06/08/2009, 00.00
SRI LANKA
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Il nuovo arcivescovo Ranjit: Costruiamo insieme pace e riconciliazione per lo Sri Lanka

di Melani Manel Perera
Alla cerimonia di insediamento del nuovo arcivescovo di Colombo, presenti anche rappresentanti politici e delle comunità indù e buddiste. Omelie in sinhala e in tamil. Mons. Ranjit ricorda la sua amicizia personale con il pontefice.

Colombo (AsiaNews) -  Alla cerimonia del suo insediamento come 9° arcivescovo della diocesi di Colombo, mons. Malcom Ranjit ha esortato cattolici, buddisti, indù, politici e gente comune a rimanere uniti per costruire insieme una “vera pace e riconciliazione per il paese”.

La solenne cerimonia è avvenuta ieri con la partecipazione di migliaia di fedeli, rappresentanti delle parrocchie della diocesi e membri delle Chiese cristiane, della comunità indù e buddista. Presenti anche tutti i vescovi del Paese, i sacerdoti e il nunzio vaticano, mons. Joseph Spiteri.

La messa si è svolta in tre lingue: sinhala, tamil e inglese.

Il nunzio ha letto la Lettera apostolica della nomina, a cui è seguito il rito di insediamento. È toccato invece all’arcivescovo uscente, mons. Oswald Gomis tenere l’omelia in sinhala. Mos. Gomis ha sottolineato che la diocesi di Colombo è molto antica e risale a diversi secoli prima della venuta dei portoghesi sull’isola. Mons. Thomas Savundaranayagam di Jaffna, ha tenuto invece un’omelia in lingua tamil.

Alla fine della messa, mons. Ranjit ha rivolto un discorso in sinhala e tamil all’assemblea, dove erano presenti anche diverse personalità politiche.

Il nuovo arcivescovo ha chiesto a tutti preghiere perché egli possa svolgere il suo compito di pastore e ha ringraziato Benedetto XVI per il legame che esiste con lui, fato di “obbedienza, lealtà, cura pastorale”, ma anche di “profonda amicizia personale”. Egli spera che questi legami  “fra il supremo pastore e l’arcidiocesi di Colombo possano crescere ancora di più per la gioia di tutta la Chiesa”.

Mons. Ranjit si è rivolto poi ai sacerdoti, ai giovani, a tutti i fedeli. E parlando della situazione del Paese, egli ha sottolineato il desiderio che la diocesi e tutti  cattolici si impegnino per la pace nello Sri Lanka. “Negli ultimi 50 anni la nostra amata patria – ha detto – ha sofferto troppo per le conseguenze del settarismo malato, della chiusura mentale, della divisione”.

Egli ha assicurato che la Chiesa vuole cooperare con il presidente, i leader politici e religiosi, e tutti i cittadini per costruire una società giusta, libera e democratica, dove le differenze religiose, di razza o di lingua non siano cause di divisione, ma piuttosto di unità.

Diversi monaci buddisti sono venuti alla cerimonia, pur essendo ieri una festa importante (la Poya, la festa mensile del plenilunio). Rivolgendosi a loro, mons. Ranjit ha detto: “Voglio esprimere la mia totale solidarietà con i membri della Maha Sangha [i monaci buddisti]: essendo il gruppo religioso di maggioranza nel Paese, essi sono desiderosi di lavorare per la vera pace e riconciliazione nella nazione”.

Mons. Malcom Ranjit, 62 anni, è stato vescovo ausiliare di Colombo (1991); nel ’95 è divenuto vescovo di Ratnapura; nel 2001 è stato nominato segretario aggiunto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli. Dal 2004 al 2005 è stato nunzio in Indonesia, per poi tornare in Vaticano come segretario della Congregazione per il culto divino. Il papa lo ha nominato arcivescovo di Colombo lo scorso giugno e gli ha consegnato il pallio il 29 giugno scorso.

L’arcidiocesi di Colombo ha 657 mila cattolici su una popolazione di 5,7 milioni. I cattolici dello Sri Lanka sono circa il 7% della popolazione, che si aggira sui 20 milioni di abitanti.

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