05/07/2005, 00.00
LIBANO
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Il patriarca Sfeir: mai più scontri tra cristiani

di Youssef Hourany

Il cardinale, che ha ricevuto Saad Hariri, ha chiesto di non dimenticare il dramma dei libanesi rifugiati in Israele.

Beirut (AsiaNews) - La speranza che non si verifichino più "incidenti" come quello di Koura, costato la vita a due cristiani, in seguito a scontri tra seguaci di Souleiman Frangieh e Samir Geagea è stata espressa dal patriarca maronita Nasrallah Sfeir, che ha anche incontrato Saad Hariri, che sta compiendo n giro di visite alle principali autorità del Paese. "Il Patriarca – ha detto Hariri ad AsiaNews al termine del colloquio – ha sempre delle idee per unificare il Paese. Noi vogliamo coordinarci con tutti, perché in fin dei conti il Libano appartiene a tutti e tutti noi dobbiamo coesistere: In quanto libanesi noi siamo capaci di gestire il Paese e non dobbiamo litigare".

Il patriarca Sfeir, dal canto suo, prendendo spunto proprio dall'accaduto a Koura ha chiesto "che la saggezza prevalga sull'irresponsabilità, che mette in pericolo la vita della gente, e che il senso del perdono possa prendere il posto della vendetta". Il cardinale ha fatto anche sapere di aver inviato le sue condoglianze alle famiglie delle vittime ed auguri di pronto ristabilimento ai feriti.

Delle uccisioni ha parlato anche Fragieh: in una conferenza stampa ha ringraziato le Forze libanesi per non aver dato rilevanza politica all'accaduto, pur grave. Egli ha anche ricordato di aver detto che non darà copertura ai suoi seguaci che commettessero atti di tal genere. "C'è uno Stato – ha ripetuto - e la giustizia deve seguire il suo corso, anche se colui che ha sparato è un Fragieh". L'ex ministro ha rivelato di essere in contatto con la famiglia dello sparatore, del quale afferma di non conoscere il rifugio, per convincerlo a costituirsi. "Questo incidente – ha ammonito – ci ricorda quello che precedette la strage di Ehden, nel 1978, e non vogliamo assolutamente replicare quel genere di esperienza".

Frangieh ha poi ribadito di essere favorevole alla liberazione di Samir Geagea, leader delle Forze libanesi. Rispondendo ad alcune domande, l'ex ministro ha sostenuto di essere attualmente "fuori dal potere" e che quindi non c'è problema di un ministero da affidargli. Ha anche sostenuto che il riavvicinamento tra il generale Michel Aoun e Saad Hariri, del quale apprezza la politica della mano tesa, gli sembra una buona cosa, "anche se dispiace a Walid Joumblat, che non tiene conto che dei suoi interessi personali".

Nel corso della messa di domenica scorsa, intanto, il patriarca Sfeir ha sollevato la questione dei libanesi che si trovano in Israele ed ha esortato le autorità libanesi a non ignorare il problema, "soprattutto in questo momento, nel quale si va verso una riconciliazione globale". "Questi cittadini – ha aggiunto – sono stati spinti dagli avvenimenti a rifugiarsi in Israele. Ora hanno due possibilità, l'una poco meno grave dell'altra: debbono optare per la nazionalità israeliana e restare per sempre nel Paese, oppure emigrare verso un altro Stato. Rifiutando entrambe le opzioni, i rifugiati insistono invece per rientrare in patria".

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