L’ira dei palestinesi contro l’Anp per la morte dell’attivista Nizar Banat
Centinaia di persone sono scese in piazza accusando Abu Mazen e i vertici dell’Autorità nazionale palestinese. L’attivista era fra le personalità più critiche della leadership locale, deceduto per le percosse subite. Il mese scorso la sua abitazione era stata crivellata da 60 proiettili. Anche Hamas accusa Abbas.
Ramallah (AsiaNews/Agenzie) - Centinaia di persone sono scese in piazza marciando in direzione della casa del presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen e del quartier generale del movimento, per protestare contro la morte dell’attivista Nizar Banat. L’uomo è deceduto ieri, dopo essere stato prelevato dalla propria abitazione a Dura, vicino Hebron, nel corso di un raid delle forze di sicurezza palestinesi. Come denunciano i familiari, durante l'operazione egli avrebbe subito percosse e violenze. Banat era fra le personalità più critiche della leadership locale e già in passato era stato più volte arrestato per reati di pensiero e di opinione.
I manifestanti hanno intonato slogan e canti, fra i quali “la gente vuole la caduta del regime” e “Abbas, non sei uno di noi, prendi i tuoi scagnozzi e vattene”. Le accuse dirette ad Abu Mazen e al suo partito Fatah sono una prova ulteriore del crollo della popolarità del movimento. L’Autorità viene considerata sempre più come un governo repressivo delle voci critiche e incapace di sostenere il confronto con gli oppositori: la cancellazione delle elezioni presidenziali e legislative previste per maggio e luglio 2021 sono, per molti, la prova più chiara e manifesta di questa deriva autoritaria.
Sulla vicenda è intervenuta anche Hamas, che controlla la Striscia di Gaza, puntando il dito contro Abbas il quale è “pieno responsabile per le ripercussioni” della morte di Barat, che era candidato alle parlamentari con la lista Freedom and Dignity. Dopo il rinvio della tornata elettorale, egli era stato fra i promotori e firmatari di un appello alla Corte europea dei diritti umani in cui si chiedeva la fine dei finanziamenti all’Anp.
Secondo quanto riferiscono fonti locali, una squadra delle forze di sicurezza ha fatto irruzione alle 3.30 del mattino del 24 giugno, abbattendo la porta con un ordigno e svegliando Banat con spray urticante spruzzato sul volto a distanza ravvicinata. Poi lo avrebbero picchiato con bastoni di legno e denudato, caricandolo su un veicolo che si è allontanato in tutta fretta. A dichiarare la morte è stato l’ospedale governativo di Hebron, ma il sospetto è che egli sia deceduto per le gravi ferite riportate nelle percosse subite all’interno di una sede dei servizi. Di recente aveva rivelato di essere stato vittima di minacce dell’intelligence palestinese e a maggio uomini armati avevano aperto il fuoco contro la sua casa, crivellandola con almeno 60 colpi mentre la famiglia era presente.
Banat, 43 anni, era stato arrestato più volte dalle Forze di sicurezza palestinesi negli ultimi anni. Sui canali social ha rilanciato critiche alle gestione governativa e attaccato singoli individui accusati di corruzione, esortando le nazioni occidentali a tagliare i finanziamenti all’Anp. Nei giorni scorsi le forze di sicurezza avevano arrestato anche Issa Amro, anch’egli critico verso i vertici palestinesi. “Sento che la mia vita - ha detto - è in pericolo come quella di Nizar Banat”.