01/10/2012, 00.00
NEPAL
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Kathmandu, senza test del DNA, irriconoscibili le vittime del disastro aereo

di Kalpit Parajuli
Nel Paese mancano strutture adeguate per fare il test. L'unica possibilità è chiedere aiuto all'India. I funzionari di governo si scaricano l'un l'altro le responsabilità del caso. Protestano le famiglie delle 19 vittime morte a bordo dell'aereo diretto sull'Everest.

Kathmandu (AsiaNews) - Il governo nepalese si rifiuta di consegnare le salme delle 19 vittime del disastro areo avvenuto lo scorso 28 settembre. Secondo la polizia i corpi sono irriconoscibili ed è necessario un esame del Dna per poterli identificare. Purtroppo il Nepal non ha la tecnologia sufficiente per fare il test e ha chiesto ad India e altri Paesi la possibilità di usufruire delle loro strumentazioni. A tutt'oggi il tempo stimato per il riconoscimento è di oltre un mese. La notizia ha scatenato l'ira dei familiari delle vittime, la maggior parte stranieri che non sono disposti ad attendere per un periodo così lungo.

Harihar Wosti, responsabile del dipartimento di medicina legale del Tribhuwan University Hospital di Kathmandu, assicura che "le autopsie sui corpi sono già state completate, ma è impossibile determinarne l'identità senza il test del Dna". Il medico aggiunge che l'unica possibilità è chiedere l'assistenza di ospedali stranieri. "I corpi - spiega - sono in condizioni terribili e se l'India accetterà di aiutarci impiegheremo più di un mese ad analizzare ogni singolo resto". Intanto, sui media locali esplode la polemica contro le autorità accusate di non collaborare con l'istituto di ricerca, evitando di assumersi le proprie responsabilità. Oggi Laxmi Prasad Dhakal, portavoce del ministero degli interni, ha confessato di non sapere nulla sul caso. Bal Krishna Ghimire, portavoce del ministero del Turismo e dell'Aviazione civile, ha invece zittito le critiche, affermando che per il momento non vi sono aggiornamenti. 

L'aereo, di proprietà della Sita Air, è caduto pochi minuti dopo il decollo dal Tribhuvan International Airport di Kathmandu. Secondo le ricostruzioni, il velivolo è entrato in collisione con un volatile di grosse dimensioni - forse un'acquila - che ha danneggiato uno dei motori che è esploso scatenando un incendio a bordo. Il pilota avrebbe tentato di atterrare vicino al fiume Manahara, ma senza successo. Nel disastro sono morte 19 persone, sette britannici, cinque cinesi e sette nepalesi, di cui tre dell'equipaggio. In questi giorni le autorità del Regno Unito hanno inviato sul luogo della tragedia un equipe di esperti per velocizzare le indagini.

Aerei ed elicotteri sono i principali mezzi di comunicazione per la popolazione nepalese. Il Nepal ha una rete limitata di strade e molte comunità tra le montagne e le colline sono accessibili solo a piedi o in aereo. L'esplosione dell'industria turistica dei trekking sull'Himalaya ha aumentato i rischi di incidenti aerei. In pochi anni le agenzie turistiche che offrono tour sul tetto del mondo sono più che raddoppiate. Per incassare più denaro, le autorità hanno abbassato gli standard di sicurezza dei trekking e dei velivoli, che vengono fatti decollare anche durante la stagione dei monsoni, caratterizzata da nebbia e piogge torrenziali. Lo scorso anno a settembre, 19 persone sono morte per la caduta di un aereo che li portava in volo turistico sul monte Everest, per una veduta dall'alto. Nel dicembre 2010 un aereo con a bordo tre membri di equipaggio, 22 persone in tutto, si è schiantato contro una montagna poco dopo il decollo da una piccola pista di atterraggio a 140 km a est di Kathmandu. I passeggeri erano soprattutto cittadini bhutanesi in pellegrinaggio e avevano noleggiato l'aereo per visitare un sito sacro buddista della zona.

 

 

 

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