07/04/2014, 00.00
INDONESIA
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L'Indonesia alle urne: dai vescovi un appello al voto, secondo valori "etici e morali"

di Mathias Hariyadi
Il Paese è chiamato alle urne per rinnovare la Camera dei deputati (Dpr). Un primo appuntamento elettorale chiave, in vista delle presidenziali di luglio. Lettera pastorale della Conferenza episcopale, che auspica una scelta "consapevole e intelligente". I prelati ricordano i valori di unità e pluralismo sanciti da Pancasila e Costituzione.

Jakarta (AsiaNews) - In vista delle elezioni generali del 9 aprile, in cui verrà rinnovata la Camera dei deputati (Dpr), i vescovi indonesiani hanno lanciato un appello contro astensione e non voto, invitando i fedeli a farsi guidare nella scelta da "valori etici e morali". In questi giorni la Conferenza episcopale (Kwi) - su impulso del presidente mons. Ignatius Suharyo, arcivescovo di Jakarta, e del segretario generale mons. Johannes Pujasumarta, arcivescovo di Semarang - auspica una scelta "consapevole e intelligente", oltre che unitaria per scongiurare la dispersione del voto cattolico. Nella lettera pastorale inviata ai fedeli, i vertici della Kwi esortano le comunità sparse nel Paese a far valere e usare i diritti civili, piuttosto che far trionfare "l'imperante scetticismo" che avvolge politica e classe dirigente di vari livelli.

Il 2014 sarà un anno cruciale per il futuro politico, sociale ed economico dell'Indonesia. La nazione è chiamata due volte al voto in pochi mesi, per rinnovare il Parlamento (9 aprile) e scegliere il futuro capo di Stato ed il suo vice (9 luglio). In molti criticano la presenza delle "solite facce" e auspicano un rinnovamento reale della politica. I recenti casi di corruzione e malaffare che hanno visto coinvolti politici, amministratori e figure di primo piano delle istituzioni, con il benestare del governo e del presidente Susilo Bambang Yudhoyono, hanno acuito la distanza fra "Palazzo e popolo".

Da qui l'invito dei vescovi al voto partecipato e responsabile: "Il vostro voto è importante - avvertono i prelati nella lettera pastorale - perché quanti saranno designati attraverso le elezioni generali, tracceranno il futuro della nazione e toccheranno tra gli altri il benessere sociale ed economico della nazione". Per questo, continuano, "fate valere i vostri diritti civili e partecipate alla vita politica della nazione, per delinearne [in prima persona] il futuro". "Essere 'Golput' [riferimento in lingua locale alla categoria degli astensionisti, ndr] significa semplicemente perdere l'opportunità di partecipare al programma di miglioramento del Paese".

Nel contesto della lettera pastorale, i prelati hanno individuato anche alcune "linee guida" generali per tracciare candidati degni di essere scelti: mentalità di larghe vedute e nazionaliste; politicamente e moralmente "pulite", senza vicende di corruzione e abusi alle spalle; generosi e "ospitali", ma non per tornaconto; che non guardano alla politica per denaro; impegnati a costruire un futuro fondato sui Pancasila e sul pluralismo, unità e apertura già tracciati dalla Costituzione nazionale del 1945.

Sempre in questi giorni il vescovo di Purwokerto mons. Julianus Sunarka ha incontrato - nel corso di una riunione a porte chiuse - dozzine di candidati cattolici, invitandoli a continuare la loro opera all'insegna dell'onestà, del rigore, dell'attenzione ai problemi più urgenti dei cittadini. L'Indonesia è la nazione musulmana (sunnita) più popolosa al mondo (l'86% professa l'islam) e, pur garantendo fra i principi costituzionali le libertà personali di base (fra cui il culto), diventa sempre più teatro di violenze e abusi contro le minoranze. I cristiani sono il 5,7% della popolazione, i cattolici poco più del 3%, l'1,8% è indù e il 3,4% professa un'altra religione. La Costituzione sancisce la libertà religiosa, tuttavia la comunità è vittima di episodi di violenze e abusi, soprattutto nelle aree in cui è più radicata la visione estremista dell'islam, come ad Aceh.

 

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