31/08/2009, 00.00
VIETNAM - VATICANO
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Il regime vietnamita usa i discorsi del papa per dividere la Chiesa e arrestare i fedeli

di J.B. An Dang
Le parole di Benedetto XVI ai vescovi vietnamiti usate per criticare i vescovi, i sacerdoti e i fedeli che hanno affondato la Chiesa nella “corruzione spirituale”. Accuse anche a sacerdoti che “pianificavano” un rovesciamento del regime. Arresti di blogger e dissidenti.

Hanoi (AsiaNews) – Un giovane catecumeno cattolico, autore di un blog, è stato arrestato il 27 agosto scorso. Fonti locali di AsiaNews affermano che la polizia si prepara a una nuova serie di arresti di persone che osano criticare il modo distorto con cui i giornali del regime presentano il discorso di Benedetto XVI ai vescovi vietnamiti durante la loro recente visita ad limina (Cfr. Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede 27.06.2009)

P. Peter Nguyen Van Khai, sacerdote redentorista di Hanoi, ha confermato ad AsiaNews “l’arresto di Bui Thanh Hieu, un giovane catecumeno della diocesi, che stava studiando il catechismo per ricevere il battesimo”. “Il suo arresto – ha aggiunto una suora – non sarà l’ultimo. Molti blogger cattolici hanno criticato la ‘vergognosa distorsione’ con cui i media statali hanno presentato il discorso di papa Benedetto XVI ai vescovi ad limina. Tutti loro rischiano l’arresto”.

Lo scorso 24 agosto, Vietnam Net, un media statale, ha pubblicato un articolo dal titolo “Un buon cattolico è un buon cittadino”. L’articolo cita diverse frasi del papa,  tendendo a mostrare che “Benedetto XVI ha criticato con forza i vescovi di preoccuparsi di più per i preti che dovrebbero tendere alla santità, così da guidare il loro gregge a vivere come il papa si aspetta, cioè come buoni cattolici e buoni cittadini”.

L’articolo cita due frasi di Benedetto XVI: “il sacerdote deve approfondire la sua vita interiore e tendere alla santità” e “i laici cattolici dovrebbero dimostrare con la loro vita basata sulla carità, l'onestà, l'amore per il bene comune, che un buon cattolico è anche un buon cittadino”. Da qui esso conclude che in Vietnam i sacerdoti non approfondiscono la loro vita spirituale, né tendono alla santità; i laici non hanno carità, onestà, amore e non sono nemmeno buoni cittadini.

È chiaro il tentativo di stigmatizzare le manifestazioni dei cattolici negli ultimi mesi, l’impegno dei sacerdoti per la giustizia e per i diritti umani; l’impegno dei laici che lottano per difendere i diritti alla libertà religiosa. Secondo p. Joseph Nguyen di Hanoi, l’impressione che si trae dall’articolo è che “lo stesso Benedetto XVI ha insultato la Chiesa in Vietnam per la sua corruzione spirituale”.

L’articolo condanna anche i vescovi vietnamiti. Prendendo spunto da un altro passo del discorso del papa, in cui egli afferma che “una sana collaborazione fra la Chiesa e la comunità politica è possibile”, l’articolo conclude con “evidenza cristallina” che i vescovi non sono stati pazienti e dialogici per nulla nel loro rapporto con il governo e che mantengono un’attitudine ostile verso il potere comunista.

In realtà, come dimostrano tutti i casi di frizione dei mesi scorsi ad Hanoi, Ho Chi Minh City, Vinh, Hue, i vescovi hanno sempre richiesto il dialogo con il governo, ma per tutta risposta la polizia vietnamita ha picchiato, criticato, arrestato fedeli e messo in pericolo di vita alcuni sacerdoti.

Nel suo discorso Benedetto XVI afferma che “essa [la Chiesa] non intende assolutamente sostituirsi ai responsabili governativi”. L’interpretazione che l’articolista dà è che il papa sapeva già da tempo di un complotto di sacerdoti cattolici che volevano rovesciare il governo, suggerendo ai vescovi vietnamiti di identificare e isolare i responsabili.

Una suora fa notare che il giorno dopo, lo stesso articolo è stato pubblicato da altri giornali che domandavano urgenti punizioni e arresti per i sacerdoti di Thai Ha e di  Vinh, che da tempo chiedono il ritorno delle proprietà della Chiesa, sequestrate un tempo per il “bene del popolo” e oggi in vendita per scopi privati.

La manipolazione del discorso di Benedetto XVI ha creato molta frustrazione fra i cattolici vietnamiti e attraverso i blog hanno cominciato a esprimere le loro opinioni, criticando i media sotto il controllo statale e pubblicando il discorso originale del papa.

Molti si domandano se è ancora possibile che i fedeli collaborino con un governo così tiranno, che promuove ingiustizia e politiche contro la fede cattolica, come nel caso del controllo sulla popolazione e il family planning.

Per tutta risposta, il governo vietnamita ha incominciato ad arrestare diversi blogger. Prima di Bui Thanh Hieu, la polizia ha arrestato il blogger Huy Duc, che lavorava al Saigon Tiep Thi (Saigon Marketing). Huy aveva osato mostrare apprezzamento per la caduta del “muro della vergogna”, quello di Berlino, e per la caduta del regime sovietico, che aveva prodotto anni di miseria per le popolazioni dell’Est Europa.

 

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