13/11/2019, 12.22
LIBANO
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Inizia la seconda fase della rivolta: manifestanti contro l’esercito (Video)

di Pierre Balanian

Nella notte, un giovane druso è stato ucciso a Khalde da un militare. Scontri fra soldati e giovani manifestanti anche a Cola. Una frase mal interpretata di Michel Aoun ha innescato ancora la rivolta. Il presidente, vicino alle rivendicazioni della gente, mette in guardia sulla presenza di “manovratori” della rivolta. Il ruolo dell’emittente televisiva Al Jadeed, sempre più simile a quello di Al Jazeera durante la Primavera araba.

Beirut (AsiaNews)- Oggi il Libano è di nuovo in piazza e le strade principali sono bloccate. Un folto gruppo di manifestanti sui motorini è diretto al palazzo presidenziale per un sit-in. Intanto, ieri sera sono emerse le prime tensioni con l’esercito.

Dopo una settimana di relativa tranquillità, in cui le manifestazioni erano diminuite come numero di partecipanti e le strade riaperte dall’esercito, ieri notte è avvenuta una svolta. La scintilla sembra essere stata una frase pronunciata dal presidente Michel Aoun durante un’intervista rilasciata alle ore 21.00 dal a due giornalisti (della Tv panaraba Al Mayadeen e del giornale Al Akhbar) e trasmessa in diretta da tutte le emittenti. La frase del presidente è stata male interpretata e subito dopo l’intervista, piccoli gruppetti di 20-30 giovani si sono mossi bloccando le strade principali.

Nell’intervista, Aoun  - forse in tono paternalista - aveva espresso solidarietà ai manifestanti e riaffermato che le rivendicazioni della popolazione erano anche le sue, e che manifestando lo avrebbero aiutato ad attuare le riforme volute. Aoun ha confessato che giunto ad una certa età, egli non ha più ambizioni politiche, né interessi economici da accumulare, ma solo il desiderio di essere ricordato dalla storia. Ha ripetuto di aver chiesto ai manifestanti di scegliersi dei rappresentanti coi quali dialogare, ma di non aver ricevuto risposta. Fin qui, nulla di provocatorio.  Poi la cosiddetta ‘’frase di troppo’’: il presidente ha detto che le rivendicazioni da economiche si sono trasformate in rivendicazioni politiche e che vi sono dei manovratori estranei alle giuste rivendicazioni, che tentano di cavalcare l’onda della rivolta. Egli ha invitato ad essere vigilanti e rivolgendosi a queste mani oscure ha detto: ‘’ Non tutti quelli che stanno nel governo sono disonesti; se trovate fra loro persone non pulite, esse dovrebbero emigrare. Vi sono alcuni [provocatori] non puliti fra i manifestanti: anche essi devono emigrare perché non arriveranno mai al potere usando questi mezzi’’. Questa frase è stata subito tradotta con uno slogan: ‘’il presidente chiede al popolo di emigrare’’. La frase è stata diffusa sui social e dall’emittente televisiva Al Jadeed, che molti paragonano sempre più al ruolo avuto da Al Jazeera durante la Primavera araba.

Immediata, ma vana, è stata la nota dell’Ufficio presidenziale con la smentita e la giusta interpretazione. 

Alle 22.00, AsiaNews presente sul luogo, ha contato un gruppo di 26 persone arrivate con pneumatici per bloccare la strada che conduce alla rotatoria di Cola. E mentre i manifestanti nelle scorse settimane se la prendevano contro tutti i politici, ieri i giovani presenti insultavano solo la madre di Gibran Basil, ministro degli Esteri e segretario generale del Movimento patriottico della libertà, che raduna cristiani in opposizione alle Forze Libanesi.

A poca distanza dai luoghi avveniva il primo episodio di sangue. Sulla strada del triangolo di Khalde un altro gruppo simile a quello di Cola, aveva bloccato la strada con un sit-in improvvisato. Fin dall’inizio, l’esercito aveva fatto sapere che non avrebbe tollerato il blocco delle strade. Al rifiuto dei giovani di far passare un convoglio militare, un membro dell’esercito, di confessione drusa, ha sparato colpi d’arma da fuoco causando ‘’per errore’’ - secondo l’esercito - il ferimento del giovane Alaa Abu Fakhr, anch’egli druso. Il giovane è rimasto sanguinante a terra per un quarto d’ora prima di poter essere trasportato in ospedale dove è deceduto.

Il Leader druso Walid Jumblatt, è giunto subito sul luogo dello scontro e poi si è diretto all’ospedale. Dopo che la vittima è deceduta, egli ha invitato tutti alla calma: “Adesso è il momento della ragione’’, ha detto.

In seguito, a Cola è scoppiato uno scontro fra I giovani e l’esercito. Per la prima volta nella storia del Libano i manifestanti hanno lanciato sassi contro i militari, in uno scenario che ricorda l’Intifada palestinese.

Intanto, il governo transitorio tarda a formarsi e la vera minaccia resta la spada di Damocle dell’economia: il dollaro Usa scarseggia ormai sui mercati e ha raggiunto la soglia del 1900 lire libanesi.  Le banche rimangono chiuse.  Il motivo ufficiale è la ricorrenza della festa per la nascita del Profeta, ma la festa era  cinque giorni fa. 

 

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