20/06/2021, 12.27
VATICANO
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Il Papa: in Myanmar siano rispettate chiese, pagode e ospedali rifugio degli sfollati

All'Angelus un nuovo appello di Francesco per "le migliaia di persone che stanno morendo di fame" nel Paese senza pace. Commentando il brano evangelico della tempesta sedata da Gesù il pontefice ha ricordato che la fede comincia dal grido “Signore salvaci”, la stessa preghiera rivolta da tante persone "che vengono sui barconi".    

Città del Vaticano (AsiaNews) - "Il Cuore di Cristo tocchi i cuori di tutti portando pace nel Myanmar". Con un nuovo accorato appello papa Francesco oggi da piazza San Pietro è tornato a porre all'attenzione del mondo il dramma del Myanmar, dove negli ultimi giorni anche le chiese che hanno aperto le porte agli sfollati in fuga dalla guerra sono state bombardate dall'esercito. "Unisco la mia voce - ha detto il papa - a quella dei vescovi del Myanmar, che hanno lanciato un appello richiamando all’attenzione del mondo intero l’esperienza straziante di migliaia di persone che in quel Paese sono sfollate e stanno morendo di fame: noi supplichiamo con tutta la gentilezza di permettere corridoi umanitari e che chiese, pagode, monasteri, moschee, templi, come pure scuole e ospedali» siano rispettati come luoghi neutrali di rifugio".

L'appello è giunto al termine della preghiera dell'Angelus, tenuta dalla finestra del Palazzo apostolico su una piazza San Pietro tornata a riempirsi di alcune migliaia di fedeli. Commentando il brano evangelico della tempesta sedata da Gesù - che per una coincidenza la liturgia propone oggi proprio nella giornata che le Nazioni Unite dedicano ai rifugiati - il pontefice ha ricordato che la fede comincia dal grido “Signore salvaci”, la stessa preghiera che anche oggi tante persone “che vengono sui barconi” rivolgono in mare

Ma il brano della tempesta sedata - ha aggiunto ancora papa Francesco - ci parla anche di tutte quelle volte che, come gli apostoli sulla barca, anche noi “assaliti dalle prove della vita, abbiamo gridato al Signore” domandando: “perché resti in silenzio e non fai nulla per me?”. Ci sembra di affondare “quando siamo in balìa delle onde insistenti dell’ansia; oppure quando ci sentiamo sommersi dai problemi o persi in mezzo al mare della vita. O ancora, nei momenti in cui viene meno la forza di andare avanti, perché manca il lavoro oppure una diagnosi inaspettata ci fa temere per la salute nostra o di una persona cara”.

In questi momenti nella tempesta - ha commentato il pontefice - rischiamo di perdere di vista la cosa più importante: “Sulla barca anche se dorme, Gesù c’è, e condivide con i suoi tutto quello che sta succedendo”. Il suo è un sonno che “ci mette alla prova: attende che siamo noi a coinvolgerlo, a invocarlo, a metterlo al centro di quello che viviamo. Il suo sonno provoca noi a svegliarci. Perché, per essere discepoli di Gesù, non basta credere che Dio c’è, che esiste, ma bisogna mettersi in gioco con Lui, bisogna anche alzare la voce con Lui, gridare a Lui”.

Proprio aggrapparsi a Gesù “per trovare riparo contro le onde anomale della vita” è l'inizio della nostra fede. “Comincia dal credere - ha spiegato il Papa - che non bastiamo a noi stessi, dal sentirci bisognosi di Dio. Quando vinciamo la tentazione di rinchiuderci in noi stessi, quando superiamo la falsa religiosità che non vuole scomodare Dio, quando gridiamo a Lui, Egli può operare in noi meraviglie. È la forza mite e straordinaria della preghiera, che opera miracoli”.

“Quante volte - ha concluso - restiamo a fissare i problemi anziché andare dal Signore e gettare in Lui i nostri affanni. Quante volte lasciamo il Signore in un angolo, in fondo alla barca della vita, per svegliarlo solo nel momento del bisogno. Chiediamo oggi la grazia di una fede che non si stanca di cercare il Signore, di bussare alla porta del suo Cuore”.

Tornando infine dopo la recita dell'Angelus sulla Giornata mondiale del rifugiato ha detto: "Apriamo il nostro cuore ai rifugiati facciamo nostre le loro tristezze e le loro gioie; impariamo dalla loro coraggiosa resilienza. E così, tutti insieme, faremo crescere una comunità più umana, una sola grande famiglia". 

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