24/07/2018, 14.28
CAMBOGIA
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Kampot, caccia alle streghe: Tre donne in pagoda per dimostrare la loro innocenza

Una donna e le sue due figlie sono accusate per morti e malattie nel villaggio di Kandal Tuol. Al termine di un giuramento, la pace con gli abitanti. La cultura cambogiana è molto legata all'occulto ed agli spiriti. Le credenze tradizionali sono così forti che a volte ostacolano il percorso di quanti vogliono diventare cristiani.

Phnom Penh (AsiaNews/Agenzie) – Accusate di stregoneria, una donna e le sue due figlie nel distretto di Kampong Trach (provincia di Kampot) hanno professato la propria innocenza in una pagoda. Alla cerimonia (foto), che si è svolta due giorni fa e durante la quale hanno pronunciato un solenne giuramento, erano presenti circa 170 abitanti del villaggio di Kandal Tuol, nei pressi di Kampong Trach Khang Lech. Seng Sokun Chatt, capo della polizia locale, riferisce che questi ultimi avevano accusato la 38enne Koh Sok e le figlie di essere streghe. Esse sarebbero responsabili anche per le morti e le malattie che hanno colpito i residenti della zona.

Il funzionario racconta che la funzione ha avuto luogo presso la pagoda di Dang Tong, nel vicino distretto, e che 30 tra poliziotti, militari e rappresentanti del governo locale ne hanno garantito sicurezza e svolgimento. “Entrambe le parti hanno concordato ieri di smettere di accusarsi a vicenda dopo aver bevuto l’acqua santa”, dichiara. Il secondo vice capo di Kampong Trach Khang Lech, Prum Kim Cheu, aggiunge che solo una sessantina tra gli abitanti del villaggio ne hanno bevuto, mentre gli altri hanno affermato di essere soltanto osservatori. Cheu riporta che “la donna e le sue figlie hanno giurato che se avessero davvero esercitato la stregoneria, la morte sarebbe caduta su tutta la famiglia”.

La scorsa settimana, la donna aveva chiesto protezione all'autorità comunale, dopo che i vicini avevano lanciato le pesanti accuse. Essi credono che il trio abbia appreso la magia nera dalla madre ottantenne di Koh Sok, anch'essa accusata di essere una strega. “Sostengono che l’anziana abbia eseguito rituali durante i quali avrebbe danzato e cantato i nomi di persone che in seguito sarebbero morte”, dichiara Cheu. Egli aggiunge tuttavia che, in caso di malattia, la popolazione locale “spesso preferisce affidarsi ai curatori tradizionali, piuttosto che alla medicina”.

In certi contesti sociali, il primo approccio alla malattia “consiste nello scacciare lo spirito o il sortilegio che hanno colpito la persona inferma”. Lo dichiara ad AsiaNews un sacerdote che ha vissuto in Cambogia per 20 anni. “La cultura cambogiana è molto legata all'occulto ed agli spiriti, in qualsiasi forma essi si presentino – afferma – Il buddismo, religione dominante nel Paese, si rivolge tuttavia ad altri aspetti della vita. Esso risponde ad alcune domande, ma ne lascia scoperte altre. È a quest'ultime che si rivolge il culto degli spiriti. In ogni pagoda, oltre alla statua centrale del Buddha, vi sono altarini dedicati ad entità da propiziare. Buddismo e spiriti sono aspetti culturali cresciuti insieme. Al di fuori dell'ambito della pagoda, nei villaggi del Paese vi sono figure, maschili e femminili, che si occupano di officiare le cerimonie di benedizione o realizzare amuleti che proteggono chi li indossa”.

Il legame della società cambogiana con le credenze tradizionali è così forte che a volte ostacola il percorso di quanti diventano catecumeni. “Con i miei fedeli io insistevo spesso sulla figura di Gesù che scaccia demoni e spiriti – continua il sacerdote – Cercavo di far capire loro che il Signore è più forte di tutto e che se ci si affida a Lui, non bisogna temere nulla. Una delle immagini che usavo spesso durante il catechismo è quella che raffigura il Cristo risorto che, avvolto di luce, induce gli spiriti alla fuga. La domanda che ponevo a chi voleva essere battezzato e che mi consentiva di capire se la persona fosse pronta era questa: ‘D’ora in poi a chi ti affiderai, a Gesù o a loro?’”.

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