15/03/2021, 08.54
LIBANO
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Il patriarca Beshara Rai contro Hezbollah: all’esercito il monopolio delle armi

Nell’omelia della messa domenicale il porporato solidale con la “collera” della popolazione. All’esercito il compito di difendere la democrazia, la sovranità e la neutralità della nazione. Ai giovani e ai manifestanti, speranza del domani, chiede di non bloccare le strade ed evitare scontri con i militari.

Beirut (AsiaNews/Agenzie) - Il patriarca maronita, il card. Beshara Raï, torna a parlare di nuovo della crisi politica e istituzionale che attraversa il Libano, criticando - seppur in maniera implicita - il movimento sciita filo-iraniano Hezbollah. In una tensione che dura da tempo con il partito estremista sciita, il porporato ha bollato come inconcepibile l’avallo del possesso illegale di armi e solo l’esercito è titolato ad averne il monopolio. 

Durante l’omelia della messa celebrata ieri, il card. Raï ha detto di comprendere “la collera del popolo” e quella “dell’esercito” che è diretta emanazione del popolo ed è “inconcepibile” metterli l’uno contro l’altro. Esso appartiene “a tutta la popolazione libanese, nessuno ha il diritto di farne un esercito per la fazione al potere”.

Poiché l'esercito, ha affermato il primate maronita, rappresenta il baluardo della democrazia, non deve fomentare la repressione “e in tutte le sue componenti è simbolo di unità nazionale”. “Proteggendo questa, essi proteggono la patria, la sua sovranità e la sua neutralità positiva”. Il porporato ha poi criticato i responsabili al governo, per aver intimato ai militari di riaprire le strade bloccate dai manifestanti, mentre il comandante in capo, gen. Joseph Aoun, ha attaccato la classe politica per aver lasciato che l’esercito sprofondasse nella crisi.

Il card. Raï si è poi rivolto anche ai manifestanti, tornati ad occupare la piazza. “I giovani rivoluzionari - ha detto - sono la speranza del domani. Noi li esortiamo a serrare le fila, ad armonizzare le rivendicazioni e a rendere indipendente il loro movimento, di modo che la rivoluzione sia promettente è distruttiva”. 

Infine, un nuovo richiamo alla classe politica e dirigente perché formi un governo di persone qualificate, capaci di intraprendere un cammino di riforme, che lavorino per salvare il Libano e non per la difesa degli interessi personali, di parte e confessionali. Egli ha poi criticato il blocco delle strade da parte dei dimostranti, invitandoli a privilegiare proteste nelle piazze pubbliche per scongiurare scontri con l’esercito o la polizia. “La popolazione - conclude il primate maronita - è ostaggio delle lotte di chi è al potere [...] nonostante tutti gli appelli internazionali e gli aiuti popolari, come se avessero perso ogni coscienza nazionale e ogni compassione”.

Nella messa celebrata ieri nella chiesa di san Giorgio dei greco-ortodossi, il metropolita Élias Audi ha criticato con forza i leader politici, che hanno “costretto le persone al digiuno e le hanno fatte morire di fame. Questo è terrorismo. La carestia uccide”, chiedendosi poi “quale Paese può persistere senza un governo?”. Egli chiede maggiori controlli alle frontiere, il blocco del contrabbando e tutela del denaro e dei fondi perché siano davvero a beneficio delle persone, in un periodo in cui i cittadini poveri non trovano nemmeno i mezzi per sopravvivere. “La situazione del Paese è tragica - conclude - e voi [politici] lo osservate mentre brucia come Nerone. Lasciate da parte i vostri interessi e le vostre ambizioni!”.

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