Jining e Hanzhong, scelti i primi due vescovi dopo l’accordo Cina-Santa Sede. Quasi nessuna novità
Per Jining è stato scelto p. Antonio Yao Shun; per Hanzhong, p. Stefano Xu Hongwei. Entrambi erano già stati scelti dalla Santa Sede anni prima. Entrambe le elezioni sono avvenute in un albergo, sotto il pieno controllo delle autorità locali civili, con un unico candidato imposto. Non sembra ci sia bisogno che i prescelti siano presentati al papa per l’approvazione e la nomina. Forse solo per pura formalità.
Hong Kong (AsiaNews) - Il 9 aprile, nella diocesi di Jining (Wumeng), nella Mongolia interna, è stato eletto candidato episcopale l’ex-vicario generale rev. Antonio Yao Shun, 54enne. La cerimonia è avvenuta in un albergo sotto il pieno controllo delle autorità civili, ma presieduto da mons. Meng Qinglu, vescovo di Hohhot, la capitale provinciale. Il Rev. Yao era l’unico candidato proposto ed è stato votato da 29 sacerdoti, 4 suore e dieci laici.
L’11 aprile, ad Hanzhong (Shaanxi), il rev. Stefano Xu Hongwei, 44enne parroco della cattedrale, è stato eletto candidato episcopale per la diocesi di Hanzhong. Anche questa elezione si è svolta in un albergo sotto il pieno controllo delle autorità civili. I votanti, presieduti da mons. Dang Mingyan, vescovo della capitale provinciale, Xi’an, erano 27 sacerdoti, 3 suore, 23 laici, di cui alcuni proposti dal governo, e il candidato, anche qui unico, ha ottenuto 52 voti.
La procedura di entrambe le elezioni è stata simile: sono avvenute in un albergo, sotto il pieno controllo delle autorità locali civili; presiedute dal vescovo della capitale provinciale, con il clero diocesano, rappresentanti di suore e di laici come votanti, con un solo candidato. Entrambi erano però già stati accettati dalla Santa Sede anni prima dell’Accordo provvisorio tra Vaticano e Cina.
Pur essendo le prime elezioni di candidati episcopali dopo l’Accordo, esse non mostrano novità, dal momento che i candidati erano già stati approvati dalla Santa Sede e c’era un unico candidato imposto. L’elezione è risultata quindi abbastanza formale e poco democratica, oltre ad essere condotta in tutto secondo la procedura che era seguita prima dell’Accordo. Non sembra che ci sia bisogno che l’unico candidato venga presentato al papa per l’approvazione e la nomina, o se viene fatto, sarà solo per pura formalità.
Si aspettava che la procedura per nuove elezioni di candidati episcopali rivelasse più chiaramente i dettagli del contenuto ‘segreto’ dell’Accordo, ma data la particolarità di queste due elezioni, non lo ha manifestato e i dettagli del contenuto dell’Accordo rimangono ancora segreti.
La procedura seguita manifesta però elementi problematici: l’evento è condotto sotto il pieno controllo delle autorità civili e in un ambiente secolare, quasi come un avvenimento civile; sebbene sia chiamata elezione democratica, di fatto non lo è stata, come anche non è stata condotta secondo le richieste del diritto canonico.
Di positivo c’è il fatto che le autorità cinesi hanno accettato e sostenuto il candidato che la Santa Sede aveva già approvato, e di questo, dobbiamo ringraziare il Signore. Potrebbe essere l’unico effetto positivo dell’Accordo, anche se però anche prima dell’Accordo erano avvenute decisioni simili da parte delle autorità civili.
28/08/2019 14:40