30/01/2004, 00.00
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Il Papa: Cara Taiwan, cara Cina

Il Papa riceve le lettere credenziali dell'ambasciatore della Repubblica di Cina (Taiwan)

Città del Vaticano (AsiaNews) – Questa mattina Giovanni Paolo II ha ricevuto in udienza il nuovo ambasciatore della Repubblica di Cina (Taiwan) presso la Santa Sede, l'On. Chou-seng Tou.

Rivolto all'Ambasciatore  - la cui moglie è cattolica -  il pontefice ha assicurato la sua preghiera e gli auguri per la prosperità e l'armonia di Taiwan. Egli ha anche sottolineato i compiti della Santa Sede nel costruire la pace, lottare contro la povertà, difendere i diritti dei popoli, far cooperare le nazioni.

Il Papa ha poi elencato alcuni elementi importanti per lo sviluppo delle nazioni asiatiche: valorizzare le tradizioni culturali e religiose; ricercare non solo il successo economico o materiale, ma sostenere anche gli elementi spirituali; affermare in pienezza la libertà religiosa. Proprio quest'ultima, dice il Papa "è il motore per il progresso della società e per promuovere …la cultura della pace a livello nazionale e internazionale".

Il discorso del Santo Padre sembra costruito in una specie di controluce: si sottolinea per Taiwan tutto quello che la Chiesa desidera dalla Cina Popolare e per la Cina Popolare. In effetti a Taiwan, dopo alcuni decenni di legge marziale, ormai vi è una discreta democrazia ed è assicurata  la libertà religiosa. In Cina Popolare tutto questo manca. In compenso Cina e Taiwan sono unite da una spasmodica ricerca del benessere economico e materiale che mette da parte molto spesso la dignità dell'uomo. A Taiwan, e ancora di più in Cina, vi è una grande inquietudine e ricerca religiosa.

Le "due Cine" sono così unite dalla richiesta del Papa di promuovere la pace e lo sviluppo dando spazio ai valori spirituali cristiani e della tradizione religiosa dei popoli asiatici.

Nella visione del Papa la libertà religiosa è produttrice di pace e riconciliazione. Non è difficile pensare che la Chiesa potrebbe essere l'intermediario per una riconciliazione fra Cina e Taiwan.

 

Riportiamo qui sotto il discorso integrale di Giovanni Paolo II all'ambasciatore Chou-seng Tou.

 

"Signor Ambasciatore,

è per me un piacere darle il benvenuto oggi in Vaticano e accettare le Lettere Credenziali in cui è nominato Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Repubblica di Cina presso la Santa Sede. Desidero esprimerle la mia gratitudine per il messaggio di saluto che lei mi ha portato da parte del presidente Chen Shui-bian. Le chiedo di comunicargli i miei auguri e l'assicurazione della mia preghiera per la prosperità e l'armonia di Taiwan.

Signor Ambasciatore, sono grato per le sue parole di apprezzamento sugli sforzi della Santa Sede per promuovere nel mondo la pace. La Santa Sede vede questo compito come una parte del suo servizio all'umana famiglia, motivata dalla profonda cura per il benessere di ogni persona. La cooperazione fra i popoli, le nazioni e i governi è una condizione essenziale per assicurare un miglior futuro per tutti. La comunità internazionale fronteggia molte sfide su questo punto; fra queste vi sono il serio problema della povertà mondiale, la negazione dei diritti dei popoli e la mancanza di decisione, da parte di alcuni gruppi, di custodire la pace e la stabilità.

Le tradizioni religiose e culturali della Repubblica di Cina testimoniano che lo sviluppo umano non deve essere limitato al successo economico o materiale. Molti elementi ascetici e mistici delle religiosi asiatiche insegnano che ciò che definisce il progresso degli individui e delle società  non è l'acquisizione della ricchezza materiale, ma piuttosto l'abilità di una civiltà a far crescere la dimensione dell'interiorità e la vocazione trascendente di uomini e donne.

