30/07/2020, 08.36
CINA-VATICANO
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L’Accordo sino-vaticano due anni dopo. ‘Santo Padre, non rinnovi l’accordo’ (IV)

Un giovane laico della Cina del nord racconta le difficoltà sopravvenute con la firma dell’Accordo. P. Giovanni comprende la misericordia di papa Francesco verso vescovi e sacerdoti ufficiali. La repressione si è accresciuta anche verso le altre religioni, in particolare verso i protestanti.

Roma (AsiaNews) – Chiedo al Santo Padre di non rinnovare l’Accordo con la Cina, perché ciò potrebbe minacciare la sopravvivenza della Chiesa in Cina, portandoci sulla via della disperazione”: così si esprime Benedetto, un fedele della comunità sotterranea della Cina del nord. Quella di Benedetto, insieme a quella di p. Giovanni, un sacerdote della Cina del nord, sono altre due voci che vanno ad arricchire la serie di testimonianze nell’inchiesta che AsiaNews ha lanciato sulla situazione della Chiesa cinese a pochi mesi dalla scadenza dell’Accordo provvisorio fra Cina e Santa Sede. Al grido amaro di Benedetto, fa da pendant la sobria esposizione del sacerdote, che invece afferma di comprendere il passo di papa Francesco, che è un gesto di misericordia verso sacerdoti e vescovi della comunità ufficiale, talvolta divisa fra l’obbedienza al regime e l’obbedienza alla Chiesa.

Dai due racconti emergono altri due elementi. Il primo è che la repressione del regime verso la Chiesa è rivolta anche alle altre religioni, in particolare i cristiani protestanti. Il secondo è che tale repressione non è applicata allo stesso modo e con la stessa intensità in ogni punto dello sterminato Paese. P. Giovanni ricorda che vi sono anche funzionari governativi che, seguendo la loro coscienza, garantiscono libertà alle comunità, rischiando non poco.

AsiaNews ha già pubblicato tre parti dell’inchiesta, visibili qui: la prima, la seconda, la terza.

 

 

Secondo me, il dialogo e il negoziato sino-vaticano riflettono in pieno la preoccupazione e l’attenzione del papa verso la Chiesa in Cina: egli cerca in tutti i modi di sciogliere le catene che stringono il nostro corpo e il nostro cuore. Per alcuni, questo ha qualche senso, perché non devono più soffrire per i problemi della consacrazione [lecita o illecita] o della comunione sacramentale creati dalla Cina. In passato, spesso, vi sono state persone che hanno approfittato della benevolenza del papa che, per la salvezza delle persone, ha sempre perdonato. Il papa non è mai riuscito ad essere così duro di cuore da punirli o abbandonarli, ed è sempre stato disposto a liberare il loro cuore dalle catene e dai fardelli. Ma la verità è che i cuori di queste persone non hanno mai sentito il peso del loro fardello. Il punto più critico è che il papa ha forse sottovalutato la brama di potere di alcuni, la loro volontà nell’avere il controllo totale della Chiesa. Posso garantire che la pressione esercitata sulla Chiesa in una determinata zona sta diventando sempre più forte, fino a che essa non venga distrutta o almeno venga indebolita la sua influenza. A meno che la Chiesa non sostituisca il suo oggetto di fede con il “Grande Leader Kim il-sung”[ironico pseudonimo per Xi Jinping-ndr]. In alcuni posti hanno già completato questa sostituzione. In un certo senso, l’Accordo ha dato un’identità quasi legittima nel perseguire questo obiettivo.  Se non ci fosse stato il papa che ha giustificato inconsciamente questa identità, essi avrebbero comunque continuato a farlo senza nessuna riserva, con l’unica differenza è che sarebbe mancato loro un paravento per celare il loro intento. Un esempio: in una diocesi o parrocchia di “Hujian” [probabilmente si vuole sottintendere il Fujian] è stato chiesto di registrare i propri sacerdoti e luoghi di attività, altrimenti le attività non sarebbero state autorizzate. Una diocesi o parrocchia di “Huonan” [probabilmente si vuole sottintendere Henan] ha già effettuato la registrazione. Con essa si chiede di vietare l’ingresso dei minori in chiesa, pena la chiusura dei luoghi di culto. Un’altra parrocchia ha già proibito l’entrata dei minori in chiesa; in seguito, poiché gli standard della chiesa non sono conformi alle norme di prevenzione e di controllo per il coronavirus, la chiesa è stata chiusa al pubblico. Se in una contea i luoghi di culto protestanti sono troppi, viene chiesto di chiuderne qualche decina. Per quanto riguarda il motivo, sta al personale [governativo] trovarne uno: perché il numero dei fedeli è esiguo, per problemi finanziari, ecc. In ogni caso, il lavoro assegnato deve essere completato.

Non in tutte le zone succede questo. Anche nei momenti più bui della storia, vi sono sempre stati dei funzionari che hanno agito secondo coscienza e hanno protetto gli innocenti nelle proprie capacità. Il timore è che anche queste persone possono incontrare difficoltà a loro volta, in un ambiente sempre più critico. Penso che il papa non possa salvarci da questa situazione. La miglior cosa è lasciar perdere, o forse aspettare [una soluzione] nella prossima generazione.

Padre Giovanni, sacerdote, Cina del nord

 

 

Rispetto alla Chiesa nel sud, la nostra situazione è piuttosto tranquilla. Negli anni passati abbiamo avuto una nostra sede relativamente stabile; le messe domenicali, le messe solenni e tutte le attività di preghiera procedevano in modo piuttosto regolare. Tutto questo è terminato con la firma dell’Accordo provvisorio sino-vaticano del 22 settembre 2018. In vista del Natale 2018, il personale del governo locale è arrivato per dirci che il nostro luogo di incontro sarebbe bandito. Essi hanno avvertito i sacerdoti di non celebrare la messa o compiere altre attività di preghiera che, secondo il governo, sono illegali. Ora non abbiamo più un luogo per le attività di preghiera, né la messa né altri sacramenti, per non parlare delle messe domenicali e solenni. Solo di rado riusciamo a vedere il sacerdote, che viene a celebrare la messa ogni 2 settimane. Durante il periodo di pandemia, i controlli del governo sono diventati ancora più fitti, così riusciamo ad avere una messa ogni 2 o tre mesi. Roma conosce davvero le nostre sofferenze, i nostri sforzi, le nostre grida e lacrime? Tutto questo, Roma lo vede? Lo sente?

Abbiamo sentito che l’Accordo potrebbe essere rinnovato. Ma, a nome di tutti i fedeli della Chiesa sotterranea, io chiedo al Santo Padre di non rinnovare l’Accordo con la Cina, perché ciò potrebbe minacciare la sopravvivenza della Chiesa in Cina, portandoci sulla via della disperazione. Chiedo al Santo Padre di prendere in seria considerazione quanto dico, sperando che il Santo Padre preghi per tutti i sacerdoti e i fedeli della Chiesa in Cina, e preghi anche per Hong Kong!

Benedetto, laico, Cina del Nord

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