23/05/2019, 10.36
INDONESIA
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Jakarta, torna la calma dopo la seconda notte di violenze

di Mathias Hariyadi

Il presidente Widodo promette “tolleranza zero” verso i rivoltosi. Centinaia di persone sono state arrestate in tutta la capitale. Le autorità impongono limitazioni ai social media, per prevenire la diffusione di fake news. I vescovi: “Preoccupati dalla mancanza di unità nazionale”.

Jakarta (AsiaNews) – Le strade del centro di Jakarta questa stamane sono tornate alla calma, dopo la seconda notte di scontri tra forze di sicurezza e quanti contestano l'esito delle elezioni del mese scorso, che hanno consegnato al presidente indonesiano Joko Widodo il secondo mandato. Widodo apre al dialogo “con chiunque voglia contribuire al progresso della nazione” e promette “tolleranza zero” verso chi ne minaccia la democrazia. Il candidato sconfitto, Prabowo Subianto, invita i suoi sostenitori a tornare alle proprie case per riposare, dopo averli esortati ad “evitare violenze fisiche”. I vescovi indonesiani si dichiarano “preoccupati dalla mancanza di unità nazionale”, condannano i disordini ed invitano al rispetto della Costituzione e della legge. Nel frattempo, le autorità dispongono temporanee limitazioni alle piattaforme dei social media, per prevenire la diffusione di bufale e contenuti che incitano all’odio.

I manifestanti radunati presso il quartier generale dell’Agenzia di controllo elettorale (Bawaslu) hanno cominciato a disperdersi nelle prime del giorno. Alcuni di loro si sono ritirati nel quartiere di Petamburan, base operativa del movimento islamista Islamic Defender Front (Fpi). Anche gli assembramenti in altre zone della capitale si sono dispersi. Centinaia di persone sono state arrestate in tutta Jakarta, tra cui circa 72 che hanno preso parte alla sommossa presso la sede della Bawaslu, 156 agli scontri di Petamburan e 29 ad una rivolta a Gambir. Molti dei manifestanti risultano provenire da fuori Jakarta (province di Banten, Central Java e West Java) e la polizia ha trovato buste contenenti denaro su alcune delle persone perquisite. Il portavoce della Polizia nazionale, l’isp. gen. Muhamad, ieri ha dichiarato che “gli incidenti sono premeditati ed i contestatori hanno ricevuto soldi per creare il caos”.

Poche ore dopo le dichiarazioni di Iqbal, il presidente Widodo ha convocato una conferenza stampa presso il Palazzo di Stato alla presenza dei vertici militari (foto 2). Tra questi vi erano il maresciallo capo dell'aria Hadi Tjahjanto, comandante in capo delle Forze armate indonesiane (Tni), ed il gen. Tito Karnavian, capo della polizia. “Non tollererò alcun tentativo di ostacolare la sicurezza pubblica, il processo democratico o l'unità del nostro Paese”, ha dichiarato Widodo. Il generale Wiranto ha annunciato che le autorità hanno già identificato i provocatori ed “i veri attori” dietro le violenze. Nonostante siano già in possesso di alcune prove, gli inquirenti hanno ancora bisogno di basi legali per consegnarli alla giustizia.

Questa mattina, i vescovi indonesiani hanno rilasciato una dichiarazione sulle violenze degli ultimi giorni. Il documento è firmato da mons. Vincentius Sensi Potokota e p. Paulus Christian Siswantoko, presidente e segretario esecutivo della Komisi Kerawam – la Commissione per i Laici della Conferenza episcopale (Kwi). “Siamo molto preoccupati – si legge nella nota – dal fatto che non siamo stati uniti come nazione, neanche di fronte all’annuncio della Commissione elettorale generale (Komisi Pemilihan Umum – Kpu) sui risultati ufficiali [delle elezioni]. Apprezziamo molto sia la Kpu che la Bawaslu, per l’impegno che i loro funzionari hanno profuso al fine di facilitare le operazioni di voto. Condanniamo con fermezza ogni atto di violenza e anarchia, questi non sono per noi un modo consono per esprimere divergenze e opinioni contrarie: essi appannano solo il nostro processo democratico. Mostriamo rispetto per la nostra Costituzione e le nostre leggi, poiché questo sistema legale garantisce le nostre richieste di giustizia. Speriamo anche che i leader politici e religiosi dimostrino il loro importante ruolo di promotori della coesione e diventino guardiani dell'etica e della vita sociale”.

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