13/04/2019, 09.16
EGITTO-USA-IRAN
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Il Cario contrario alla ‘Nato araba’ made in Usa in chiave anti-iraniana

Dietro la nascita dell’Alleanza per la sicurezza (Mesa) i falchi dell’amministrazione statunitense. L’obiettivo è quello di contenere la Repubblica islamica e fermare la crescente influenza di Cina e Russia in Medio oriente. Fra gli altri fattori di contrasto interni l’omicidio del giornalista dissidente saudita Khashoggi e le tensioni fra Riyadh e Doha. 

Il Cairo (AsiaNews) - Il fronte internazionale anti-iraniano voluto dagli Stati Uniti subisce una nuova, inaspettata incrinatura: a pochi giorni dalla visita ufficiale del presidente Abdel Fattah al-Sisi a Washington, dove ha incontrato l’inquilino della Casa Bianca Donald Trump, il Cairo fa marcia indietro e ritira la propria adesione al progetto made in Usa di una “Nato araba”.

Un progetto coltivato dai falchi Usa per contrastare la Repubblica islamica (sciita), considerata il nemico numero uno in Medio oriente.

Secondo quanto riferiscono fonti del governo egiziano, il Cairo avrebbe comunicato la propria decisione agli Stati Uniti e agli altri Paesi membri della Mesa (Alleanza per la sicurezza in Medio oriente) alla vigilia dell’incontro a Riyadh, capitale dell’Arabia Saudita, il 7 aprile scorso.

L’Egitto non ha inviato alcuna delegazione al summit, voluto da Washington per cementare il patto economico, politico e di sicurezza del blocco arabo sunnita contro Teheran.

Il governo del Cairo, spiega una fonte araba dietro anonimato, ha deciso di ritirarsi perché dubitava circa la serietà dell’iniziativa e per scongiurare il pericolo di nuove tensioni con l’Iran. A questo si aggiunge anche il peso di un futuro incerto per il panorama politico statunitense, con i dubbi sulla rielezione dell’attuale presidente Trump per un secondo mandato e l’ipotesi che un cambio alla Casa Bianca possa portare cambiamenti in tema di politica estera.

L’idea di una “Nato araba” è emersa per la prima volta nel 2017 sotto la spinta dell’Arabia Saudita. L’obiettivo, come rivela un’inchiesta della Reuters basata su documenti segreti del governo statunitense, era quello di contrastare la crescente influenza di Cina e Russia in Medio oriente.

L’ambasciata egiziana a Washington e la Casa Bianca non hanno voluto commentare in via ufficiale la notizia. Fra i Paesi che dovrebbero formare la Mesa - oltre a Stati Uniti e Arabia Saudita - vi sono anche Emirati Arabi Uniti (Eau), Kuwait, Bahrain, Qatar, Oman e Giordania.

Alcune fonti riferiscono che il piano volto alla creazione dell’organismo proseguono e i Paesi membri cercheranno di esercitare nuove pressioni sul Cairo perché, in un futuro prossimo, cambi idea e faccia il suo ingresso in seno all’alleanza. Del resto secondo alcuni la scelta del presidente al-Sisi non è definitiva e molto dipenderà dagli sviluppi della politica internazionale dei prossimi mesi e dal risultato delle elezioni Usa.

La presenza dell’Egitto riveste un valore più che simbolico per la “Nato araba”, anche perché Il Cairo possiede l’esercito più numeroso e strutturato di tutto il mondo arabo. A questo si aggiungono le tensioni emerse verso la fine dello scorso anno, in seguito all’omicidio del giornalista dissidente Jamal Khashoggi ucciso e smembrato all’interno del consolidato saudita a Istanbul. Altro elemento di contrasto è rappresentato dalla crisi in atto da oltre un anno fra Riyadh e Doha.

Contrasti, dissapori e invidie hanno causato lo slittamento a più riprese dell’atto costitutivo dell’alleanza, ancora in alto mare. Fra i suoi più strenui sostenitori vi è il consigliere per la sicurezza nazionale Usa John Bolton, uno dei falchi dell’amministrazione Trump, artefice dell’attuale strategia di contenimento - che non esclude la guerra aperta - con l’Iran.

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