20/07/2007, 00.00
INDIA
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Il governo dica se ai Dalit cristiani spettano i benefici degli altri Dalit

di Nirmala Carvalho
I Dalit indù e Sikh godono dei benefini delle Scheduled Caste, ma quelli cristiani ne sono esclusi. Un comitato solleva il problema avanti alla Corte Suprema e questa chiede al governo di pronunciarsi. Il parere di un esperto della Commissione episcopale.

New Delhi (AsiaNews) – La Corte Suprema dell’India ha chiesto ieri al governo di “chiarire” se vuole garantire ai Dalit cristiani lo status di Scheduled Caste, estendendo loro i corrispondenti benefici. Intanto la Commissione nazionale per le minoranze religiose e linguistiche (Ncrlm) ha depositato il proprio rapporto e ritiene che ci siano buone ragioni per garantire tale status ai Dalit convertiti al cristianesimo.

Il Centre for Public Interest Litigation (Cpil) ha presentato alla Corte una petizione osservando che lo status è riconosciuto ai Dalit induisti, buddisti e Sikh e che non ci sono ragioni per privarne i Dalit cristiani. Ma il Collegio cui è stato assegnato il caso dice che “è il governo a dover decidere. Deve esaminare nel dettaglio il sistema delle caste e raccogliere i dati”. La Corte si chiede se i cristiani “ammettono di praticare” un sistema per caste e se tra i cristiani i Dalit subiscano le discriminazioni che giustificano i benefici loro riconosciuti nella società indiana.

L’avvocato Ram Jethmalani dell’All-India United Christians Movement for Equal Rights, dice che già nel 1996 il governo ha proposto alla Lok Sabha (Camera del parlamento indiano) un emendamento per estendere questi benefici ai Dalit cristiani. “L’attuale governo, che era al potere nel 1996, - dice – ha un impegno morale nella questione”.

Padre Cosmon Arokiaraj, segretario esecutivo della Commissione per i posti riservati ad alcune caste, per la Conferenza episcopale indiana, spiega ad AsiaNews che non gli pare corretta la domanda della Corte “se anche la Chiesa pratica il sistema delle caste”, perché non vede perché “cambiare la religione debba alterare lo status socioeconomico dei Dalit”. “Fra l’altro, i vescovi indiani nelle riunioni plenarie del 1978, 1988 e 1998 hanno chiarito che il sistema di caste e discriminazioni esiste anche dentro la Chiesa. E’ per noi motivo di vergogna ed è la dimostrazione della nostra incapacità a vivere la fede cristiana in modo adeguato”.

“Ma i Dalit cristiani subiscono una doppia discriminazione sociale. Dopo la conversione, continuano a essere trattati come intoccabili”. Inoltre sono discriminati come cristiani, perché i Dalit degli “altri gruppi religiosi hanno benefici per migliorare la loro situazione economica”. La Ncrlm ha osservato – prosegue - che in proposito la legge (il paragrafo 3 dell’Order Act sulle Scheduled Castes del 1950) restringe i benefici ai soli Dalit indù, buddisti e Sikh e non anche a chi è cristiano, islamico e di altra fede, e ha chiesto che lo status di Scheduled Caste sia riconosciuti a tutti i Dalit, di qualsiasi fede, come già è per le Scheduled Tribes. “Occorre – conclude – assicurare ai cristiani nati nelle Scheduled Caste diritti uguali altri cittadini”.

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