Insediamenti, sempre più profonda la frattura fra l’amministrazione Usa (uscente) e Israele
Nel suo ultimo discorso Kerry afferma che la soluzione dei due Stati “è l’unica via verso la pace”. E gli insediamenti “rappresentano una minaccia”. Replica di Netanyahu: discorso “prevenuto” e parole “sbilanciate”. Il presidente eletto Usa Trump su Twitter: “Israele resisti”. La municipalità di Gerusalemme ha rinviato il voto per il via libera a 492 nuove abitazioni nella zona est.
Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) - Si fa sempre più profonda la frattura fra la leadership di governo israeliana e l’amministrazione Obama negli Stati Uniti, ormai vicina alla scadenza del mandato. Un rapporto che si era già incrinato nei mesi scorsi e che aveva raggiunto il suo apice la scorsa settimana, quando Washington non ha opposto il diritto di veto a una risoluzione di condanna del Consiglio di sicurezza Onu per la politica coloniale di Israele nei Territori Occupati.
Nel suo ultimo discorso da segretario di Stato americano John Kerry ha affermato che “la soluzione dei due Stati è l’unica via verso la pace in Medio oriente”. Gli insediamenti, ha aggiunto, “rappresentano una minaccia”.
Il capo uscente della diplomazia statunitense non ha risparmiato critiche al governo di Israele - da sempre uno storico alleato della Casa Bianca della regione - definito “il più a destra di sempre” e fautore dell’espansione in Cisgiordania e Gerusalemme est.
La condanna Onu degli insediamenti, ha concluso Kerry, è “in linea con i valori americani”.
In risposta, il Primo Ministro Benjamin Netanyahu - finito nel mirino della magistratura per sospetta corruzione e frode, per questo sarà interrogato nei prossimi giorni - ha condannato il discorso di Kerry definendolo “prevenuto”. Secondo il leader israeliano le parole del capo della diplomazia Usa si sono rivelate “sbilanciate” e “ossessivamente concentrate” sugli insediamenti.
Secondo Netanyahu il governo Usa ha reso un servizio “alla incessante campagna palestinese pro-terrorismo” contro Israele e alimentato la posizione palestinese che rifiuta di riconoscere il diritto di Israele a esistere. “Molto semplicemente - ha concluso - Kerry non vede la realtà dei fatti”.
A difesa di Israele si è subito schierato il presidente eletto Donald Trump, il quale ha espresso in due tweet in rete la propria posizione sulla vicenda. Trump ha ricordato la “grande amicizia” fra Israele e Stati Uniti e ha aggiunto che “Israele non può essere trattata con tale disprezzo e disdegno”. Infine, egli ha invitato le autorità di Israele a resistere perché “il 20 gennaio [data del suo insediamento] arriva presto”. Pronta la replica, sempre via tweet, di Netanyahu che ha ringraziato Trump per “la calorosa amicizia e il chiaro sostegno”.
Sempre ieri, a poche ore dall’inizio del discorso di Kerry, su richiesta del premier Netanyahu la municipalità di Gerusalemme ha rinviato il voto sulla concessione di permessi di costruzione di 492 nuove case a Gerusalemme est. Insediamenti contro i quali il 23 dicembre scorso si era espresso proprio il Consiglio di sicurezza Onu, con una mozione di condanna.
Sotto il governo Netanyahu vi è stato un considerevole incremento delle colonie israeliane. Nel 2015 almeno 15mila nuovi coloni si sono trasferitisi nella West Bank.
09/02/2017 08:54
07/02/2017 08:52