07/06/2006, 00.00
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India: conferenza stampa sulle violenze contro i cristiani interrotta da attivisti indu

di Nirmala Carvalho

Un gruppo di uomini ha forzato l'ingresso e ha iniziato a urlare e a compiere atti di vandalismo. Alla conferenza erano presenti anche le due ragazze che il 28 maggio scorso hanno subito violenze sessuali per non aver abiurato il cristianesimo.

Bhopal (AsiaNews) - Un gruppo di attivisti indù ha fatto irruzione ed ha interrotto una conferenza stampa organizzata dall'associazione cristiana Madhya Pradesh Christian Association (Mpca). Alla conferenza erano presenti le due donne cristiane che alcuni giorni fa hanno subito violenze di gruppo per non aver abiurato il cristianesimo.

Indira Iyengar, presidentessa del Mpca, stava illustrando la problematica del fattore religioso in India ed in particolare delle sofferenze che devono subire i cristiani. All'improvviso gli attivisti del gruppo indù Bajrang Dali sono entrati con la forza e hanno iniziato ad urlare e a dire che bisogna smettere di screditare la loro religione. Devendra Singh Rawat, leader del gruppo, ha urlato: "non permetterò di gettare fango sulle organizzazioni nazionaliste indù". Iyenger ha tentato di rispondere alla provocazione, ma il gruppo ha iniziato a compiere atti di vandalismo. Più tardi è arrivata la polizia che ha chiesto sia agli attivisti che a Iyenger di sgomberare la sala.

Il governo del Madhya Pradesh ha reso noto di disapprovare la condotta del gruppo indù. "Nessuno ha il diritto di interrompere un incontro – ha dichiarato il Ministro per le relazioni pubbliche Narendra Singh Tomar - cose di questo genere non dovrebbero accadere".

"Godono del favoritismo degli apparati statali", contesta ad AsiaNews padre Anand Muttungal portavoce della conferenza episcopale del Madhya Pradesh. "Si comportano con arroganza, è grave che siano arrivati al punto di interrompere con la forza una conferenza stampa organizzata da cristiani". "Cercano di intimidirmi, vogliono che mi arrenda", aggiunge Iyengar ad AsiaNews. "Il loro atteggiamento – continua - è gravissimo: hanno urlato in pubblico contro di me, e questo non è solo mancanza di rispetto nei confronti dei cristiani ma anche contro i diritti basilari di ogni donna".

Intolleranza religiosa e violenza ai danni delle donne sono anche i temi dei un comunicato stampa di John Dayal, presidente dell'All India Catholic Union. "Chiediamo  al governo - si legge nel comunicato - di non chiudere gli occhi ed arrestare chi compie reati di violenze. Chiediamo anche che la polizia registri le denunce e investighi sui casi di azioni violente ai danni di componenti della comunità cristiana". Le due ragazze del Madhya Pradesh violentate il 28 maggio per non avere abiurato il cristianesimo avevano infatti denunciato l'accaduto alla polizia, che però si era rifiutata di registrare la denuncia in quanto nel caso sono coinvolti uomini influenti dal punto di vista politico e vicini al governo dello Stato. La denuncia è stata inoltrata solo dopo l'intervento del Distretto superiore e del Sovrintendente della polizia.  

"Le donne – continua Dayal – sono la parte più vulnerabile della nostra società. La condanna in caso di violenze dovrebbe essere netta. Sappiamo da statistiche ufficiali che in India ogni mezz'ora viene violentata una donna, e ogni 75 minuti viene uccisa una donna. Nella maggior parte dei casi viene bruciata perché non ha a disposizione una dote sufficiente. Inoltre, secondo i dati della polizia criminale, i casi di feticidio femminile sono raddoppiati nel 2004. La capitale New Delhi è il posto meno sicuro per le donne: si registrano un terzo dei casi di violenza. Alcune di queste donne sono cristiane. La maggior parte di questi casi però non sono a sfondo religioso. Il caso delle due ragazze del Madhya Pradesh è diverso, e ricorda la violenza di gruppo nei confronti delle suore a Jhabua diversi anni fa. Le due ragazze sono vittime di una decisione programmata in modo brutale da un gruppo di persone. Hanno attaccato i cristiani nel villaggio di Nadia il 28 maggio alle 10 di sera, hanno picchiato gli uomini, gli hanno strappato le mogli e le hanno violentate. I colpevoli sono stati identificati – denuncia Dayal - , si chiamano Lulla, Nandla, Kalu, Rewal Singh, e Sakaram, provengono tutti dallo stesso villaggio".

Nella sua dichiarazione, Dayal chiede ordinanze e misure per fermare le violenze e tutelare le minoranze religiose sia al parlamento statale che al governo federale.

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