Kelantan, il governo vuole introdurre la sharia: critiche delle minoranze e dell’opposizione
La proposta di legge sancirebbe la lapidazione per le adultere e il taglio della mano per i ladri. L’ex premier Mahathir: “È una mossa del governo per farsi alleato il partito islamico. La legge è ingiusta e non rispecchia l’islam”. Minoranze religiose: “Questa misura va contro la Carta e mette in pericolo la libertà religiosa”.
Kuala Lumpur (AsiaNews/Agenzie) – Sta sollevando numerose critiche la proposta di modifica della Costituzione malaysiana voluta dal governo, che garantirebbe l’introduzione della sharia nello Stato Kelantan, nel nord-est del Paese. L’opposizione politica e le minoranze hanno dichiarato fin da subito la sua incostituzionalità, mettendo in guardia verso un’eventuale diffusione della riforma anche in altri Stati della federazione.
A lanciare l’allarme è stato Mahathir Mohamad, 91enne ex primo ministro, che ha accusato l’attuale premier Najib Razak di corteggiare le frange islamiste per garantirsi degli alleati politici. Razak è infatti investito da uno scandalo finanziario che rischia di minare il suo futuro politico.
La proposta di inserire l’hudud (la punizione secondo la sharia) nella legislazione di Kelantan è arrivata dal Partai Islam Se-Malaysia (Pas), partito islamico del Paese. Lo scorso maggio la coalizione al governo (National Front) ha accettato di portare la discussione in parlamento. Il provvedimento introdurrebbe misure come la lapidazione delle adultere e l’amputazione della mano ai ladri.
Quello che sta accadendo, ha affermato Mahathir Mohamad, “è che Umno [United Malays National Organisation, partito di maggioranza di cui fa parte Razak ndr] si sente isolato per ciò che ha fatto Najib. In cerca di alleati, Umno sta così cercando di convincere il Pas”. Nel Kelantan, che si trova al confine con la Thailandia, ci sono già casse separate per uomini e donne nei supermercati, ed è in vigore il bando dell’alcol. Inoltre, le luci dei cinema rimangono accese durante le proiezioni.
La sharia verrebbe applicata solo ai cittadini musulmani. Mahathir Mohamad si è scagliato anche contro ciò, definendo “ingiusto” il fatto che “se un musulmano ruba, gli tagliano la mano; se ruba un non musulmano, gli danno due mesi di prigione. Questo non è islam!”.
In Malaysia, Paese a larga maggioranza islamica ma con ampie minoranze cristiana, indù e buddista, la giurisdizione del tribunale islamico si applica ai soli musulmani – soprattutto per questioni familiari e di eredità – mentre per le altre persone la Costituzione garantisce piena libertà religiosa e giurisdizione dei tribunali civili. Molto spesso però le due legislazioni entrano in conflitto.
In un comunicato congiunto pubblicato lo scorso 30 maggio, il Consiglio consultivo di buddismo, cristianesimo, induismo, sikhismo e taoismo, ha rigettato la proposta di legge. Nel documento, firmato anche da mons. Sebastian Francis, vescovo di Penang, si legge: “[Questa legge] è incostituzionale, violenta il cuore della Costituzione federale e va contro il contratto sociale […]. Essa può minare la libertà religiosa e le libertà fondamentali garantite dalla Carta. Anche i non musulmani verrebbero messi in pericolo sotto l’hudud perché non avrebbero eguali diritti”.
11/10/2022 12:54