Istanbul, proiettili di gomma sulle donne in piazza per la Giornata contro la violenza
Almeno 2mila persone hanno manifestato nel quartiere Taksim. Le donne chiedevano la “fine dell’impunità” nei casi di femminicidio. Nei primi nove mesi del 2019 uccise almeno 347 donne. Lo scorso anno si sono registrate 440 vittime. Nel mirino il sistema giudiziario turco che non punisce i responsabili.
Istanbul (AsiaNews/Agenzie) - La polizia turca ha utilizzato gas lacrimogeni e proiettili di gomme per disperdere la manifestazione promossa ieri da 2mila persone, in maggioranza donne, nel quartiere Taksim a Istanbul, capitale economica e commerciale del Paese. Attiviste e semplici cittadine erano scese in piazza ieri, in concomitanza con la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, istituita il 17 dicembre 1999 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Secondo quanto riferiscono i media turchi, le forze dell’ordine avrebbero bloccato gli accessi a viale Istiklal, per prevenire ulteriori dimostrazioni di piazza. Le donne avevano promosso la manifestazione, in occasione della giornata Onu, per chiedere la “fine dell’impunità” per quanti si macchiano di questi crimini.
I manifestanti, almeno 2mila secondo le prime informazioni, mostravano cartelli con la scritta “fine dell’impunità”. Altri ancora mostravano insegne con scritti i nomi delle donne uccise in casi di violenza domestica, dagli attuali compagni o da ex che non avevano mai accettato la fine della relazione.
Un’inchiesta pubblicata di recente dalla fondazione Umut (Speranza), in prima fila per la promozione del controllo delle armi in Turchia, mostra che nei primi mesi del 2019 almeno 347 donne sono state uccise in attacchi mirati contro donne. Il numero delle vittime sale a 425 perché, in alcuni casi, gli assalitori hanno colpito e ucciso anche dei parenti; 200 i feriti.
Il 20,6% degli omicidi sono stati commessi con un fucile, il 28,1% con una pistola, mentre nel 27,6% le morti sono avvenute con colpi all’arma bianca. Inoltre, nel 23,6% degli incidenti le donne sono state strangolate o picchiate a morte. La maggior parte delle vittime si contano a Istanbul (66). Le uniche province in cui non si sono registrati “femminicidi” sono Artvin, Bayburt, Gümüşhane, Karabük, Muş, Siirt, Sinop e Şırnak.
Fonti locali riferiscono che dopo un inizio pacifico, la marcia si è diretta verso Istiklal Avenue, affollata area commerciale dove è subito intervenuta la polizia in assetto anti-sommossa. Gli agenti hanno usato la forza per disperdere l’assembramento. Un fotografo dell’agenzia Afp dice di aver visto un agente sparare gas lacrimogeni e proiettili di gomma per disperdere la folla.
Ayse Baykal, di professione insegnante, racconta di aver aderito alla manifestazione per protestare contro “i nemici delle donne” e per “la fine degli omicidi”. La 25enne Ozge Cekcen aggiunge che “l’assassinio delle donne nel nostro Paese è cresciuto in modo esponenziale e la società, in generale, tende a silenziarci”.
Le statistiche ufficiali parlano di 440 donne uccise in casi di “femminicidio” lo scorso anno. Il dato era di 121 nel 2011. Attivisti e gruppi femminili accusano il sistema giudiziario turco di comminare pene troppo lievi per quanti si macchiano di violenze.