20/09/2010, 00.00
CINA
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In Cina sono in costante aumento le cause di lavoro

Paghe arretrate, salari inferiori al minimo, cattive condizioni di lavoro. Esperti: il sindacato unico statale non tutela gli operai, occorre creare sindacati indipendenti. La difficile situazione dei migranti.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Nella Cina comunista sono in continuo rapido aumento le cause di lavoro, per ottenere il pagamento di salari pregressi o migliori condizioni di lavoro. Il sindacato unico statale spesso non tutela i diritti degli operai, schierandosi dalla parte della produzione gestita da industrie collegate ai governi locali. Così gli operai possono solo scendere in sciopero oppure fare causa.

Secondo dati ufficiali, nel 2008 le cause di lavoro sono state 295mila, +95% rispetto al 2007. Nel 2009 sono salite a 318mila e nei primi 8 mesi del 2010 sono 207.400.

Pechino dice che l’aumento delle cause è anche conseguenza della crisi economica globale degli anni scorsi, che ha fatto fallire molte fabbriche che hanno chiuso senza pagare i salari. Ma riconosce che ciò dipende anche dalle misere condizioni di lavoro tuttora esistenti in molte fabbriche: quest’anno una serie di scioperi, soprattutto in ditte a capitale estero come quelle automobilistiche giapponesi o la taiwanese Foxconn, hanno evidenziato che nelle fabbriche le condizioni di lavoro sono spesso ancora alienanti e peggiori delle previsioni di legge.

Sun Jungong, portavoce della Corte Suprema cinese, osserva che “molte imprese, specie quelle che esportano i prodotti, non soddisfano le richieste degli operai per migliori paghe”: per “massimizzare i profitti e ridurre al minimo i costi” arrivano a “violare i normali diritti dei lavoratori” e a sfruttarli.

Secondo un recente studio del prestigioso China Labour Bullettin, basato su dati ufficiali su un campione di 350 operai, a Hainan circa  un sesto dei lavoratori migranti guadagna meno di 500 yuan al mese (meno di 50 euro), molto meno del salario minimo imposto per legge.

E’ affermazione comune che le riforme normative del 2008, per il salario minimo e i diritti dei lavoratori, sono state attuate solo in parte. Il 55% percepisce tra 500 e 100 yuan e solo una minoranza del 5% raggiunge i 2mila yuan mensili. Nella zona la paga minima mensile va da 680 a 830 yuan, secondo le città e le diverse imprese. Altri operai della zona lamentano che lavorano senza contratto o che il datore di lavoro è in arretrato anche di mesi con il pagamento dei salari.

Sempre nella zona, la paga mensile di un lavoratore residente sfiora i 2.500 yuan.

Quale soluzione, sempre più studiosi insistono sulla necessità di sindacati indipendenti, almeno a livello delle singole fabbriche o aziende, visto che il sindacato ufficiale All-China Federation of Trade Unions, controllato dallo Stato e con oltre 170 milioni di iscritti, raramente sostiene le ragioni dei lavoratori contro i datori di lavoro. Secondo alcuni, succede anche perché nelle aziende spesso ci sono interessi di governanti locali.

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