28/01/2016, 15.06
INDIA
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India: due anni dopo, la legge contro la fame “non convince”

di Nirmala Carvalho

P. Irudaya Jothi sj, noto attivista sociale, commenta i risultati della legge che doveva eliminare la fame in India. Nella sua formulazione originale, la normativa era diretta ad ampie fasce sociali. Alla fine alcune di queste sono state escluse. Rimangono i dubbi sulla corruzione nella distribuzione del cibo. La Chiesa impegnata in prima linea per dare visibilità al problema della fame.

Calcutta (AsiaNews) – A due anni dall’approvazione del Food Security Bill “che avrebbe dovuto contribuire in maniera determinante a eliminare la fame e la malnutrizione per 800 milioni di indiani, i risultati non sono incoraggianti. Dato che la maggioranza della popolazione è povera e il programma alimentare copre solo i due terzi di essa, significa che tantissime persone nel Paese sono affamate!”. Lo dice ad AsiaNews p. Irudaya Jothi sj, coordinatore del Right to Food Campaign, network di oltre 500 Ong del West Bengal. Il gesuita, noto attivista e coordinatore di “Udayani” (la formazione sociale dei gesuiti a Calcutta), commenta i risultati amari di quello che era stato proposto come tra i programmi di governo più ambiziosi della storia recente dell’India.

Il Food Security Bill (anche noto con il nome di Nfsa, National Food Security Act) è stato lanciato nell’agosto 2013 dall’allora governo guidato dal Congress di Sonia Gandhi. In seguito la legge è stata ratificata in Parlamento, non senza suscitare dubbi da parte degli esperti, preoccupati per l’interesse che le ingenti somme di denaro avrebbero potuto attirare da parte degli amministratori corrotti, ai quali spetta la distribuzione degli aiuti.

Nella sua formulazione originale, il decreto imponeva di distribuire 5 kg di cereali a persona ogni mese, a un prezzo calmierato di 1-3 rupie al chilo; pasti gratuiti a donne incinte, madri che allattano, bambini tra i sei mesi e i 14 anni, bambini malnutriti e senzatetto. Invece una volta approvato il testo, alcune categorie sono state escluse e in India ancora oggi tantissime persone muoiono di fame.

P. Jothi riferisce: “Secondo il sondaggio nazionale 2015-2016 sulla salute delle famiglie, in West Bengal il numero dei bambini malnutriti al di sotto dei cinque anni è più alto oggi rispetto al 2005”. “La Chiesa cattolica e i gruppi civili si sono battuti con forza per l’approvazione di questa legge, per fare in modo che avesse visibilità, attraverso sit-in e proteste”. Ma i risultati ottenuti per ora non soddisfano le aspettative.

Nonostante questo, “la Chiesa continua a lavorare per le popolazioni svantaggiate, seguendo l‘esempio di Madre Teresa e delle Missionarie della Carità. Gesù con le sue parole e i suoi gesti nutriva gli affamati e dava da bere agli assetati. E noi in quanto suoi seguaci dobbiamo continuare nel lavoro di misericordia e assicurare un miglioramento del sistema e rimedi su larga scala”.

Un ringraziamento particolare va infine ad AsiaNews, “che ci ha aiutato a dare voce a queste terribili condizioni di vita e ad attirare l’attenzione del pubblico e delle autorità sul problema della fame e della malnutrizione”.

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