Kerala, la comunità cattolica plaude al bando dell’app cinese PUBG
Il videogioco metterebbe a rischio la salute e la vita sociale di giovani e bambini. Oltre 36 milioni di indiani lo hanno scaricato sui loro smartphone. Analisti: Quella di Delhi è una rappresaglia per gli scontri con Pechino sul confine himalayano. Detrattori di PUBG: Combattere la dipendenza da queste applicazioni.
Changanassery (AsiaNews) – La comunità cattolica del Kerala ha accolto con favore la decisione del governo di mettere al bando 118 applicazioni mobili, la maggior parte cinesi, tra cui anche il popolare videogame PUBG. I giochi come PUBG metterebbero a rischio la salute e la vita sociale di giovani e bambini, che spesso ne diventano dipendenti.
Il governo ha annunciato il divieto il 2 settembre. Secondo diversi osservatori, la decisione è legata alle recenti tensioni con la Cina lungo il confine himalayano. I due Paesi condividono nell’impervia regione una frontiera di 3,488 km, per la quale hanno combattuto un breve ma sanguinoso conflitto nel 1962. Delhi rivendica ampi settori dell’Aksai Chin (che i cinesi hanno ottenuto dal Pakistan); Pechino avanza pretese sullo Stato indiano dell’Arunachal Pradesh.
Per il ministero dell’Elettronica e la tecnologia, le applicazioni bandite sono una minaccia alla sicurezza nazionale. Le autorità indiane hanno riscontrato continui accessi non autorizzati ai dati riservati degli utenti di queste app. In precedenza, il governo di Narendra Modi aveva già bloccato 61 applicazioni, tra cui la cinese TikTok, usata da 120 milioni di indiani.
PUBG, un gioco di battaglia lanciato nel 2017 dalla compagnia cinese Tencent, ha quasi 70 milioni di utenti in tutto il mondo: 36,3 milioni solo India, la metà dei quali vi accede giornalmente. Per i suoi detrattori, l’applicazione crea una pericolosa dipendenza, soprattutto fra i più giovani. Essa provocherebbe comportamenti violenti, disturbi fisici e mentali, problemi di sonno e alienazione sociale.
“Per colpa di queste applicazioni, molti giovani trascorrono intere giornate senza socializzare con i propri coetanei. Così facendo, perdono le loro capacità mentali e creative”, dichiara ad AsiaNews padre Jeemon Banglauparambil, un sacerdote della diocesi di Changanassery molto attivo nella pastorale giovanile. Secondo p. Jaeemon, il governo dovrebbe vietare altre applicazioni simili a PUBG, in modo da rendere i giovani indiani “responsabili verso se stessi e la società”.
Sijo Ambatt, presidente per l’Asia della Federazione internazionale del Movimento dei giovani parrocchiani cattolici, spiega che l’uso eccessivo di applicazioni come PUBG crea una sovrapproduzione di adrenalina, che favorisce la dipendenza dal gioco. Ciò distrae gli individui dai loro doveri quotidiani, andando a incidere anche sui livelli occupazionali. Un problema che può essere risolto solo con l’attivo intervento delle autorità pubbliche.
13/11/2020 11:39