governo, ma anche di un calcolato temporeggiamento che ha rimandato diverse volte la cerimonia fino ad oggi. Rimane il fatto che lo stesso Consiglio dei vescovi (una specie di conferenza episcopale cinese, non riconosciuta dalla Santa Sede perché vi mancano i vescovi non ufficiali), alla fine ha dato l’ok per la presenza di tre vescovi ordinanti, quelli scelti dallo stesso candidato, tutti in comunione col papa. Due di loro sono compagni di seminario del neo-ordinato.
Prima dell’ordinazione, vari analisti hanno fatto notare la sua importanza: prima ordinazione dopo quella di Taddeo Ma Daqin di Shanghai, conclusa con gli arresti domiciliari e l’isolamento del neo-vescovo perché si era dimesso dall’Associazione patriottica; prima ordinazione sotto il papato di Francesco, che continua a inviare messaggi di amicizia a Xi Jinping e alla società cinese.
Attribuire la “tranquillità” della cerimonia a qualche nuovo segnale fra Cina e Vaticano, a un raffreddamento delle tensioni o a un miglioramento dei rapporti mi sembra un po’ esagerato: questa libertà tranquilla e di fedeltà al papa è una conquista della stessa comunità di Anyang e del suo vescovo Tommaso Zhang Huaixin che, pur non disprezzando il dialogo con le autorità governative, ha sempre messo davanti a loro la necessità per lui di obbedire anzitutto alla sua fede. Per molto tempo mons. Zhang ha rifiutato di essere riconosciuto dal governo (era un vescovo sotterraneo dal 1981) e solo quando è stato sicuro che non avrebbe fatto parte dell’Associazione patriottica e avrebbe potuto rispettare le priorità del suo ministero religioso, nel 2004 ha accettato di essere annoverato fra i vescovi ufficiali, spiegando prima a tutti i fedeli della diocesi il passo che stava per compiere. Con tutto ciò, egli ha ottenuto di non iscriversi all’Associazione patriottica.
Ancora oggi, tutti i sacerdoti della diocesi, pur rispettando il governo, hanno a cuore anzitutto l’evangelizzazione, riducendo il più possibile l’influenza dell’Associazione patriottica.
Tale atteggiamento ha portato la diocesi ad uno sviluppo considerevole: impegno coi giovani, una comunità di 120 suore (di san Giuseppe, fondate da p. Isaia Bellavite del Pime), preparazione dei seminaristi e dei sacerdoti, impegno nel recupero delle proprietà della Chiesa e messa al servizio della missione. La diocesi offre alla popolazione cure mediche, in particolare oftalmiche, in almeno 11 ambulatori, un ospedale, un asilo. Fortissimo è anche l’impegno nel campo della catechesi, con un centro catechistico e uno per ritiri spirituali, retto da un fratello del nuovo vescovo, anche lui sacerdote.
Questo andare di pari passo dell’evangelizzazione e della promozione umana è una caratteristica della diocesi fin dai tempi in cui erano presenti i missionari del Pime. L’Henan è la terra di missione di mons. Simeone Volonteri (1831-1904), che fu insignito di un’onorificenza imperiale per le sue doti di scienziato, ma anche per il suo impegno a combattere le carestie e le alluvioni; è la terra dei missionari che condannarono le guerre dell’oppio; che rifiutarono il denaro richiesto dalle potenze occidentali alla Cina come ricompensa per le violenze e distruzioni subite durante la rivoluzione dei Boxer, o le usarono per creare lavoro per gli stessi cinesi. Anche l’impegno in campo educativo e nella preparazione al sacerdozio ha una lunga tradizione.
Forse, dopo questa ordinazione episcopale, la comunità cattolica di Anyang può diventare un modello, semplice ed umile, di come si può vivere l’evangelizzazione della Cina, rimanendo fedeli alla Chiesa e al papa e allo stesso tempo dialogando col governo, senza compromettere la propria missione.
20/02/2018 12:14