15/12/2018, 09.00
INDIA
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In Bengala, la futura 'vigna del Signore' per i missionari del Pime (Foto)

La nuova parrocchia sorgerà a Kadu Banga, nella diocesi di Bagdogra. Nella zona vivono 400 famiglie di cattolici. La popolazione lavora in stato di schiavitù nelle piantagioni di thè. Il compito del nuovo pastore sarà “far crescere nella fede e ridare dignità umana a queste persone”.

Eluru (AsiaNews) – Dopo 160 anni nel sud dell’India, il Pime “è pronto per esplorare nuove missioni nel nord, nella zona del Bengala”. Lo dice ad AsiaNews p. Rayarala Vijay Kumar, superiore regionale dell’istituto in India. Per la congregazione, afferma, “è come riscoprire le origini della nostra presenza nella penisola indiana”. La nuova parrocchia sorgerà a Kadu Banga, nella diocesi di Bagdogra, entro la fine del 2019. Si tratta di un’area lussureggiante nella regione montuosa del Darjeeling, dove vivono 400 famiglie di cattolici ma manca la presenza fissa di un sacerdote. Nel Bengala, afferma il superiore, “si respira un’aria missionaria. È una zona che richiama il carisma del Pime, che è aprire vigne del Signore nelle periferie dell’umanità”.

Nel 1855 l’istituto missionario ha mosso i primi passi nel Bengala centrale, in quello che oggi è il territorio bengalese di Dinajpur a nord del fiume Padma (il nome che assume il fiume Gange appena passata la frontiera in Bangladesh). Dopo la spartizione dell’impero britannico, l’opera dell’istituto in India si è concentrata negli Stati meridionali del Telangana e dell’Andhra Pradesh.

A soddisfare i numerosi tentativi di portare una presenza missionaria permanente nel nord dell’India, “è stato il vescovo locale, mons. Vincent Aind, molto legato al Pime”. Nella zona, oltre ai cattolici, vivono indù e “Bhagath”, cioè gruppi etnici che venerano spiriti maligni. Nonostante il culto di queste divinità sia molto radicato nella società, sottolinea il sacerdote, “è possibile annunciare il Vangelo anche tra di loro. È stato proprio il vescovo a dirci che essi aspettano una luce nuova. Pertanto, da una parte, incrementeremo la cura pastorale dei cattolici già presenti; dall’altra faremo attività di evangelizzazione tra i non cristiani”. Una sfida ulteriore è quella che riguarda i rapporti con i gruppi protestanti locali. Il compito dei missionari, afferma, “sarà spiegare loro il culto della Madonna, che invece essi considerano come una forma d’idolatria”.

Il Darjeeling è noto a livello mondiale per il thè che qui si produce. Il territorio della parrocchia è circondato da piantagioni, dove vivono braccianti agricoli “ridotti in schiavitù dai grandi proprietari terrieri. Non possiedono la terra che coltivano, vengono sfruttati e trattati come schiavi. Il nostro compito sarà restituire loro la dignità umana, liberarli dagli schemi agricoli tradizionali e creare forme di coscienza autonoma”.

Per liberare i ragazzi dallo sfruttamento nei campi, il Pime vuole aprire un Vocational Training Centre, “cioè una scuola tecnica in cui gli alunni possano apprendere lavori manuali non specializzati, in modo che imparino a fare un po’ di tutto, come idraulici o elettricisti, e possano trovare subito un impiego”. A seguire tutti loro è stato designato un missionario, p. Prashanth Gunja, “che si trova già sul luogo e sta imparando l’hindi. Egli si occuperà di animazione per i giovani, ma occorre che sia affiancato da un sacerdote adulto”. Su questa seconda figura, che dovrebbe essere il parroco della futura parrocchia, assicura p. Rarayala, “ci stiamo pensando”. “La zona – conclude – ha bisogno di un pastore che accompagni questa gente, li conforti e li faccia crescere nella fede. Dobbiamo portare la nostra testimonianza e ridare dignità umana a coloro che vengono sfruttati, lavorare con loro, creare legami d’amicizia vivendo con loro”.

Nuova missione del Pime nel Bengala
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