02/10/2008, 00.00
CINA
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In carcere, l’attivista Hu Jia rischia la vita

Human Rights Watch denuncia il grave peggioramento della salute di Hu, detenuto da dicembre per reati “d’opinione”, e ne chiede l’immediato rilascio. Va liberata pure la moglie Zeng Jinan, agli arresti domiciliari da mesi con il figlio neonato.

Pechino (AsiaNews/Hrw) – Sono molto peggiorate le condizioni di salute di Hu Jia, attivista per i diritti umani detenuto dal dicembre 2007 e condannato lo scorso 3 aprile a 3 anni e mezzo di carcere per aver criticato il governo. La ong Human Rights Watch denuncia che in carcere Hu rischia la vita e chiede pure che cessi la stretta sorveglianza verso sua moglie Zeng Jinan, agli arresti domiciliari da mesi con la figlia neonata Qianci.

Hu, 34 anni, è noto nel Paese per le sue battaglie a favore dei malati di Aids.  Ha sempre combattuto per uno sviluppo democratico della Cina, per un’assoluta libertà religiosa nel Paese e per una revisione della situazione del Tibet, che “dovrebbe essere libero di decidere del suo futuro”. Con il tempo è diventato anche una sorta di punto centrale della dissidenza cinese: ha raccolto articoli, preparato ricorsi legali e presentato alla comunità internazionale l’opera di tutti gli altri oppositori del regime. Ha collaborato con i media stranieri e con le ambasciate, fornendo materiale sulle violazioni ai diritti umani commesse dal Partito comunista. E’ in carcere per “istigazione alla sovversione contro lo Stato” per avere criticato il governo per le violazioni di diritti commesse durante l’organizzazione delle Olimpiadi. E’ stato condannato in un processo in cui gli sono stati limitati persino gli incontri con l’avvocato. Il suo arresto è avvenuto nella vera campagna contro i difensori dei diritti che ha preceduto i Giochi di Pechino.

Hu soffre di cirrosi epatica, dovuta a una cronica epatite B. La moglie Zeng ha documentato sul suo blog il peggioramento della salute in carcere, ma le autorità di sicurezza hanno più volte negato cure mediche presso un centro specializzato. Da ultimo, il 16 settembre hanno risposto a Zeng che il marito non può ricevere permessi medici perché “è disobbediente”, rifiuta di stare “tranquillo” e viola le regole della prigione. Per questo Hrw chiede l’immediata liberazione di Hu, o almeno che sia portato dove può ricevere le necessarie cure mediche.

In prigione gli sono anche confiscate le lettere che scrive e sono proibite visite della moglie e di altri parenti, perché – hanno detto a Zeng – “insiste a dare consigli su come migliorare la [vita in] prigione e non rinuncia a sostenere i diritti umani, così che crea problemi per il personale e la direzione del carcere”.

Zeng è agli arresti domiciliari dal 18 maggio 2007, insieme alla figlia di 10 mesi, sottoposta a rigida sorveglianza della polizia. Hrw denuncia che in Cina gli arresti domiciliari sono irrogati in via extragiudiziale senza una condanna. Il 7 agosto 2008, giorno prima dell’inizio delle Olimpiadi, la donna è stata portata in modo coatto e senza poter avvertire nessuno nella città costiera di Dalian, dove è stata fino al 23 agosto, giorno prima del termine dei Giochi. “Per 16 giorni – ha poi scritto nel blog – non ho saputo nulla del mondo. Solo funzionari con uniformi della polizia nel cortile”.

Sophie Richardson, responsabile di Hrw per l’Asia, spiega che “la sorveglianza ininterrotta di Zeng e della figlia non solo viola diritti fondamentali, ma è una punizione collettiva per le attività di Hu”.

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