03/12/2020, 12.37
TURCHIA
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L’Unesco chiede di verificare i ‘cambiamenti’ alla basilica di Santa Sofia e a Chora

Inoltrata la richiesta al governo di Ankara. Gli esperti vogliono valutare “possibili alterazioni” ai due edifici patrimonio dell’umanità. Funzionari turchi hanno usato un sistema di tende e illuminazioni per cancellare le tracce cristiane. Ma Hagia Sophia continua a stupire: emerso un “angelo serafino” nascosto dai tempi dell’ultimo califfo ottomano.

Istanbul (AsiaNews) - Gli esperti dell’Unesco hanno inoltrato al governo turco la richiesta di esaminare “cambiamenti” e “possibili alterazioni” effettuate alle ex basiliche di Santa Sofia e Chora, a Istanbul. I due edifici - inseriti fra i patrimoni dell’umanità dall’agenzia Onu - nelle scorse settimane sono stati trasformati in moschee in seguito a decreto presidenziale, nel contesto di una controversia politico-religiosa che ha varcato i confini nazionali. 

Secondo quanto riferisce il sito di informazione Duvar, l’assistente del direttore generale Unesco Ernesto Ottone ha chiesto che il controllo sia effettuato dall’inviato speciale Mounir Bouchenaki, un archeologo di primo piano e fra i massimi esperti del settore. A destare “particolare preoccupazione” sono le cronache emerse nell’ultimo periodo, secondo le quali vi sarebbero stati interventi da parte delle autorità turche alle due strutture per “cancellarne” le origini cristiane e rendere più visibile la trasformazione in luogo di culto islamico.

Funzionari di Ankara hanno spiegato che, per coprire le immagini, viene usato un sistema di tende e illuminazioni.  L’islam non consentirebbe l’esposizione di immagini o statue sacre nei luoghi di preghiera, considerandole forme di idolatria.

La conversione in moschee delle antiche basiliche cristiane - poi musei a inizio ‘900 sotto Ataturk - di Santa Sofia e Chora rientra nella politica “nazionalismo e islam” impressa dal presidente Recep Tayyip Erdogan per nascondere la crisi economica e mantenere il potere. A seguito del decreto presidenziale che ne ha decretato la trasformazione, sia a Chora che ad Hagia Sophia le autorità islamiche hanno coperto con una tenda bianca le immagini di Gesù, gli affreschi e le icone che testimoniano la radice cristiana.

Intanto dalla ex basilica di Santa Sofia continuano ad emergere testimonianze del suo glorioso passato e l’importanza del patrimonio conservato al suo interno. Dopo aver rimosso una impalcatura laterale durante i lavori di restauro, i curatori hanno rivenuto un angelo a sei ali, detto “angelo serafino”. L’impalcatura copriva quel lato dal 1993; in precedenza vi era un riparo che ne occultava la vista al pubblico dal secolo scorso, ai tempi dell’ultimo califfo ottomano Abdülmecid I.

Secondo la tradizione, gli angeli serafini sono i più vicini a Dio. L’opera è parte di una serie di quattro figure di angeli presenti all’interno della odierna moschea; fra i primi ornamenti della cattedrale giustinianea, essi rappresentavano i quattro angeli biblici chiamati a custodire il paradiso.

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