11/12/2017, 08.50
IRAQ
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Il premier irakeno annuncia la fine della guerra contro l’Isis. Ma resta l’ideologia jihadista

Al-Abadi conferma che le forze irakene “hanno assunto il completo controllo” del confine fra Iraq e Siria. Egli parla di vittoria frutto di “unità e determinazione” e ottenuta “in poco tempo”. In precedenza la Russia aveva definito “compiuta” la missione in Siria contro il Califfato. La vittoria militare non implica però lo sradicamento della dottrina fondamentalista. 

 

Baghdad (AsiaNews/Agenzie) - Il Primo Ministro irakeno Haider al-Abadi ha annunciato la fine della guerra, durata tre anni, delle forze di sicurezza per cacciare le milizie dello Stato islamico (SI, ex Isis) dal Paese. La comunicazione ufficiale è giunta il 9 dicembre scorso, durante la quale il premier ha sottolineato che “le nostre forze hanno assunto il completo controllo del confine fra Iraq e Siria” mettendo fine alla “guerra contro Daesh [acronimo arabo per lo SI]”. 

Durante una conferenza stampa al-Abadi ha affermato che il “nemico” voleva “uccidere la nostra civiltà”, ma “abbiamo vinto grazie alla nostra unità e alla nostra determinazione”. Egli ha quindi sottolineato che “abbiamo trionfato in poco tempo”. 

Le milizie del Califfato, comparse per la prima volta nell’estate del 2014, hanno conquistato gran parte dei territori fra Siria e Iraq, arrivando a controllare fino alla metà dei due Paesi nel momento di massima estensione. Sotto il loro dominio si sono consumate alcune fra le più gravi atrocità della storia recente, in particolare contro la minoranza musulmana yazidi

Nell’ottobre dello scorso anno il governo irakeno, sostenuto da una coalizione internazionale a guida Usa, ha lanciato una imponente offensiva contro Mosul, roccaforte del Califfato in Iraq. Dopo circa un anno la coalizione anti-jihadista ha confermato la liberazione dell’area. Nel fine settimana la dichiarazione finale del Primo Ministro, che parla di “buona novella: la liberazione da parte delle forze irakene di tutto il confine fra Siria e Iraq”. Il premier non ha citato il grande contributo alla liberazione di Mosul dato dalle truppe peshmerga curde, ora intensione con il governo centrale dopo il referendum per l'indipendenza del Kurdistan.

L’annuncio ufficiale di al-Abadi giunge a due giorni di distanza dalla nota dell’esercito russo, che ha definito “compiuta” la missione di combattere l’Isis nella vicina Siria. Tuttavia, analisti ed esperti sottolineano che la vittoria militare non implica anche la sconfitta definitiva dell’ideologia jihadista nell’area, ormai radicata in una parte della popolazione. Un pericolo evidenziato anche da sacerdoti della piana di Ninive, nel nord dell’Iraq, interpellati da AsiaNews secondo cui resta presente la “minaccia”.

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