Il ‘Sogno georgiano’ soffoca le opposizioni troppo filo-occidentali
Riprese le manifestazioni dopo l’arresto di Nika Melia, capo del partito “Movimento Nazionale Unito”, che era di Saakashvili. Melia ha già subito arresti, processi, accuse di brogli elettorali e attentati alla sua vita usando la criminalità organizzata. Negli ultimi anni, quasi il 20% della popolazione ha lasciato il Paese, diviso fra amore all’occidente e sottomissione alla Russia. Situazione critica dell’economia.
Mosca (AsiaNews) - Sono riprese le proteste di massa a Tbilisi, dopo l’arresto di Nika Melia, capo del partito di opposizione “Movimento Nazionale Unito”. La mattina del 23 febbraio, gli agenti della polizia hanno preso d’assalto l’ufficio in cui si trovava Melia, facendo uso di spray al peperoncino.
Il politico è accusato di aver provocato i disordini di massa del 20 giugno 2019, quando alla poltrona di presidente della Camera venne fatto sedere il deputato russo Sergej Gavrilov. Le opposizioni ritennero questo episodio un’ennesima dimostrazione del tentativo della Russia di sottomettere il Paese, e il malcontento sfociò nelle spontanee manifestazioni di piazza, disperse con violenza dalle forze dell’ordine.
Temendo reazioni incontrollabili nel Paese e non volendo assumersene la responsabilità, il Primo ministro georgiano Georgij Gakharya aveva addirittura presentato le sue dimissioni cinque giorni prima, pur di evitare l’assalto alla sede del partito di opposizione.
Lo scontro porta alle estreme conseguenze una contrapposizione che dura da diversi anni. Melia rappresenta il partito filo-occidentale dell’ex-presidente Mikhail Saakashvili; ad esso si contrappone il partito di governo, il “Sogno georgiano” fondato dal miliardario Bidzina Ivanishvili. Il suo candidato premier, Iraklij Garibashvili, accusa Saakashvili di essere un “traditore” che ha condotto il Paese in rovina, soprattutto a causa dello scontro armato con la Russia del 2008-2011.
Al presente, Saakashvili agisce in esilio come uomo politico in Ucraina. Commentando i fatti di questi giorni in un’intervista a Currentime.ru, egli paragona le proteste di Tbilisi a quelle bielorusse contro Lukašenko e a quelle russe in favore di Naval’nyj. A suo parere “Putin prova certamente una grande soddisfazione per quello che sta accadendo in Georgia”.
Un altro politico e magistrato georgiano riparato in Ucraina, il procuratore David Sakvarelidze, in un’intervista a Gordon parla di “reazione feudale dell’oligarchia georgiana”, simile a quanto accaduto a Kiev prima dell’Euromaidan del 2014. A suo parere “negli ultimi otto anni e mezzo la Georgia si è trasformata in un Paese estremamente arretrato, che è stato abbandonato da 900 mila persone, quasi il 20% della popolazione. Il potere oligarchico non ha interesse a migliorare le condizioni di vita delle persone, e non riesce a governare la situazione sanitaria e ad organizzare un piano di vaccinazioni, ma cerca soltanto di soffocare ogni forma di libertà”.
I tentativi di bloccare l’attività politica di Melia e del suo partito sono stati numerosi: diversi arresti e processi, brogli elettorali e attentati alla sua vita, coinvolgendo perfino la criminalità organizzata. Secondo Sakvarelidze, “non riusciranno a trattenerlo a lungo”, e si attendono reazioni non solo interne al Paese, ma anche dai vari partner occidentali, che inizialmente sono rimasti in silenzio per la difficoltà a comprendere le svolte del conflitto interno georgiano. Dopo l’arresto di Melia, diversi politici e diplomatici di Usa, Ue e Nato hanno presentato le loro rimostranze per le azioni brutali del governo.
Anche gli esponenti del partito al potere, del resto, si dichiarano filo-occidentali, ma secondo gli oppositori “fanno tutto quello che serve a Putin”.
Le condizioni economiche della Georgia sono molto critiche: vi è un altissimo tasso di disoccupazione, corruzione diffusa e una conflittualità interna simile a quella della prima metà degli anni ’90.
Con ogni probabilità, l’arresto di Melia non sarà sufficiente all’attuale regime per tenere sotto controllo le proteste. Esso provocherà piuttosto un ulteriore ricompattamento delle varie opposizioni e la reazione dei molti mezzi d’informazione indipendenti. A differenza di Russia e Bielorussia, l’orientamento della Georgia verso l’Occidente e l’Europa è un fattore identitario molto marcato, a cui non può rinunciare neanche il “Sogno Georgiano” al potere. Per questo si attendono molte nuove ondate di conflitti prima di nuove elezioni, ancora tutte da programmare.
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