È proprio vero che "quando individui e comunità non guardano a un rigoroso rispetto per gli elementi morali, culturali e spirituali, basati sulla dignità della persona e sulla specifica identità di ogni comunità, dalla famiglia, fino alle comunità religiose, allora tutto il resto – facilità a procurarsi dei beni, abbondanza di risorse tecniche applicate alla vita quotidiana, un certo livello di benessere materiale – si dimostrerà insoddisfacente e alla fine disprezzabile (Lettera Enciclica Sollicitudo Rei Socialis, n. 33). Per questa ragione è importante che tutte le società si sforzino di dare ai propri cittadini la necessaria libertà per realizzare in pieno la loro vera vocazione. Perché questo sia raggiunto, una nazione deve prendere un preciso impegno nel promuovere la libertà, che deriva in modo naturale da un senso assoluto della dignità della persona umana. La decisione di promuovere la libertà nella società umana richiede anzitutto e per primo il libero esercizio della religione nella società (Cfr. Dichiarazione sulla Libertà Religiosa  Dignitatis Humanae, N. 1)

Il bene della società implica che il diritto alla libertà religiosa sia custodito con la legge e abbia effettiva protezione. La Repubblica di Cina ha mostrato rispetto per le varie tradizioni religiose al suo interno e riconosce il diritto di tutti a praticare la propria religione. Le religioni sono una componente della vita e della cultura di una nazione e portano una grande senso di benessere alla comunità, offrendo un certo livello di ordine sociale, tranquillità, armonia e assistenza al debole e all'emarginato. Concentrandosi sui problemi più profondi dell'uomo, le religioni offrono un grande contributo al reale progresso della società e promuovono, in una maniera molto significativa, la cultura della pace a livello nazionale e internazionale. Come ho detto nel mio Messaggio per la  Giornata Mondiale della Pace del 1992, "Il desiderio della pace è profondamente radicato nella natura umana e si trova nelle diverse religioni" (N. 2). Il nuovo millennio ci sfida, a impegnarci nell'adempiere un preciso dovere che spetta a ognuno di noi, e cioè una maggiore cooperazione per promuovere i valori di generosità, riconciliazione, giustizia, pace, coraggio e pazienza, di cui l'universale famiglia umana ha bisogno oggi più che mai. (Ibidem)

Come parte dell'umana famiglia, la Chiesa Cattolica nella Repubblica di Cina ha dato un significativo contributo allo sviluppo sociale e culturale della vostra Nazione, dedicandosi specialmente all'istruzione, alle cure mediche e all'assistenza dei meno fortunati. Attraverso queste e altre attività, la Chiesa continua a sostenere la pace e l'unità di tutti i popoli. In questo modo, essa persegue la sua missione spirituale e umanitaria, e contribuisce a costruire una società di giustizia, fiducia e cooperazione.

Anche i governi dovrebbero sempre sforzarsi di stare in contatto con i poveri e gli emarginati dei propri paesi e del mondo. Infatti, tutti gli uomini e le donne di buona volontà devono rendersi conto della condizione dei poveri e, con i propri mezzi, fare ciò che possono per alleviare povertà e miseria. L'Asia è "un continente ricco di risorse e grandi civiltà, ma dove si trovano alcune delle nazioni più povere della terra, e dove più di metà della popolazione soffre privazioni, povertà e sfruttamento" (Esortazione Apostolica Post-Sinodale Ecclesia in Asia, n.34). A questo riguardo, apprezzo le molte opere di carità della Repubblica di Cina nel consesso internazionale, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. La mia speranza è che il popolo di Taiwan continuerà a promuovere attività caritative, per contribuire così alla costruzione di una pace durevole nel mondo.

Signor Ambasciatore, sono certo che il Suo lavoro come promotore della pace si manifesterà nel nostro impegno comune di promuovere il rispetto reciproco, la carità e la libertà per tutti i popoli. Desidero assicurarle la mia costante preghiera affinché il popolo della Repubblica di Cina possa contribuire alla costruzione di un mondo di unità e di pace. All'inizio della Sua missione, Le faccio i miei auguri di tutto cuore e le assicuro la prontezza degli Uffici della Curia Romana per ogni aiuto. Su Lei e il popolo della Repubblica di Cina invoco abbondanti benedizioni divine.    

 

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