L'islam sciita iraniano dialoga con la modernità e le religioni
Qom (AsiaNews) - Un islam che studia con attenzione le altre religioni, che ha contatto con università mondiali, che si confronta con la storia, la filosofia, le scienze della modernità: è la novità stupefacente che ho scoperto durante la mia visita in Iran e in particolare a Qom, città sacra, dove sono concentrate le migliori scuole teologiche dello sciismo.
L'informazione che ci viene dal Medio oriente è spesso piena di violenze contro i cristiani, persecuzioni contro le religioni, avversione contro gli atei o il mondo secolare, tanto da far concludere che l'islam sia totalmente chiuso ad ogni confronto e in posizione di difesa verso la modernità.
Quale stupore, invece, nel visitare alcune scuole teologiche e università iraniane in cui si leggono i testi delle altre religioni, si studia in modo scientifico la storia, si dibattono filosofie e teologie moderne, le scienze matematiche e quelle umane come sociologia e psicologia.
Guardata dall'esterno, Qom sembra una piccola Mecca. Tutto ruota attorno al santuario-moschea con la cupola d'oro, che raccoglie le spoglie di Fatima Mesume, sorella di Reza, l'ottavo imam dello sciismo duodecimane. Dai quattro punti cardinali persone di ogni età, uomini e donne insieme, arrivano all'interno del santuario, depositano le loro scarpe e si dirigono attraverso le grandi sale che circondano il sacrario. I saloni splendono di colori di maiolica blu e gialla, di tappeti colorati e di lampadari solenni. Qua e là vi sono capannelli di gente che prega, altri che meditano il Corano, altri che si soffermano davanti alle tombe di personaggi defunti: un giovane piange sconsolato appoggiandosi al muro vicino alla tomba, mentre altri sostano in silenzio devoto. Vi è addirittura una sala dove, a portata di tutti, vi sono dei Corani in braille, per un gruppo di fedeli non vedenti, che prega ad alta voce toccando le pagine in rilievo. Nel sancta sanctorum, la tomba di Mesume è un'edicola coi muri ricoperti di argento e il tetto dorato. Con due percorsi diversi per uomini e donne, la folla passa vicino alle pareti, si sofferma a guardare il sarcofago attraverso le feritoie, toccando, baciando, appoggiando la fronte, bisbigliando, invocando. Nell'ora che ho trascorso nel santuario, sono passate almeno 3mila persone (v. foto).
Già questo tipo di espressione religiosa mostra la distanza fra l'islam sciita e quello sunnita. Quest'ultimo, nel sottolineare l'assolutezza di Allah, rischia di cancellare l'uomo. Ricordo che un anno fa, alla morte del re saudita Abdallah, i giornali arabi si sono premurati di dire che la sua tomba non aveva alcun segno di riconoscimento, né una scritta, né il nome, né una foto: tutto andava cancellato per onorare Allah. Qui invece, la tomba di Mesume, come quelle di diversi personaggi, sono riconoscibili e ricevono l'onore, la gratitudine, il dolore dei vivi.
L'islam sciita, forse per una certa influenza del sufismo (l'islam mistico) e per la tradizione legata ad Alì e ai suoi figli Hassan e Hussein uccisi dai primi califfi, ha sempre avuto bisogno di un qualche intermediario fra l'uomo e Dio. E mentre lo sciismo esalta il maestro spirituale che spiega, interpreta, rilegge il Corano, il sunnismo si è ossificato nella giurisprudenza, nell'applicazione delle leggi, nella lettura letteralista del Corano.
Queste mie impressioni sono confermate da un grande studioso dell'islam, il p. Samir Khalil Samir. "Le mie esperienze con gli sciiti - mi dice - sono sempre state profonde e aperte, molto più che con i sunniti. Gli sciiti ammettono una lettura interpretativa del Corano, mentre con i sunniti tale interpretazione è sempre letterale e già bloccata".
"Ieri sera - continua - è venuto all'improvviso uno studente sciita irakeno e abbiamo dialogato per quasi 2 ore su questioni spirituali: era uno scambio di profonda ricchezza, e lui legge molte cose sul cristianesimo. Stamattina sto aspettando 4 professori sciiti dell'università di Kufa (Irak) che vogliono incontrarmi. Ho sempre avuto l'impressione che gli sciiti siano molto aperti, sia dogmaticamente che spiritualmente, e che cercano di conoscerci".
La città di Qom, con oltre un milione di abitanti, ospita più di 50mila studiosi, fra seminaristi sciiti e non, laici e religiosi, che frequentano le circa 50 scuole teologiche o istituti universitari. Ognuna di queste scuole ha aule e biblioteche fornitissime di libri in tutte le lingue su ogni tipo di scienza e religione.
Fra le varie scuole visitate, vale la pena ricordare l'Università delle religioni e denominazioni (University of religions and denominations, Urd), situata poco fuori da Qom. Mi accompagna il prof. Mahdi Salehi, responsabile della rivista dell'università. Trentaquattro anni, sposato, con una figlia di quattro anni, il prof. Salehi mi spiega che iniziata come un centro di ricerche 15 anni fa, oggi l'università, il cui cancelliere è il'hojatoleslam Navab, ha circa 2mila studenti, la maggior parte iraniani. Ogni studente deve avere un buon livello di inglese per partecipare ai corsi. Presso di loro è possibile laurearsi in teologia e denominazioni islamiche, ma anche in cristianesimo, induismo, buddismo. Vi sono anche lezioni di ebraismo, tenute da professori ebrei.
L'Urd ha programmi comuni e scambi di studenti con diverse università nel mondo: Paderborn, Francoforte, Postdam, Sorbona (Parigi), Gregoriana (Roma), Mumbai...
Il team dei professori si è anche specializzato nel tradurre molte opere di altre religioni. "Per conoscere altre religioni - afferma lo studioso - occorre studiare i testi base delle religioni alle fonti, traducendole in persiano. Finora abbiamo pubblicato almeno 200 libri, fra cui 50 volumi di fonti cristiane".
"Il motto del nostro cancelliere - continua - è pure la filosofia dell'università, ed è questo: molti dei conflitti fra le religioni dipendono dal fatto che non ci si conosce l'un l'altro. Se vogliamo vivere in pace e coesistere, dobbiamo conoscerci. La filosofia di questa università è proprio la coesistenza e il dialogo fra le religioni".